Il 12 Novembre 2018 Stan Lee muore alla venerabile età di 95 anni. Il Sorridente Stan lascia dietro di sé un’incredibile mole di storie, personaggi e invenzioni, simboli della Silver Age dei fumetti degli anni ’60, successivamente inseriti nell’immaginario collettivo della pop culture. Ora, dopo anni di esperimenti di adattamento, i Cinefumetti sono diventati il nuovo trend da seguire al cinema, capaci di sbancare il botteghino e rompere record, proprio come il genere western o fantasy negli anni ’60 e i 2000 rispettivamente.
Dopo anni di costante lavoro nella propria industria, Lee è diventato una figura speciale nel discorso più ampio della pop culture; un portavoce, simbolo e genio del fumetto. Nei panni del caporedattore per Marvel Comics, ha co-creato insieme alla fedeli matite di Jack Kirby e Steve Ditko eroi del calibro di Hulk, Thor, Spiderman, Daredevil,i Fantastici Quattro, gli X-Men e troppi altri da citare. Eroi resi speciali dai loro poteri, ma umani nei loro difetti, dotati di complessità e degni di empatia, aldilà della retorica della lotta tra bene e male.
Nonostante sia impossibile dissociare l’importanza della carriera di Stan Lee dall’industria in cui si è fatto un nome, è anche vero che la maggior parte di noi l’hanno conosciuto prima come spettatori e solo dopo come lettori. Lee appare nei titoli di coda di praticamente qualsiasi produzione legata al marchio Marvel in qualità di produttore esecutivo, ma anche spesso come extra nelle serie tv in live action o come doppiatore o narratore nelle serie animate.
Tuttavia, un film al di fuori delle proprietà Marvel gli offre spazio e reverenza sufficiente per rendere il suo volto e la sua voce nota anche a chi non era un seguace accanito : in Mallrats (Generazione X), il secondo film di Kevin Smith, Stan Lee si presenta a Brodie, un aspirante fumettista alle prese con problemi di cuore. Brodie perde la testa, cercando risposte per domande assurde che solo un vero fan può porre, ma Stan invece taglia corto e chiede al ragazzo della sua situazione amorosa, gli racconta una storia e gli spiega come i suoi personaggi rappresentassero una parte di sé, una propria debolezza che voleva mascherare, rendere più forte. Brodie lo chiama un dio, ma invece si comporta come un angelo custode sorridente, saggio e amorevole… seppur malizioso, rivelando immediatamente dopo all’amico di Brodie, Quint, che aveva solo ripescato delle battute dell’Avvoltoio.
Nel salutare Brodie, Stan lo definisce un True Believer, un vero credente, l’appellativo con cui si rivolgeva ai fan nei suoi editoriali. Attraverso questi spazi, Stan creava un legame con il suo pubblico e lo informava all’interno delle storie stesse, ricordando eventi passati o relazioni che dovrebbero essere ovvie per un vero credente. E’ un atto inclusivo, che ricompensa il lettore leale e incuriosisce quello occasionale, creando un iperrealistico legame con entrambi.
Lee si presenta sulle pagine come un amico per il lettore, una figura autoritaria ma benevola, che condivide la stessa passione per la sua arte. Proprio questo è il motivo principale dietro al successo e alla popolarità dei suoi cameo.
Così come Hitchcock, che amava inserirsi per pochi secondi all’interno dei suoi film per premiare i suoi seguaci più attenti, Stan Lee agisce nei film dei suoi supereroi come un guardiano, un sapiente che cammina tra la folla e approva tacitamente le azioni degli eroi che ha creato e che ora vede prendere vita dall’inchiostro. A partire dal 2000 con X-Men, i suoi cameo diventeranno sempre più facili da trovare, al punto che non si dovrà più cercare l’apparizione di questo sprizzante vecchietto, ma semplicemente aspettare. Perchè arriva sempre, il suo cameo.
Non abbiamo più bisogno di sapere che Stan Lee approva la produzione del film, non abbiamo più bisogno di rendere il suo nome noto anche a chi non ha mai letto un fumetto. Con l’impennata di popolarità avuta dal Marvel Cinematic Universe, queste questioni sono obsolete. Il cameo è richiesto dai fan, si, ma anche dai registi e produttori, per rendere omaggio al titano dell’industria che ha creato gli eroi che popolano i sogni dei bambini e di coloro che non sono mai cresciuti del tutto.
In Guardiani della Galassia Vol.2 Stan appare insieme agli Osservatori, una razza aliena col compito di registrare e documentare ogni evento nell’universo. Il film solletica una popolare teoria proposta per giustificare in-canon ogni cameo, che suggerisce che questo anziano arzillo sia uno di loro, destinato a mimetizzarsi tra i comuni mortali e a seguire le gesta dei suoi eroi.
E’ plausibile, certo. Di sicuro vivrà ancora attraverso l’inchiostro che ha versato e che scorre nelle vene dei suoi personaggi, al pari di uomini come Omero, Sir Arthur Conan Doyle o Ian Fleming. Così muore un uomo e così vive un’icona della pop culture, finchè ci saranno veri credenti per ricordarlo. O, considerando che la sua per il prossimo Avengers è già stata girata, fino al prossimo cameo. Perciò, ci si rivede al cinema, sorridente Stan. Excelsior!
Leggi anche: Avengers: Infinity War – Il peso dei sacrifici