La Cineteca di Bologna ci ha fatto un bel regalo. Gli uccelli, cult catastrofico di Hitchcock, tratto dall’omonimo racconto di Daphne Du Maurier, torna al cinema in versione restaurata. Il progetto “Il Cinema Ritrovato” permette a capolavori senza tempo di tornare a essere prime visioni sul grande schermo a distanza di decenni dalla release.
Gli uccelli fa leva sul concetto di angoscia e la sua percezione, che si può considerare un mezzo caro al maestro della suspance. Quest’angoscia muove dal reale per poi avvicinarsi progressivamente al fantastico, trasmettendo in maniera graduale un crescendo di tensione, metodo già esercitato sia ne La finestra sul cortile e, soprattutto, in La donna che visse due volte.
Il film inizia con una sequenza all’interno di un negozio di animali. L’avvocato Mitch Brenner e la giovane e ricca Melanie Daniels si incontrano. Il giovane finge di scambiarla per la commessa e si rivolge a lei per avere informazioni su una coppia di “inseparabili” (uccellini che vivono sempre in coppia) da donare alla sorellina Cathy per il compleanno.
Melanie, che in un primo momento sta al gioco, è presto beffeggiata da Mitch, il quale le dice di averla riconosciuta. In tribunale era stata processata per guida in stato di ebbrezza e sfascio di vetrina. Prenderla in giro è il meritato contrappasso per una condotta spregiudicata e irresponsabile.
Nonostante la punizione però, Melanie si sente attratta e affascinata dall’uomo, e per incontrarlo di nuovo, acquista la coppia di pappagallini. Infatti decide di recapitargliela personalmente, recandosi a Bodega Bay, dove Mitch trascorre i fine settimana in compagnia della madre e della sorella.
Da qui avviene un susseguirsi di eventi innaturali che diventano via via catastrofici. Dapprima un gabbiano colpisce la testa della giovane protagonista e successivamente una serie di attacchi inquietanti degli uccelli, sempre più numerosi e feroci, si scaglia contro gli abitanti della cittadina.
La pellicola ci mostra una sorta di contrapposizione tra il lieto e l’inquietudine, visibile già nei titoli di testa, dove le scritte su uno sfondo celeste candido vengono colpite e frammentate dagli uccelli neri che vi si scagliano contro.
La stessa contrapposizione si nota anche nell’andamento temporale del film: gli uccelli, che sono i protagonisti, presentano inizialmente colori limpidi e splendenti, come quelli che hanno i canarini nel negozio oppure gli inseparabili. Ma, man mano che il film va avanti, ci vengono mostrati uccelli sempre meno docili e sempre più scuri.
Cosa rappresentano gli uccelli?
Il film ci pone una serie di interrogativi, ai quali ogni spettatore prova a dare una risposta. Perché gli uccelli attaccano gli uomini? Di chi è la colpa? Cosa rappresentano gli uccelli? La natura che si ribella? La paura di un attacco nucleare? La paura della madre di Mitch di essere abbandonata dal figlio? Una punizione biblica? O niente di tutto questo?
Lo spettatore si trova immerso in uno scenario apocalittico, dove gli uccelli, vittime storiche della crudeltà umana, diventano improvvisamente spietati e calcolatori carnefici.
Il motivo del comportamento degli uccelli, però, non viene mai spiegato. Nel copione s’insiste sull’insensatezza, sull’andare contro la natura delle abitudini dei volatili, così come più volte è sostenuto dall’ornitologa nel ristorante.
L’interpretazione ultima è lasciata allo spettatore. Gli uccelli potrebbero essere una metafora dei bombardamenti bellici o di una crisi morale diffusa. Potrebbero essere il segno di una punizione divina irrazionale o di una natura che conserva una violenza assassina nei confronti dell’uomo.
Gli uccelli potrebbero essere anche il riflesso della madre di Mitch: lei ha infatti paura di perdere suo figlio. Non a caso è l’unico personaggio che non è mai attaccato. Si nota inoltre un parallelismo tra Melanie e gli uccelli stessi: gli inseparabili presentano un piumaggio di un colorito identico al vestito della bella ed elegante protagonista.
Un film dove la metafisica domina incontrastata, dove viene messa in scena la paura stessa.
Ciò che viene mostrato è qualcosa di spettacolare a livello visivo, sebbene oggi il risultato tecnico non sia comparabile a ciò che si ottiene tramite una grafica a computer. Ancor più spettacolare è il fatto che, oltre alle immagini, viene portato sullo schermo un sentimento: l’inquietudine.
Quando si è in grado di trasmettere turbamento e apprensione senza sangue e assassini ma semplicemente con una storia, allora giù il cappello e godiamoci l’Arte. E quando poi si riesce a far vincere l’irrazionale, analizzando le reazioni umane, quello è un capolavoro. Perché gli uccelli alla fine vincono.
Il tema dell’angoscia
Quello che rende speciale questo film è soprattutto un certo trionfo del pessimismo: gli eventi inspiegabili rimangono inspiegati, lasciando lo spettatore senza un lieto fine. I fenomeni descritti assumono le dimensioni di una terribile punizione divina, quasi come per mettere un freno all’uomo, all’umanità.
Un riferimento all’arroganza umana. L’uomo, convinto della sua invulnerabilità, crede di essere padrone del mondo, ma ben presto si rende conto di essere soltanto una pedina di un gioco più grande che non si può controllare. Si può solo subire. L’uomo è piccolo di fronte alla natura.
L’immagine che chiude il film, l’automobile con a bordo i protagonisti che si allontana prudentemente dalla casa facendosi strada in una distesa immensa di uccelli, vuole appunto sottolineare la presa di coscienza della piccolezza dell’uomo che, sconfitto, è costretto ad abbandonare silenziosamente ciò che è suo.
Il film è una straordinaria riflessione sull’angoscia affrontata da un triplice punto di vista.
Innanzitutto la popolazione è assediata dall’attacco, che porta a un’angoscia metafisica, relativa all’eventuale esistenza di un’istanza superiore che giudicherà le nostre azioni.
In secondo luogo, l’angoscia della madre del protagonista, che ha paura che il proprio figlio l’abbandoni per sposarsi con Melanie. Si tratta di un’angoscia psicologica davanti alla solitudine e all’abbandono.
Infine un’angoscia morale che pervade Melanie di fronte all’inutilità e al vuoto dell’esistenza: è una donna ricca e del suo denaro non sa cosa farne, a tal punto che le occorre inventarsi un personaggio e una linea di condotta.
Tutto ciò si materializza in maniera spettacolare nell’invasione aggressiva degli uccelli.
Il maestro non lascia nulla al caso. Infatti il sentimento principale di tormento è accentuato dall’inesistente colonna sonora. Nel film sono presenti solo gli stonati versi degli uccelli, che sono mixati per dare vita a uno dei più agghiaccianti commenti musicali mai realizzati.
Inoltre ogni dettaglio è frutto di un lavoro maniacale di documentazione e invenzione. Persino la somiglianza tra Jessica Tandy e Tippi Hedren, accentuata da costumi e acconciature, che fa della madre e dell’amante di Mitchell una sorta di figura bifronte.
Il film ebbe una sola nomination all’Oscar, quella per i migliori effetti visivi, che purtroppo non si concretizzò in una vittoria.