Sex Cowboys: recensione e intervista al regista e all’attrice protagonista

Giacomo Zanon

Aprile 19, 2019

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Alla sesta edizione della Torino Underground Cinefest è stato presentato Sex Cowboys (2016), dramma italiano a bassissimo budget diretto da Adriano Giotti, con protagonisti Nataly Beck’s e Francesco Maccarinelli. Il film narra la vicenda di Simone e Marla, due giovani che si amano, ma le difficoltà economiche mettono in crisi il loro futuro e la loro relazione. Decidono allora di prendere la via più facile, ma anche quella più rischiosa, ovvero riprendersi in video mentre fanno sesso e vendere il girato per racimolare del denaro.

Adriano Giotti con il suo primo lungometraggio, in maniera coraggiosa e unica, esordisce nel panorama il Cinema italiano: “Sex Cowboys” mostra la sessualità per quella che è, senza filtri inutili, ma ponendo al centro del racconto i personaggi e i loro corpi, che sono il motore della narrazione stessa. Fondamentale per la riuscita del film sono i due attori protagonisti, Nataly Beck’s e Francesco Maccarinelli, che danno spessore ai personaggi interpretati ed hanno una sintonia eccezionale, risultando perfettamente credibili.

Giotti dimostra di avere talento dietro la macchina da presa, mettendo in gioco una regia dinamica, vitale e attenta ai dettagli, non facendo l’errore di mostrare il sesso in maniera voyeureistica, ma naturale e spontanea. Il regista non eccede neanche dal punto di vista dello stile, in quanto colonna sonora, montaggio e sceneggiatura trovano il loro giusto equilibrio e la narrazione procede coinvolgendo lo spettatore, che si affeziona ai protagonisti perché ben descritti dallo scenario.

Come molte opere prima soffre di alcune piccole ingenuità e leggere cadute di stile e di tono, ma “Sex Cowboys” è un film generazionale decisamente valido, che mette in scena realisticamente i problemi e gli errori di una coppia di giovani, che vivono in una condizione economica sfavorevole e cercano di andare avanti tentando vie d’uscita non comuni. Un esordio unico nel panorama nostrano, originale e diretto, un film che funziona perché si nota chiaramente che il regista ha avuto le idee chiare su cosa raccontare (e come raccontarlo) fin dall’inizio.

TORINO UNDERGROUND CINEFEST 2019

Il regista Adriano Giotti e l’attrice Nataly Beck’s, presenti al festival, hanno gentilmente accettato a rilasciare un’intervista. I due hanno risposto esaustivamente a tutte le domande poste, le quali sono riportate di seguito in forma scritta:

Prima domanda: a te Adriano chiedo com’è nato il film, mentre da Nataly vorrei sapere se hai accettato fin dall’inizio, ancora prima di leggere la sceneggiatura.

NATALY: A lavorare con Adriano non ho problemi, infatti ho accettato fin da subito, dicendogli che qualsiasi cosa avrebbe fatto io volevo esserci.

ADRIANO: L’idea è venuta quando abbiamo girato un videoclip, in cui erano presenti i due protagonisti di “Sex Cowboys”, e lì mi sono reso conto che con due attori così e una telecamera si riusciva a creare del Cinema di qualità. Allora ho iniziato a pensare ad un’idea credibile e che fosse girabile con il più basso budget possibile. E a quel punto è nata l’idea di “Sex Cowboys”, ovvero raccontare una storia generazionale, ma in maniera potente e che nessuno in Italia mette in scena, perché manca purtroppo la voglia di rischiare e di osare. Volevo esordire nel Cinema in maniera coraggiosa.

E tu Nataly, quando hai accettato, sapevi già che avresti dovuto recitare in coppia con Francesco [Maccarinelli]?

NATALY: Non ancora, anche se era intuibile.

Avete trovato la giusta chimica fin dall’inizio?

NATALY: Sì, assolutamente, non c’è stato il minimo problema.

Quali sono i vostri riferimenti cinematografici nel genere del dramma erotico?

NATALY: Ti direi “9 Songs”, che è il primo che mi viene in mente, e anche “La vita di Adele” che mi è piaciuto moltissimo.

ADRIANO: Assolutamente il bellissimo “9 Songs” di Winterbottom, poi “La vita di Adele” di Kechiche, che è una storia molto complessa e potente.

Secondo me, il pregio maggiore del film, è che hai diretto il tutto senza enfatizzare il racconto, ma con gran naturalezza, anche dal punto di vista stilistico e di messa in scena. Ti è venuto spontaneo o hai dovuto studiare molto?

ADRIANO: Per me fare Cinema è una cosa naturale, infatti quando feci la Holden rimasero stupiti in molti perché il mio modo di fare Cinema era molto spontaneo e naturale. Per questo devo ringraziare Madre Natura, ma in ogni caso, lavorando ad un soggetto così realistico e prestando grande attenzione agli attori e al loro corpo, sono riuscito a non cadere nello stereotipo e ad evitare la banalità. Questo è anche un grande merito degli attori, perché il personaggio di Marla ad esempio, è molto complesso, e non tutte le attrici avrebbero potuto interpretarlo in maniera autentica come ha fatto Nataly. Poi, ho lavorato molto nel mondo del cortometraggio, e quindi, grazie all’esperienza, sono riuscito a vincere la sfida di realizzare un lungo, originale, col niente.

Anche tu Nataly hai percepito sul set la dote naturale di Adriano di dirigere con spontaneità e ispirazione?

NATALY: Sì, Adriano ha un talento naturale, e lo si vede anche dal fatto che abbiamo girato in soli 16 giorni. E’ un regista che sa cosa vuole e raggiunge il suo obiettivo.

Nel film si vedono scene girate con la GoPro, e volevo chiederti cosa ne pensi del fatto di girare film con l’IPhone, pratica molto in voga in questi ultimi tempi, anche da grandi registi affermati come Soderbergh (per citare il più celebre).

ADRIANO: Capisco la provocazione, ma credo che il Cinema sia Arte, che crea magia, ma se togli il mezzo con cui si crea questa magia secondo me perde di valore il lavoro che c’è dietro al film stesso. Si sminuisce il tutto, al di là del risultato finale che può essere di livello.

Ottimo, grazie mille ragazzi, e complimenti ancora.

ADRIANO: Figurati, grazie a te!

Ricordiamo che la settima edizione della Torino Underground Cinefest si svolgerà nel capoluogo piemontese dal 22 al 28 marzo 2020. Un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti del buon Cinema!

 

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