Persona di Bergman – Alma e la cura della menzogna

Ambra Librizzi

Aprile 17, 2020

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Persona, Alma, Bergman.

«All the world’s a stage and all the men and women merely players».

(William Shakespeare – “As You Like it”)

Attraverso le analisi di Elisabeth e Alma, Bergman indaga la vita; il prezzo del viverla in maniera autentica; il farmaco della menzogna.

Elisabeth, insieme ad Alma, figura centrale del film

Tutto inizia quando Elisabeth Vogler, attrice di successo, ammutolisce sul palco teatrale in cui recita l’Elettra.

La donna afferma di essere stata colta da improvvisa voglia di ridere, prima di troncare ogni comunicazione col mondo e venire trasferita in una clinica psichiatrica.

Dottoressa: «Tu insegui un sogno disperato Elisabeth, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere; essere in ogni istante cosciente di te e vigile, e nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa. Questo ti provoca un senso di vertigine per il timore di essere scoperta, messa a nudo, smascherata, poiché ogni parola è menzogna, ogni sorriso una smorfia, ogni gesto falsità…».

La dottoressa che ospita Elisabeth stila un quadro clinico che fuga ogni dubbio sulla sanità mentale della donna: l’attrice non ha perso il contatto con la realtà, al contrario non è mai stata tanto lucida e autocosciente, vigile e critica circa la propria vita, il proprio essere e il proprio agire. Dietro il sipario dell’attrice acclamata, di donna indipendente e madre devota, si cela un individuo fragile, superficiale, appesantito da colpe non confessate che ne impediscono la riemersione alla autenticità.

Da qui, la scelta del silenzio, di una stasi verbale volta alla scongiura di ulteriori falsità, di nuove bugie e menzogne. Costretta al riso dalla presa di coscienza, la donna dispone una paralisi della vita, e cessa di portare in scena la propria esistenza, nei luoghi condivisi, nei ruoli sociali, nelle risposte alle battute altrui.

L’incontro con Alma

Attraverso le analisi di Elisabeth e Alma, Bergman indaga la vita; il prezzo del viverla in maniera autentica; il farmaco della menzogna.

L’attrice Bibi Andersson, interprete di Alma

Alma: «Il fatto è che sono indecisa se accettare l’incarico […] forse la signora Vogler avrebbe bisogno di un’infermiera più anziana, direi più esperta della vita. Mi chiedo se ce la farò…sul piano psichico. Il mutismo della signora è certamente determinato da una precisa decisione, deve essere così, dato che è sana di mente. Ebbene, questo vuol dire che possiede una grande forza interiore. E io non so se saprò esserne all’altezza».

Incaricata di occuparsi di Elisabeth, l’infermiera Alma non cela i propri timori, dimostrando sensibilità spiccata e lungimiranza, malgrado la giovane età e la poca esperienza. La figura sottile e il volto fiabesco, è pacata nei modi, misurata nelle parole e accorta nei toni; la discrezione e il candore di Alma sembrano essere il materiale più adatto all’edificazione di un nuovo ponte fra Elisabeth e gli uomini.

Alma: «Vuole che le parli un po’ di me? Ho venticinque anni, sono fidanzata…Ho preso il diploma di infermiera due anni fa, i miei genitori vivono in campagna. Anche mia madre era infermiera prima di sposarsi».

Alma è una ragazza inquadrata, normale, con un percorso di vita lineare, una famiglia canonica, una realtà sentimentale rispettabile. Di sé fornisce informazioni impersonali, adatte alla fruizione da parte dell’estraneo, al luogo in cui si trova e al ruolo che ricopre. Il camice che veste fa di lei il curatore di fronte al paziente, i gesti che compie ratificano regole sociali e abiti comportamentali adottati senza criticità, nella naturalezza artificiale di una natura seviziata dal vivere in comune.

Alma: «Mi sposo con K.E, avrò due bambini…che dovrò tirare su. È già deciso così da tempo, fa parte di me. Non doverci più pensare dà un senso di pace…poi il lavoro mi piace, anche questo è una buona cosa…una buona cosa, anche se in altro senso. Sì, buona».

Alma non è priva di riflessività, ma la sua analisi della vita si limita alla superficie, a un livello in cui le acque sono ancora chiare e non c’è pericolo di impigliarsi nella melma del fondo. Percorre una rotta prestabilita, seguendo coordinate sicure, in assenza di venti contrari. Anziché mancarle profondità di pensiero, non resiste alla tentazione di una vita tranquilla, all’assenza di turbamento con cui sceglie di dolcificare la sua esistenza.

Soggiorno al mare

In primo piano Liv Ullmann, interprete di Elisabeth

Trascorso un periodo in clinica, la psichiatra propone un soggiorno nella propria casa al mare, dove Elisabeth possa beneficiare della tranquillità di un ambiente solitario e del contatto con la natura.

La casa della psichiatra è un luogo-non-luogo: fuori dallo spazio perché privo di uomini e fuori dal tempo perché privo di impegni, di obblighi, di aspettative e scadenze, di istituzioni.

Elisabeth rinvigorisce, eppure è irremovibile nella scelta di non parlare. Gli sguardi che rivolge ad Alma sono cortesi, ma cementificati, del tutto inespressivi. Il volto della donna non tradisce alcun pensiero, alcuna opinione o emozione; l’attrice è un susseguirsi di fotogrammi sempre uguali.

Persona: Un processo inarrestabile

Dopo pochi giorni in villeggiatura, inizia il lento cambiamento di Alma, inesorabile come la fuga di una bilia su un piano inclinato.

Svestendo la divisa da infermiera e adottando abiti civili, il costume e il cappello di paglia, cade la prima distanza fra il paziente e il professionista, che inizia a perdere di vista il proprio ruolo e la propria posizione di imparzialità rispetto agli eventi. Adulata dall’ascolto totale che le rivolge Elisabeth, Alma vomita i suoi racconti che sono prima generici, impersonali, ma diventano via via sempre più confidenziali, fino a risultare addirittura spudorati, privi di censure, un flusso di coscienza inarrestabile. Dal baule delle esperienze rinnegate salta fuori il ricordo di un pomeriggio al mare con una amica, e il coinvolgimento in un’orgia le cui emozioni la ragazza torna a ricordare con chiarezza. Poi forse l’ammissione di una bisessualità e infine l’esperienza dell’aborto.

Alma parla ininterrottamente, notte e giorno; è stanca, visibilmente provata, un po’ ubriaca, immersa nell’aria onirica della casa al mare dove può ritrovare la primordialità un po’ bestiale del sentire.

Cosa accade ad Alma?

Attraverso le analisi di Elisabeth e Alma, Bergman indaga la vita; il prezzo del viverla in maniera autentica; il farmaco della menzogna.

Alma in una scena del film

Mancando una risposta da parte di Elisabeth che la confermi quale essere volitivo, cosciente e senziente, fatto di pregi e di difetti, di trascorsi e preconcetti, Alma la plasma a proprio piacimento, e si costruisce un’amica fedele, ben disposta, comprensiva e priva di giudizi; un essere forgiato sui propri bisogni, sui propri desideri e mancanze. Elisabeth l’ascolta come nessuno ha mai fatto e Alma si trova, forse per la prima volta, al centro della scena, irradiata dalle luci del palco.

Ma soggiornare con Elisabeth, de-umanizzata dal rifiuto della vita, seppur di quella inautentica, significa rimirarsi in uno specchio riflettente la profondità del sé, dei propri nei e delle proprie vergogne, con i quali si può convivere solo se chiusi in una scatola ben sigillata, nascosta agli sguardi propri e altrui. E così, quando scopre che Elisabeth ha scritto alla psichiatra delle proprie confessioni, Alma ne rimane profondamente sconvolta, e cerca in ogni modo di spingerla a parlare, di violarne le volontà con ogni mezzo, financo con i cocci di un bicchiere rotto.

Alma è lontana anni luce da come si è descritta la prima volta; naviga in acque inesplorate, su una rotta sconosciuta e mai affrontata prima. Il ruolo di curatrice si è lentamente sbriciolato, e la sua identità si è amalgamata con quella della sua paziente, tanto da non riuscire più a distinguerle. Le brutture e le colpe di Elisabeth, prima fra tutte il desiderio della morte del figlio, sono le brutture e le colpe di Alma: l’assenza d’amore nei confronti del fidanzato e l’aborto avuto anni prima.

Persona: Due figure allo specchio

Elisabeth e Alma sono speculari, ma le loro posizioni di fronte alla menzogna sono irriducibilmente opposte: Elisabeth totalmente la rifulge, e Alma totalmente vi aderisce. Nessuna delle due presuppone una via di mezzo: una vita nell’impegno all’autenticità, ma con l’accettazione di un compromesso con la menzogna.

Di fronte al dolore di una vita da paziente, Alma risponde con violenza e abnegazione, gettandosi con forza nell’adesione all’inautenticità e cercando in tutti i modi di portare Elisabeth con sé.

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Autore

  • Ambra Librizzi

    • Laurea magistrale in Filosofia e Forme del Sapere presso Unipi • Classicista per (de)formazione • Lettrice vorace per natura •

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