Da quando Amazon Prime Video ha deciso di estendere la sua gamma di servizi, ovvero da quando ha cominciato a investire in prodotti originali, si è creata una vera e propria competizione con Netflix.
Inizialmente in molti misero in dubbio il fatto che Netflix potesse subire un qualche danno di natura economica dalla presenza del colosso di Jeff Bezos; in fondo, parlando di Netflix, si sta facendo riferimento alla piattaforma che per prima capì le potenzialità dello streaming.
La rivoluzione nella fruizione dei contenuti home video apportata da Netflix è probabilmente tra le più epocali svolte della storia recente del marketing. Eppure, nonostante Netflix sia di fatto ancora lì, costantemente sulle tendenze del momento, a macinare soldi, chi non ha mai messo in dubbio il suo dominio incontrastato ora è costretto non dico a ricredersi del tutto, ma quantomeno a fare qualche passetto indietro.
Da qualche tempo a questa parte infatti, Amazon Prime Video è come se avesse dichiarato guerra a Netflix in maniera più che esplicita. Questa dichiarazione “bellicosa” si evince dal fatto che Prime Video abbia cominciato a produrre una quantità impressionante di prodotti validi; prodotti come serie e film originali che, fin dalle prime promo, scatenano la curiosità degli spettatori. Naturalmente Netflix non è rimasta con le mani in mano; anche perché Amazon Prime Video non è il solo servizio streaming che minaccia quello che fino a poco tempo fa era un vero e proprio monopolio.
Amazon Prime Video: ultime uscite di successo
Partiamo da Prime Video. Non era facile insediarsi in un mercato come quello dei servizi streaming. Soprattutto quando i concorrenti, oltre a Netflix, sono tutti quanti sotto il nome di enormi multinazionali quali Disney e Apple. Tuttavia nel giro di pochi anni, anche il marchio creato da Bezos si è infilato prepotentemente nella streaming war, crescendo in modo esponenziale. Com’è successo questo? Con una politica di produzione che sta dando i suoi frutti.
A guidare il carro dei prodotti di punta di Prime Video è senz’altro The Boys. La serie, tratta dal fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, è un’avvincente parodia del genere supereroistico, dove viene sbiadita la figura limpida, ormai archetipica, dell’eroe che non ha difetti ma solo pregi. A una prima stagione di ottimo successo ne segue una seconda che è riuscita in modo addirittura più sbalorditivo a catalizzare l’attenzione di tutti, diventando uno dei prodotti home video più chiacchierati.
Sempre in questo infausto 2020 Amazon Prime Video ha prodotto Utopia, remake dell’omonima serie britannica del 2013; seppur l’impatto suscitato da questa serie sia stato, per ora, di gran lunga inferiore rispetto a The Boys, non è assolutamente mancato all’appello chi ne ha speso elogi. A seguire The Boys e Utopia troviamo altre serie originali che nel tempo sono diventate di culto; come ad esempio Good Omens, The Man in the High Castle e American Gods, tratta dal romanzo omonimo di Neil Gaiman, di cui dovrebbe uscire la quarta stagione nel 2021.
Non sono solamente serie intriganti come The Boys e le altre a solleticare l’attenzione degli spettatori. Sul fronte film, e in particolar modo quelli prodotti dalla piattaforma stessa, nell’ultimo periodo sono usciti dei titoli interessati.
In primis troviamo Borat Subsequent Moviefilm, seguito del dissacrante Borat del 2006, che, come il suo predecessore, non ha mancato alla promessa di essere controverso (anche a causa dell’uscita a ridosso delle elezioni americane). Sempre nella sezione film troviamo anche delle esclusive interessanti, come la recente e apprezzatissima commedia Palm Springs con Andy Samberg e Cristin Milioti, o l’italiano Il talento del calabrone diretto da Giacomo Cimini.
Per concludere, citando ogni genere di prodotti, parliamo del documentario; in particolare di Ferro, documentario su Tiziano Ferro e sulla sua vita tra discriminazioni e pericolose dipendenze. Nonostante la sua musica non sia apprezzata da molti lo stesso non si può dire di questo documentario, che ha raccolto la quasi unanimità dei consensi, unendo amanti e detrattori del cantante davanti a una narrazione intima e personale.
Netflix come ha reagito?
Come già anticipato, Netflix non è rimasto con le mani in mano a guardare rafforzarsi Prime Video e gli altri suoi competitors. Anzi, nell’ultimo periodo ha attuato una politica di produzione che sta convincendo anche molti detrattori. Partiamo dai film, da sempre considerati un po’ come il tallone d’Achille del colosso americano.
Negli ultimi anni sono successe delle cose molto interessanti su questo fronte. La rivoluzione è cominciata nel 2018, anno in cui Roma di Alfonso Cuarón trionfò a Venezia, per poi conquistare diversi Oscar oltre che una marea di altri premi. Roma poteva sembrare a una prima occhiata come la proverbiale mosca bianca; insomma un ottimo prodotto in mezzo a una marea di progetti poco riusciti, un successo che, vista l’enorme mole di prodotti all’attivo, doveva pur capitare per la legge dei grandi numeri.
E invece così non è stato. L’anno dopo infatti Netflix si è trovato ancora una volta a gareggiare per i premi più ambiti in giro per il mondo, presentando l’attesissimo The Irishman di Martin Scorsese.
Arrivando al presente, anche per il momento si prospettano felici sorprese per Netflix. Infatti sta per essere rilasciato Monk, il ritorno di David Fincher alla regia dopo ben sei anni (escludendo la serie Mindhunter sempre prodotta da Netflix); l’ultima fatica del regista di Fight Club che è dato come uno dei favoriti per la prossima stagione dei premi.
Non sono presenti, però, solo maestri come Scorsese e Fincher nel listino delle produzioni e delle esclusive; troviamo prodotti anche italiani, come il recentissimo La vita davanti a sé diretto da Edoardo Ponti, che segna il ritorno sulle scene della sempre divina Sofia Loren.
Per quanto riguarda il fronte seriale, anche qui ci sono state delle gustose novità. Ebbene perché Netflix, molto intelligentemente, ha deciso di non fossilizzarsi su un unico, determinato target. Infatti, nonostante i prodotti di punta rimangano sempre Stranger Thrings e La casa di carta, non sono mancati coraggiosi esperimenti. È il caso, ad esempio, della già citata Mindhunter, un’oscura antologia che narra di investigazioni su delitti inquietanti.
Parlando proprio di recenti uscite, è impossibile non citare La regina degli scacchi, una serie diventata praticamente un instant-cult. Grazie a una scrittura fluida ed efficace, unita al fantastico istrionismo di Anya Taylor-Joy, la serie è riuscita a tenere incollati allo schermo milioni di spettatori; cosa non facile visto che gli scacchi non sono proprio un argomento di tendenza!
Parlando di Amazon Prime Video, avevamo citato il genere documentaristico, e quindi perché non farlo anche per Netflix? Anche perché è proprio a questo genere che appartiene una delle produzioni Netflix più amate di recente. Il riferimento di questo preambolo è ovviamente The Last Dance. Si tratta di un documentario a puntate dedicate al grande Michael Jordan; un commovente ritratto di una leggendaria icona dello sport che scava nel privato.
Alla luce di tutto ciò, chi sta vincendo la streaming war? Ovviamente non possiamo dirlo con certezza, né possiamo affermare quale tra questi due servizi sia il migliore visto che, come sempre, a vincere sono i gusti personali. L’unica cosa davvero certa è che l’argomento non si esaurisce qui. Anche perché i protagonisti di questa lotta mediatica non sono solamente questi due colossi.