Il pianeta del tesoro – La fiducia come meta del viaggio
Giorno dopo giorno, tutti compiamo scelte che speriamo possano dare una svolta alla nostra vita. Aspetto veramente importante di queste scelte è che sono alimentate dalla volontà di essere riconosciuti e apprezzati per ciò che siamo. La nostra speranza è che per mezzo di esse possiamo trovare la nostra collocazione nel mondo, tra familiari, amici e colleghi.
L’elemento che distingue Il Pianeta del Tesoro dagli altri classici Disney è il legame che il giovane Jim incarna tra identità, fiducia e le scelte di cui abbiamo parlato. Il fatto che il protagonista sia un adolescente, prototipo di una generazione alla ricerca del proprio posto nel mondo, non fa che rendere questo legame più intenso.
In un certo senso, anche il film ha dovuto lottare per trovare il suo spazio nel canone Disney: Ron Clements e John Musker hanno potuto dare la luce alla loro creatura solo nel 2002. Il progetto era pronto già nel 1985, ma Jeffrey Katzenberg, leader dei Disney Studios fino al 1994, riteneva in quegli anni più importante realizzare La Sirenetta (1989), Aladdin (1992) o Hercules (1997), che hanno contribuito al “Rinascimento Disney”.
Infine la passione (e la pazienza) dei due registi è stata premiata: ispirato al celebre romanzo di Robert Louis Stevenson, Il Pianeta del Tesoro viene rilasciato nel nuovo secolo e sarà ricordato come uno degli ultimi film d’animazione Disney prodotti in 2D per il grande schermo.

Identità: Individuare la propria rotta
«Io non so proprio come tu faccia, Sarah. La fatica di mandare avanti un’attività dovendo crescere un delinquente come… oh, un delinquente… cioè un adolescente. Un adolescente come Jim».
(Il pianeta del tesoro)
Nei fantascientifici luoghi del pianeta minerario Montressor, il diciassettenne Jim Hawkins trascorre le sue giornate in sella al suo fidato surf in cerca di avventure, nel tentativo di rivivere le storie di pirati che la mamma gli raccontava quando era piccolo. La fiducia nell’esistenza del Pianeta del Tesoro del capitano Nathaniel Flint non fa che amplificare la sua mancanza di disciplina, tipica di un ragazzo abbandonato dal padre alla ricerca di un senso nella sua vita.
Dopo che la madre e i robot-poliziotti smorzano la sua fantasia, minacciando di iscriverlo al riformatorio, un alieno ferito atterra nei pressi della sua casa e affida a Jim l’incarico di proteggere una sfera metallica da un malvagio cyborg.
Il primo evento degno di nota del film è questo: la breve, piatta vita del giovane improvvisamente si anima, perché finalmente individua nella realtà un’opportunità di dimostrare al mondo il suo valore, fino a quel momento contenuto nei solitari spazi della sua immaginazione.
Quando il Dott. Doppler scopre che la sfera contiene una mappa per il leggendario Pianeta del Tesoro, Jim realizza che tutto quello che ha desiderato esiste. Assecondare la sua brama di esperienze è l’unica scelta possibile per questo ragazzo, spinto a crescere da una madre sola e bisognosa e da un mondo disincantato.

Fiducia: L’altro e l’ambivalenza
«Guardati, splendi come il fuoco del sole… Sei un ragazzo speciale, Jim. Farai tremare le stelle, davvero».
(Il pianeta del tesoro)
L’adolescenza è una fase della vita che la metafora del viaggio simboleggia perfettamente. Un viaggio verso nuove consapevolezze, amicizie e un’identità strutturata. È emblematico, dunque, che la ricerca di Jim si svolga sulla mastodontica RLS Legacy, nave da ricognizione che fluttua nel vastissimo cosmo, rappresentato con animazioni 3D abilmente camuffate dai registi.
Sul veliero, abitato da “uno squinternato manipolo di canagliume vario”, Jim viene incaricato di aiutare il capocuoco John Silver. Quest’ultimo è un cyborg, la cui parte destra del corpo, dal volto alla gamba, è prevalentemente meccanica (e ricostruita in CGI); nel contesto vasto e ignoto della nave, lui e la creaturina Morph diventano presto dei riferimenti per Jim, dopo l’iniziale scetticismo del giovane.
La sequenza centrale del film mostra l’evoluzione del legame tra il protagonista e la figura paterna che non ha mai avuto. John, superiore, ma al tempo stesso gentile, consente al ragazzo di esprimere se stesso autenticamente, con tutte le sue ansie e i suoi sogni, e alcuni scambi tra i due personaggi sono davvero significativi:
«Stammi un po’ a sentire, James Hawkins. Tu hai la stoffa per compiere grandi imprese, ma devi prendere in mano il timone, tracciare la tua rotta! E devi seguirla, anche in caso di burrasca! E quando verrà il momento in cui potrai mettere alla prova la qualità delle tue vele e mostrare di che pasta sei fatto… be’, spero di essere lì, a godermi lo splendore della luce che emanerai quel giorno».
Le note di Ci sono anch’io (di Max Pezzali) contribuiscono a realizzare un climax in cui il rapporto di fiducia reciproca si consolida; John è accattivante perché rappresenta un modello di adulto lontano dalla perfezione, con le sue debolezze e i suoi rimorsi (che emergono quando accenna alla provenienza delle sue componenti metalliche).
In ogni rapporto, però, amore e odio si intrecciano, e Il Pianeta del Tesoro non si tira indietro rispetto a questo principio: Jim scopre che John sta tramando per ammutinarsi con il resto della ciurma, con l’obiettivo di recuperare la Mappa per il Tesoro di Flint.
L’atteggiamento di Silver da questo momento muta, ma esso è coerente con la persona che abbiamo imparato a conoscere prima di questa scena: decide di essere onesto con il suo protetto, non gli mente a proposito delle sue intenzioni e questo, se possibile, lo rende un personaggio ancora più sfumato e complesso.
Il legame tra i due s’incrina, un’ambivalenza si sostituisce alla rassicurante fiducia che Jim provava per il cyborg, ma il ragazzo trova la forza di superare la delusione, ed è determinato a opporsi all’antagonista nonostante le incertezze che lo hanno sommerso.

Scelte: Mantenere la giusta rotta
Jim: «Silver, hai rinunciato al…?»
Silver: «Lo rincorrevo solo da una vita, Jim. Mi passerà».
(Il pianeta del tesoro)
Jim fa di tutto per nascondere la mappa a John, ma infine è costretto a cedere: il Dottor Doppler e Amelia, il capitano della nave, sono minacciati; il cyborg li risparmierà solo in cambio dell’accesso al Pianeta del Tesoro.
Questa è la prima scelta che Jim si trova ad affrontare nella parte finale del suo viaggio, ma non la più importante. Grazie al portale aperto dalla sfera, Jim, Silver e i pirati giungono alla sala del “Tesoro dei Mille Mondi”. Il bottino sembra assicurato, ma un antico sistema di sicurezza impostato da Flint attiva l’auto-distruzione dell’intero pianeta.
Nei momenti concitati che seguono, Jim sta per cadere nel vuoto sotto gli occhi del cyborg, che fuggiva col tesoro. Anche John, dunque, si trova di fronte ad un dilemma morale. Coerente fino alla fine con il suo carattere tridimensionale, ma prevedibile rispetto alla conclusione della storia, Silver decide di salvare il ragazzo, rinunciando alla ricchezza tanto bramata.
La sua dimostrazione finale, tuttavia, non sarà vana: il film insegna che le conseguenze di una scelta sono direttamente le cause di una scelta successiva. È allora comprensibile che, ristabilito l’ordine sulla RLS Legacy, Jim lasci fuggire via il suo “padre adottivo”, che comunque aveva sinceramente creduto in lui come prima di allora non aveva fatto nessun altro:
Jim: «Cerca di stare lontano dai guai, vecchia canaglia».
Silver: «Perché, Jimbo mio… quando mai ho fatto il contrario?»
Il legame tra i due si ricostruisce più forte di prima proprio sulla base delle scelte maturate in queste difficili occasioni, e resta il fondamento della futura identità di Jimbo.
Come in un cerchio simbolico, il viaggio si conclude laddove era iniziato: in una casa orfana di padre, abitata da un giovane alla ricerca della propria via. L’avventura di Jim, in questo senso, è secondaria rispetto al suo rapporto con Silver, perché è grazie a questo, e alla genuina fiducia in lui, che il giovane ha potuto finalmente urlare: «Al mondo ci sono anch’io!»




