Io sono un autarchico – L’esordio di Nanni Moretti

Redazione Settima Arte

Ottobre 1, 2016

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Io sono un autarchico – L’esordio di Nanni Moretti

Scritto da Matteo Viesti

Io sono un autarchico
Nanni Moretti in “Io sono un autarchico”

Io sono un autarchico viene definito come un lungometraggio d’esordio per Nanni Moretti ed è un film totalmente autoprodotto, per questo motivo appare come un’opera artigianale in cui una compagnia teatrale tenta di cimentarsi in un prodotto cinematografico.

Michele Apicella vuole lasciare la moglie Silvia e decide di andarsene di casa. Ma il figlio andrà a vivere con lui nonostante non abbia un lavoro e si faccia mantenere dai genitori attraverso degli assegni familiari. Il suo amico Fabio cerca di realizzare il suo sogno di produrre uno spettacolo sperimentale con la compagnia teatrale, coinvolgendo lo stesso Michele.

Lo spettacolo sembra non avere forma e la loro volontà vacilla continuamente, tanto che si sposteranno in campagna in cerca dell’ispirazione. Una volta arrivati, nonostante le ripetute prove, vengono stroncati dal pubblico durante un tentativo di dibattito. Si delinea già il profilo di un Nanni Moretti pavido nel rapporto di coppia e una figura di un padre scostante che fatica a prendere una coscienza.

Il film appare genuino nell’intento di descrivere un gruppo di giovani artisti, amici tra loro, talvolta impegnati e talvolta scanzonati. Moretti oltre a emergere come protagonista inserisce già alcuni suoi segnali inconfondibili come, per esempio, le frasi pensate e le domande insolute alle quali, talvolta, risponde con una nuova domanda.

Le scene al telefono che appaiono già nel primo film diverranno un cult nei prossimi.

In Io sono un autarchico emerge la voglia di costruire che è tipica nei giovani e la fatica nel farlo. Costruire un film come costruire la propria vita. Un lavoro, un’indipendenza economica, un’affermazione di se stessi come se dall’arrivo di un successo per uno spettacolo arrivasse la conferma di avere valore e di essere bravi. Passano gli anni e questo concetto rimane sempre attuale. I giovani non lo sono non per l’età, ma per la mancanza di esperienza.

Michele [parlando con il suo amico Fabio]: «Ma tu, quando vedi o leggi queste cose, prendi la situazione con autoironia?
Ma che sei stupido?? Con autoironia! Con autoironia?? Ma che sei stupido?».

Ogni sera, al termine della proiezione, Nanni Moretti è costretto a smontare le bobine e a portarle a casa, essendo l’unica copia del film; quest’ultimo è quasi interamente ripreso a camera fissa da sequenze che, per la maggiore, si esauriscono in un’unica inquadratura.

Nel 1977 fu candidato alla vittoria finale della sesta edizione del Premio Rizzoli per la sezione Autori cinematografici Italiani giovani, senza riuscire a vincere. Tra la giuria del concorso vi era Alberto Sordi; è da questo momento che nasce la polemica a cui Nanni Moretti darà vita nel suo film successivo Ecce Bombo, una polemica che vede al centro di tutto l’attore precedentemente nominato.

Sempre in questo film si inimicò la Regista Lina Wertmuller per aver espresso il giudizio su Pasqualino Settebellezze, film del 1975 che vede come protagonista un giovanissimo Giancarlo Giannini.

Leggi anche: Ecce Bombo – Il giovane Nanni Moretti

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