Nicoletta Immorlica e la sua mostra sfuggita.
«Carezzo tele
bianche,
ruvide, silenziose
e dal blu di Prussia sorgono misteriose
donne, morbidi volti,
Intensi sguardi».(Nicoletta Immorlica)
Giusto un sussurro prima che il mondo si fermasse, mi ritrovai in una Verbania luminosa. Senza sapere che, negli infiniti e inaspettati battiti d’ala che cambiano il mondo in un istante, quello sarebbe stato il mio ultimo viaggio per non si sa ancora quanto tempo, qualcosa di misteriosamente energico mi attendeva.
La curiosità ci permette di mettere in discussione i nostri sguardi, riconoscendo che debbano ancora imparare a guardare. Quella curiosità, vestita dall’infinito bisogno di ascolto che non impariamo mai del tutto, a volte sa dirti cose in linguaggi che non fanno parte della tua narrazione.
Un sonno sereno; una riscoperta voglia di ascoltare un sassofono innamorato della musica come una musa che un giorno ha scelto di guardarlo, di guidarlo; un essere a proprio agio sin dal primo momento; un affrontare la paura delle montagne: cose che non ti dicono esplicitamente il significato del tuo viaggio, ma che si posizionano con dolcezza sulla tua spalla, aspettando che tu possa notarle, senza urgenza, con il giusto tempo.
Eppure queste piccole carezze arrivano da qualche parte, o forse per qualche ragione, o ancor meglio grazie a un certo contatto.
Non cerchiamo la causa razionale, non cerchiamo il fine escatologico: semplicemente, proviamo a navigare a ritroso nelle ondose maree della nostra emotività più originale, e ci ritroviamo a risposte che odorano di colori su tela.
Di questo posso parlare, quando racconto di quel breve viaggio e della mostra nella quale mi sono ritrovato. Una mostra dedicata a volti di grandi donne, di oggi e di ieri, ad animi destinati a lottare per la loro libertà, con la forza di sorridere all’orrore, con la voglia di credere ancora in qualcosa di più.
Una mostra destinata a non aprire a causa di questo folle tempo sopraggiunto, una mostra che ho potuto vedere in quel frammento in cui ancora era lì, nonostante ancora non fosse stata mostrata a nessuno.
È proprio lei a mostrarmela, Nicoletta Immorlica, l’artista, come un Virgilio che non si fa maestro, ma sincero narratore della sua ricerca più emotiva, senza didascalie, solo sincera condivisione.
«Mi chiamo Nicoletta Immorlica, sono nata a Milano nel 1960, un mio grande interesse verso l’arte collega la mia pratica professionale, come psicomotricista a impianto relazionale, alla passione verso il mondo espressivo dell’animo umano, attraverso l’uso di acquerelli, olio , argilla.
Dipingo nel tempo libero e da qualche anno ritraggo volti, soprattutto di donne con un’attenta analisi dello sguardo. Donne che combattono per i diritti umani e nello specifico per l’affermazione della parità di genere .
Ogni quadro per queste valorose e coraggiose donne è stato preceduto dalla lettura di testi, biografie o articoli che mi potessero avvicinare alla loro quotidianità e al loro mondo emozionale».
(Nicoletta Immorlica)
Così si presenta, lei, donna, madre, testimone delle voci che combattono in questo folle mondo. Il suo processo creativo infatti si nutre di un percorso profondamente intimo con loro, le cerca, le scopre, le conosce, e poi, senza filtri razionali, logici o detti nella forma della parola, le racconta con le sue stesse mani. Questa immediatezza, questa epifania raggiunta eppure così originaria, parlava un linguaggio davvero difficile da catturare con categorie, ma potente nella sua sincera bisognosità d’esser abbracciato.
Frida Kahlo, Alda Merini, Nadia Murad, Nasrin Sotoudeth, ma anche volti misteriosi ed eterei, sculture intime e nascoste: mentre la mostra veniva smontata, rubata dalla folle storia che stava arrivando, Nicoletta mi permetteva di catturare per l’ultima volta ognuna di queste storie, alcune dolci, altre bizzarre, altre dure, tutte coraggiose nel raccontare semplicemente la loro lotta più importante.
«se le donne abbassassero le braccia,
cadrebbe il cielo».(proverbio africano)
Alcune mi lasciano incantato, altre mi danno la responsabilità di subire il loro sguardo, di realizzare la sofferenza, di ammettere l’ingiustizia. Il tempo perde scansione, come sempre accade quando qualcosa di più importante si sostituisce a esso nel misurare la tua vita.
Nicoletta Immorlica è un’artista, di quelli più antichi, senza concettualizzazioni radicate o necessarie, pura possibilità originariamente ritrovata di sentire qualcosa che è ovunque e da nessuna parte, segreto infinito, volontà che sente il calore che crea prima ancora che qualcosa possa misurarlo.
A lei, a tutte le donne che combattono e difendono un mondo che le ha colpite senza ragione, dico grazie per provare a salvare ciò che neppure da se stesso si salverebbe.
La Bellezza, la Libertà, sono gli unici giudizi che dovremmo subire.
Alla famiglia Paris,
un luogo che custodisce
i miei sorrisi più sinceri.