«È dunque da attribuirsi più all’esigente natura delle mie aspirazioni che a una mia speciale degradazione, il motivo per cui si separarono in me, con un solco più profondo, le ragioni del bene e del male che dividono e compongono ad un tempo la duplice natura dell’uomo».
(Robert L. Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde)
Difficile non pensare al romanzo di Robert Luis Stevenson affrontando la visione di
Mr Robot, capolavoro partorito dalla mente geniale di Sam Esmail. Elliot, il protagonista, incarna il ruolo del moderno Dottor Jekyll che, a causa della propria mente divisa e frammentata, crea una doppia personalità dalla dubbia morale, proprio come Mr. Hyde, affrontando un percorso senza ritorno verso le profondità dell’animo umano, influenzate dal mondo esterno, di cui siamo parte integrante e vittima.
E noi spettatori, come l’avvocato Utterson, assistiamo impotenti di fronte alla complessità della natura umana.
Quanto è profonda la tana del Bianconiglio?
«Per quanto io fossi in preda di un profondo dualismo, le due nature in me coesistevano in perfetta buonafede, ed ero ugualmente me stesso sia quando, sciolto ogni freno, ero immerso nella vergogna, sia quando mi affaticavo a lavorare per il progresso della scienza o per dare sollievo al dolore e alla sofferenza».
(Robert L. Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde)
Restiamo folgorati dal personaggio di Elliot, in quanto soggetto straordinario nella sua bipolarità accentuata. Esperto di sicurezza informatica di giorno, si erge a giustiziere della rete, mascherando il suo status di stalker informatico che tratta le persone come computer da hackerare per scoprirne i segreti più intimi. Sociofobico e sociopatico di notte, afflitto da deliri e allucinazioni che gli causano problemi nel relazionarsi con le altre persone, immergendolo in uno stato di profonda ansia e paranoia.
La sua mente costruisce un alter ego, Mr Robot, appunto, per dare libero sfogo alla parte malvagia e paranoica. Questo rappresenta non solo un lato del carattere poliedrico di Elliot, ma ne è anche l’esatta replica della figura paterna, pesantemente assente nella sua infanzia.
Mr Robot rappresenta, quindi, il capro espiatorio di Elliot, giustificando la sua indole malvagia nascosta nel profondo, che lo incanala in una trama finemente ordita per la distruzione di una multinazionale e salvare l’umanità dal controllo coatto.
«Ma l’intrinseco dualismo delle mie intenzioni grava su di me come una maledizione, e mentre i miei propositi di pentimento cominciavano a perdere mordente, la parte peggiore di me, così a lungo appagata, e di recente messa alla catena, prese a ringhiare. […] e come accade a chi persegue vizi privati alla fine cedetti agli assalti delle tentazioni. […] e questa breve condiscendenza al male che avevo in me finì per distruggere l’equilibrio della mia anima».
(Robert L. Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde)
Con lo sviluppo della trama, l’evoluzione di Elliot spinge il dualismo interno della propria mente a un livello più profondo e ancora più frammentato. Come accade per il Dottor Jekyll, le due personalità si scindono e prendono vita e coscienza propria. Elliot non ricorda i momenti vissuti nel corpo dell’alter ego, né le sue intenzioni. Perciò è ora impossibile arginare la sua parte corrotta e, di conseguenza, tutte le azioni malvagie che perpetra.
La divisione ora è completa. Da una parte Elliot, che cercava nella solitudine del suo triste appartamento un modo per aiutare le persone e che, allo stesso tempo, teneva lontane e silenziate senza interagire con loro; dall’altra Mr Robot, che fa parte di un sistema più grande di lui, ed è mosso da quel sentimento che non conosce limiti, l’odio, che si trasforma in vendetta per creare tabula rasa di tutto il male che lo disgusta.
Se inizialmente tra Elliot e il suo alter ego c’era un forte dualismo che si sviluppava per lo più come un forte diverbio, fatto di urla e intensi faccia a faccia, adesso lo scontro si è fatto più silenzioso, ma non per questo meno attivo e pericoloso. Su di uno sfondo reale e facilmente riconducibile al nostro, in cui le multinazionali e i colossi aziendali tirano i fili che sorreggono il mondo e il capitalismo decide le sorti e le strade da percorrere verso il futuro, l’uomo è sempre più afflitto da nevrosi e solitudine, in uno sdoppiamento di personalità figurativo tra identità reale e identità virtuale.
Elliot così, nella sua iperbole, finisce per rappresentare tutti noi, figure sempre più complesse che si muovono come malati in questo mondo contemporaneo, prigioniero della ragnatela del web. Mentre le persone intorno a lui (e a noi) fingono di volerlo assistere e cercano invece di sfruttarlo e di accelerare la sua malattia, per sentirsi meglio con loro stessi, in un mondo che si sorregge interamente sulla degenerazione della legge di Darwin.
Raggiunta una tale profondità dell’animo umano, percorrere la strada a ritroso è certamente impossibile. La parte malvagia è ormai troppo radicata per poter essere estirpata.
L’unica soluzione sarà forse quella di porre fine alla vita dell’involucro?