Videodrome – Allucinogena profezia dei giorni nostri

Roberto Valente

Aprile 5, 2025

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Videodrome – Allucinogena profezia dei giorni nostri – di Roberto Valente – pubblicato il 21/02/2018

 

Era il 1983 quando David Cronenberg decise di mettere su pellicola un qualcosa di profetico, di girare il film che sarebbe diventato manifesto della sua poetica cinematografica e del filone cyberpunk moderno. La sinossi di Videodrome è abbastanza semplice, ma risulta necessario menzionarne i punti fondamentali in modo da giungere più facilmente alla sua comprensione totale.

Max Renn (James Woods) è il proprietario di un’emittente televisiva che trasmette contenuti non reperibili attraverso i network più commerciali, contenuti, dunque, inerenti alla violenza e alla pornografia. Il suo cinismo raggiunge il culmine quando scopre uno strano canale intitolato Videodrome, il quale si occupa di trasmettere contenuti snuff: torture, uccisioni e violenze di vario genere.

Deciso a tutti i costi ad acquisirne i diritti, giudicando quel macabro spettacolo la nuova frontiera del video intrattenimento, Max vivrà un incubo allucinatorio e tristemente delirante del quale si renderà conto troppo tardi.

Videodrome

Partecipando a un talk show nel quale si dibatte di media, il nostro protagonista farà la conoscenza del professor O’Blivion (attenzione al gioco di parole), singolare personaggio che si rifiuta di apparire in pubblico di persona e figurando come ospite nei vari show solo sotto forma di video, e di Nicki, una conduttrice radiofonica. Max inizia a frequentare Nicki e rimane sconcertato dalle sue tendenze masochiste emerse dopo aver visto una delle cassette del programma pirata.

Deciso a indagare sulla natura di Videodrome, Max si reca da O’Blivion, spinto dalla convinzione che lui potesse aiutarlo per poi scoprire, amaramente, della sua morte.

Tuttavia, la scoperta più inquietante riguarda il fatto che il segnale su cui è trasmesso Videodrome causa lo sviluppo di un tumore al cervello, producendo conseguenti allucinazioni.

Dopo aver introdotto lo scenario entro il quale il film si colloca, non ci resta che entrare nella mente di Cronenberg prima, e di Max Renn dopo. Cronenberg cerca di dirci qualcosa, qualcosa di visionario e inquietante, qualcosa difficile da digerire per noi pubblico consumatore del prodotto mass mediatico. Max incarna tutti noi, e la piega dispotica che il film prende, piega che all’epoca gli è valsa l’etichetta di film quasi fantascientifico, oggi può risultare più azzeccata e autentica che mai.

Pensiamoci un attimo: il professor O’Blivion (personaggio ispirato al sociologo e filosofo Mcluhan, punto su cui torneremo a breve) durante il talk show dice che in un futuro molto vicino tutti avranno dei nomignoli televisivi che sostituiranno quelli reali.

Contestualizzando il film all’anno 1983, notiamo come indubbiamente qualsiasi riflessione riguardo l’influenza mass mediatica sulla vita fosse legata alla televisione, media per antonomasia. In pochi avrebbero forse immaginato che si sarebbe potuto andare oltre, che i computer avrebbero superato l’influenza già pesante delle televisioni.

Ed ecco che oggi, nell’era dell’internet, la profezia del professor O’Blivion ci pare più reale che mai: «chi di noi non ha oggi un nome televisivo che ha sostituito quello reale, che ci ha dato un’identità alternativa che ha preso spesso il posto di quella autentica?». Pensate ai nomi usati su Facebook, Instagram, molti spesso non usano nemmeno il loro vero nome sui social suddetti; ed ecco che il nomignolo televisivo prende il sopravvento su quello reale.

Videodrome
Le allucinazioni prendono il controllo


«L’America sta diventando debole e il resto del mondo aggressivo, sempre più aggressivo. Stiamo entrando in una nuova era selvaggia, dobbiamo prepararci ad essere puri e ordinati e anche forti se vogliamo sopravvivere».

Spostiamoci ora sulla critica politica del mass media, critica che mostra quest’ultimo a servizio di una dittatura mass mediatica che tenta, con successo direi, di plasmare i consumatori del prodotto. «Il medium è il messaggio» diceva Mcluhan, ed ecco che troviamo il parallelo con ciò che Max scopre: non era la singola videocassetta a causargli le allucinazioni, ma il segnale attraverso cui veniva trasmessa.

Insomma, è il medium come entità, come prodotto del marketing, che crea una sorta di perversa adorazione a cui nessuno può sottrarsi. Qui riconosciamo Cronenberg e la sua poetica, quella fusione tra uomo e tecnologia di cui non potrà fare a meno per le sue pellicole successive. Raggiungiamo ora il cuore del film, la sua parte più macabra, più malsana.

Max, ormai in balia delle allucinazioni, riceve un contatto da Barry Convex, responabile di una ditta che produce occhiali. Lo strano individuo gli chiede di indossare un casco che ne registrerà le allucinazioni in modo da analizzarle. Qui veniamo a conoscenza del fatto che tutto ciò era studiato a tavolino: lo stesso Convex ha creato Videodrome, con l’obiettivo di farlo trasmettere da Max.

Ma il disegno è ancora più grande, Videodrome è il prodotto di una cospirazione governativa che aspira a eliminare dalla società tutti gli individui attratti dalla violenza e dal sesso, provocando in loro il tumore al cervello. Max era la pedina che avrebbe dovuto fare in modo che il programma venisse trasmesso sempre più su larga scala.

Il lavaggio del cervello di Max è quasi completato, manca solo un piccolo dettaglio: nel ventre di Max viene inserita una videocassetta (sì, avete capito bene) in cui si trova una sorta di lista delle persone da eliminare. Dopo aver fatto fuori alcuni operatori della rete televisiva per la quale il protagonista lavora, egli si reca presso la casa del professor O’Blivon per eliminare sua figlia, ritenuta pericolosa ai fini della cospirazione. Arrivato lì Max viene però a sua volta riprogrammato con un’altra videocassetta dalla figlia del professore, e questa volta ad essere uccisi saranno i creatori di Videodrome.

Videodrome
Videodrome


«Mi dia quella videocassetta.
Attenta, morde».

Il finale del film è aperto a varie interpretazioni, ma il vero finale è concettuale. Questa pellicola horror e ricca di significati ci mostra il sesso come controllo, e i mass media come mezzo di dittatura. La metafora delle videocassette in grado di programmare le persone è uno dei messaggi profetici più originali e riusciti.

Il genere horror appare il mezzo più adatto alla rappresentazione di un film tanto complesso, Cronenberg usa il genere come mezzo e non come fine. Dopo il 1984, si pensava di aver raggiunto il culmine della distopia, ma con questo film Cronenberg fa sua la lezione del maestro Orwell e la porta all’estremo, la fa entrare nei giorni nostri, mostrandoci lo schermo nero pieno di crepe quasi trent’anni in anticipo.

«La lotta per il possesso delle menti, in America, dovrà essere combattuta in una videoarena, col videodrome. Lo schermo televisivo, ormai, è il vero unico occhio dell’uomo. Ne consegue che lo schermo televisivo fa ormai parte della struttura fisica del cervello umano. […] quello che appare sul nostro schermo televisivo emerge come una cruda esperienza per noi che guardiamo. Ne consegue che la televisione è la realtà e che la realtà è meno della televisione».

Videodrome

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