Arancia Meccanica è una delle opere cinematografiche più intense e provocatorie del novecento, una pietra miliare per il cinema che mira a curare l’introspezione psicologica dei personaggi, rendendola il fulcro della narrazione e la ragione che ne giustifica la trama. La pellicola, firmata da Stanley Kubrick, ha l’indubbio merito di trasformarsi per lo spettatore in un’esperienza multisensoriale, in cui vengono fortemente stimolati due dei cinque sensi fondamentali: vista e udito.
Se le scene violente sono un pugno nello stomaco per chi le osserva, e portano alla riflessione su ciò che di più oscuro potrebbe nascondere il nostro inconscio, la musica classica ad esse abbinate cela quell’ancestrale legame fra piacere ed immaginazione. Tale binomio si evolve in benessere e creatività che, nel caso di Alex DeLarge, coincide con la pratica dell’ultraviolenza. Analizziamo dunque qual è la finalità della musica nel film, e come incide sul nostro personaggio.
La musica e la mente umana
E’ necessario, per comprendere l’intento di Kubrick, avviare una piccola introduzione di natura scientifica. Il cervello umano è attraversato da un profondo dualismo: l’emisfero sinistro è deputato all’utilizzo della logica, del ragionamento, e del linguaggio; l’emisfero destro, invece, gestisce le funzioni più intuitive, l’immaginazione e la creatività. Ma precisamente cosa accade quando ascoltiamo musica? La parte destra del nostro cervello dà luogo all’immaginazione e attiva le nostre emozioni, mentre l’emisfero sinistro ne analizza la totalità attivando la parte più razionale, come ad esempio il senso delle parole, le figure musicali e il ritmo.
Procediamo per gradi: Alex è un ragazzo londinese di famiglia operaia, intelligente ma egocentrico, antisociale e avverso alle comuni regole che vincolano la convivenza civile. Il protagonista è inoltre capo di una banda criminale formata da altri tre membri: Pete, Georgie e Dim; si fanno chiamare Drughi, e trascorrono il tempo libero dedicandosi a stupri, furti e ultraviolenza.
E’ un grande appassionato di musica classica, di Mozart, Rossini, Wagner ma soprattutto Beethoven, che egli considera quasi come una figura fraterna. Ognuno di noi associa ad una melodia un determinato pensiero, donandogli forma e contenuto. Alex fa la medesima cosa, ma ascoltare quello che lui definisce amichevolmente “il grande Ludovico Van” lo porta a dare vita alle sue perversioni, a materializzare nella sua mente ciò che più lo eccita: pestaggi, disastri, caos.
Ha visioni macabre di esecuzioni, esplosioni ed eruzioni vulcaniche. Non vede l’ora di mettere in pratica tutto quello che fantastica, di dare sfogo alle sue pulsioni, consapevole che lo porteranno ad uno stato di elevata eccitazione. E così fa. Sinfonia e piacere si manifestano contemporaneamente attraverso il protagonista, durante l’esecuzione del cosiddetto “numero visita a sorpresa”, ossia il tentativo di introdursi nella casa di uno sconosciuto per esercitare l’ultraviolenza sui presenti.
Il musical del male
E’ proprio in questa circostanza che, commettendo atroci brutalità sul proprietario di casa e sua moglie, inizia ad inebriarsi cantando “Singin’ in the rain”, suggellando così in lui un forte stato motivazionale. Il momento in cui la canzone raggiunge l’apice corrisponde infatti al massimo grado di coercizione. La dolcezza delle armonie e i significati delle canzoni vengono ribaltati, dunque, in modo grottesco. “Singin’ in the rain” diventa il musical del pestaggio, e la nona sinfonia di Beethoven passa dall’essere veicolo di amore universale a motore di ogni forma d’odio.
Arancia meccanica, quindi, converte una delle più grandi opere di umano intelletto nel suo esatto opposto, e lo fa per una precisa ragione. Quello che Kubrick vuole farci sapere, riconciliandosi con nozioni scientifiche e filosofiche di freudiana memoria, è che le associazioni libere, fra musica, pensiero e azione, non sono altro che il contorno di una portata principale: il libero arbitrio. E’ su questo che ruota la trama. Fin quando l’uomo avrà possibilità di scelta, egli potrà essere influenzato da ciò che lo circonda, in modo positivo o negativo, a seconda della propria indole, decidendo quale ruolo occupare nel mondo.
Istinto e consapevolezza
E di certo, ad un personaggio eccentrico come Alex DeLarge non interessa altro che comandare, estendere la propria personalità dominante anche agli altri. A seguito di una controversia con i suoi Drughi, infatti, decide di affidare completamente la situazione alla parte di cervello che più lo caratterizza: l’emisfero destro.
Egli, più che ragionare, preferisce affidarsi al suo istinto, spesso scosso dal crescendo della musica classica, che nella sua vita funge da innesco, e lo trasforma in una bomba ad orologeria:
“Mentre camminavamo lungo la baia del cemento abitato, ero calmo di fuori, ma dentro pensavo: allora adesso chi comanda è Georgie. Decide cosa si deve fare, cosa non fare, e Dim è il suo tonto digrignante bulldog. E d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione, e a quello che il buon Bog manda loro. La musica mi venne in aiuto. C’era una finestra aperta con uno stereo, e seppi subito che cosa fare.”
La cura Ludovico
Come già specificato, è centrale l’importanza che viene data alle associazioni libere tra musica e ultraviolenza, che Kubrick massimizza nell’intento di spiegare il legame tra pulsioni vitali e risvolti psicologici del protagonista.
L’apice viene raggiunto con la cura Ludovico, che trasforma in tortura la passione di Alex. Essa consiste nell’immettere una sostanza che comporti nausea e angoscia nel corpo di Alex che, sotto effetto di questa, viene costretto a vedere film violenti con un sottofondo di musica classica, in modo tale da creare un’unica associazione tra dolore, musica e violenza.
La nona sinfonia diventa quindi parte della straziante terapia a cui il protagonista è sottoposto. Alex e Beethoven diventano, nel corso del film, due ingranaggi di uno stesso sistema: il primo sotto forma di un’enorme arancia meccanica, una bomba che non può esplodere, l’altro sotto forma di musica che non funge più da innesco.
Leggi anche: Arancia meccanica – Erotismo, Masse, Violenza