The Walking Dead – L’evoluzione dell’intersoggettività

Gianluca Colella

Dicembre 16, 2019

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Tutte le narrazioni, specialmente quelle lunghe, comportano delle sfideThe Walking Dead non si esime da questa legge, sviluppando archi in cui personaggi e località diverse s’intrecciano, talvolta in modo noiosamente lento.

Allo storico show AMC va tuttavia attribuito il merito di essersi rinnovata positivamente: nonostante il colossale calo di ascolti rispetto alle prime stagioni, la scelta di cambiare scrittori a partire dalla nona ha favorito decisioni coraggiose e geniali.

SEGUONO SPOILER

Mettendo da parte il messianico protagonista Rick Grimes, proponendo un salto di sei anni nel futuro dei protagonisti e soprattutto rendendo l’evoluzione degli eventi più veloce, la serie ha raggiunto un nuovo equilibrio e un miglioramento tangibile.

I fattori descritti trovano una realizzazione nell’alleanza tra le comunità di Alexandria, Hilltop e Oceanside, con il regno ormai distrutto. Personaggi antichi convivono con nuove reclute in questi baluardi della civiltà, dove i valori umani vengono insegnati e trasmessi al di là della barbara violenza che regola le relazioni intersoggettive nel mondo post-apocalittico governato dagli Erranti.

Come anticipato, il simbolo di questa evoluzione non è più Rick Grimes: in senso freudiano, perso il Totem, gli altri protagonisti collaborano per individuare simboli nuovi, meno forti ma più duraturi sul piano collettivo.

La piccola Judith, il redento Negan e l’esistenza stessa dell’empatia tra i gruppi sono i fattori positivi di questo rinnovamento.

Negan: dall’assunto di base al gruppo di lavoro

The Walking Dead

Negan è stato il villain più importante delle ultime stagioni di The Walking Dead. Il capo dei Salvatori legittimava il suo comando con una dinamica che in psicoanalisi viene definita da un particolare tipo di gruppalità.

A proporre questo concetto, è stato Wilfred Bion, uno psicoanalista inglese celebre per le esperienze di psicoterapia con gruppi militari in periodo di guerra. Egli era fermamente convinto che operare un intervento di gruppo fosse terapeutico per il soggetto non solo perché il setting (la cornice della seduta) accoglieva vissuti emotivi traumatici, ma anche perché il gruppo stesso era dotato di una mente propria, diversa da quella dei singoli membri.

La sua teoria intersoggettiva si fonda sulla contrapposizione tra una posizione regressiva del gruppo, detto assunto di base, e una cooperativo-critica, il gruppo di lavoro; in modalità assunto di base, la modalità mentale prevalente nel gruppo è quella inconscia.

Inoltre, Bion individua tre diversi assunti di base: la modalità attacco-fuga, tipica dell’esercito, caratterizzato da comportamenti di aggressione e difesa; l’assunto di base di dipendenza, tipico della Fede, costituito dalla delega dei problemi a un’entità miracolosa; l’assunto di base di accoppiamento, fondato sulla ricerca di un consenso rappresentativo.

Il leader Negan guidava i Salvatori da un lato presentandosi come il Messia capace di risolvere i problemi, dall’altro come il Comandante dell’Esercito incaricato di garantire la sopravvivenza del gruppo.

Dopo la sua sconfitta e la dimostrazione da parte di Rick e Michonne che una civiltà alternativa è possibile, Negan s’incammina su un lungo percorso di redenzione che lo porta ad essere uno dei protagonisti attualmente più intriganti di The Walking Dead: il passaggio quasi completo al gruppo di lavoro, ovvero al funzionamento razionale del personaggio in rapporto alla comunità.

Judith: Il demone con la spada

The Walking Dead

La prima caratteristica di questo adorabile personaggio è l’iconico cappello di Rick Grimes prima e suo figlio Carl poi; Judith è la prima bambina a crescere nel barbaro ambiente distrutto da coloro che l’hanno abitato prima di lei, e le forme di cura delle quali ha bisogno sono radicalmente diverse da quelle di un fanciullo convenzionale.

Dotata di spada e pistola, addestrata e cinica, questa piccola guerriera è fisiologicamente matura per la sua età e soprattutto è depositaria di proiezioni identitarie trans-generazionali significative.

Giocando nuovamente con la psicoanalisi post-freudiana, stavolta il riferimento va a René Kaës, illuminato pensatore francese esperto di raggruppamenti e psichismo, individualità e pluralità.

Secondo questo autore, nei percosi di sviluppo di ogni individuo è possibile constatare la presenza di simboli che si sedimentano, fondando il Soggetto grazie all’articolazione tra un piano intrapsichico, uno interpsichico e un altro transpsichico; si tratta di termini legati esclusivamente all’inconfutabile verità lacaniana che a fondare il Soggetto è l’Altro.

Specializzando il discorso di Kaës in relazione a Judith, il punto dell’autore che interessa maggiormente è la teoria sulle tre differenze fondamentali: la prima è quella di umano-non umano; la seconda è quella di genere e generazioni; la terza e più incomprensibile è quella culturale, intesa come trasgressione delle precedenti che porta a vedere nell’Altro una violenza alla purezza del sangue.

Nella misura in cui la figlia di Rick (o forse Shane?) sintetizza l’integrazione di queste tre differenze in quanto umana, figlia femmina di suo padre e potenziale frutto di un tradimento, ella è il simbolo della mescolanza tra passato, presente e futuro.

Il mondo dall’egoismo all’intersoggettività

The Walking Dead

L’ultima riflessione narrativa e psicoanalitica su The Walking Dead riguarda la maturazione di quei germi di socialità che ai tempi di Rick Grimes erano ancora in embrione.

La complessità tridimensionale dell’uomo e della società presentati nello show evidenziano il paradosso traumatico di una convivenza (im)possibile tra interesse personale, sopravvivenza e valori sociali.

Il messaggio che il fumetto e la serie comunicano è hobbesiano e disturbante: in seno all’umano dimora un male potenziale, che in assenza di regole e ordinamenti giudiziari può diventare reale, perché ogni Soggetto è radicalmente egoista.

È possibile accompagnare l’evoluzione della comunità protagonista da questo status all’attuale, germinale civiltà sponsorizzata e costruita episodio su episodio in memoria di Rick, utilizzando ancora una volta Kaës per alcune valutazioni in filigrana.

La teoria più calzante per formulare interpretazioni sull’oggetto di questa riflessione è quella sulle alleanze inconsce:

“Le
alleanze inconsce sono costruite dal lavoro psichico dei soggetti
appartenenti ad un insieme intersoggettivo per fare legame fra loro. Si
potrebbe dire che l’alleanza è un effetto del legame e che il legame
precede l’alleanza. In tal modo l’alleanza consolida il legame, lo
garantisce, se i suoi soggetti sono uniti reciprocamente nei termini
dell’alleanza che li collega.”

Le soggettività si uniscono in una molteplicità nella misura in cui accettano che il fondamento dell’identità di ognuno è la cornice intersoggettiva, il piano collettivo nel quale la vita psichica assume significato.

Alla fine di un episodio della decima stagione di The Walking Dead, nonostante la presenza dei perturbanti Whisperers, sembra di aver assistito a un’utopica fiaba. Ciononostante, la realtà delle cose non è una magica convivenza ideale, ma una problematica collaborazione tra Soggetti che soffrono, riconoscono di soffrire e fondano su tale sofferenza un reciproco e saldo legame inconscio, che pone le singole soggettività in correlazione tra loro, garantendo alla civiltà in rovina pietre miliari nuove, sulle quali magari fondarne una alternativa e migliore.

Leggi anche: The Walking Dead – Civiltà e Barbarie

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