
Spiderman Homecoming.
Quando il film inizia, siamo catapultati nella vita del giovane liceale Peter Parker, che ha appena vissuto l’esperienza più sensazionale della sua vita: ha preso parte, nelle vesti di Spiderman, allo scontro all’aeroporto di Lipsia, reclutato da Tony Stark, come abbiamo ammirato in Captain America – Civil War.
Tuttavia, Peter rischia di rimanere deluso; sono infatti passati due mesi da quell’evento, e non è stato più chiamato o considerato, dall’assistente di Tony, Happy. Inoltre, una minaccia per anni silenziosa si rivela la vera prova di maturità: l’Avvoltoio è il nemico di cui Peter ha bisogno per dimostrare al signor Stark di essere pronto per le questioni da adulti, e non essere un semplice eroe di strada.
Tom Holland veste benissimo la calzamaglia di questo nuovo Spiderman, sia in senso figurato che letterale: il suo passato da ballerino gli permette infatti di essere quel ragazzo mingherlino abile nel fare acrobazie di ogni genere. Dal punto di vista del ruolo in cui si è calato, questo è senza dubbio lo Spiderman cinematografico che più incarna l’idea dell’eroe di strada: «Il tuo amichevole Spiderman di quartiere» .
Vediamo infatti come il supereroe girovaghi tra le villette di periferia e mai tra i grandi grattacieli di New York, e soprattutto come la sua quotidianità sia risolvere e sventare piccoli crimini come furti o rapine. Da ciò deriva la sua inadeguatezza iniziale nel combattere un super-criminale come l’Avvoltoio.
Proprio il villain del film, interpretato da un magistrale Michael Keaton, sembra essere il personaggio più riuscito. Il modo in cui è presentato fin dall’inizio permette al pubblico di empatizzare con lui. Sembra infatti essere un paladino della lotta poveri contro ricchi, poteri forti contro poteri deboli.
Il suo intento, quello di arricchirsi illegalmente attraverso la vendita della tecnologia aliena reperita dopo la battaglia di New York, lo rende talmente determinato dal non porsi il problema di dover uccidere qualcuno per raggiungerlo. L’Avvoltoio è un cattivo di cui comprendiamo le motivazioni alla base e che disprezziamo per gli obiettivi che si pone, e proprio per questo contrasto funziona: considerati gli altri cattivi dei film del Marvel Cinematic Universe, si tratta di merce rara.
Coinvolgente è anche il rapporto tra Peter e Tony Stark, interpretato al solito da Robert Downey Jr.
A parte nel momento di massimo climax della storia, le scene che i due condividono sono anche le più simpatiche (superiori alle innumerevoli battute fra Peter e la sua spalla comica Ned che, come spesso accade nei film dell’MCU, finiscono per essere troppe e quindi forzate).
Interessante è infatti il ruolo di Tony Stark come mentore/padre di Peter (anche considerando la quasi totale assenza di zia May in questo senso), con tutto il contrasto che una figura del genere può rappresentare paragonata all’attitudine di Stark. Eppure, notiamo un Tony più accorto e prudente dopo gli eventi di Civil War, preoccupato per ciò che Peter può diventare. Questo nuovo Tony Stark (ulteriore evoluzione di quello che conosciamo a partire da Iron Man 3) è il giusto traghettatore verso i decisivi eventi di Infinity War.
Dal punto di vista tecnico, Jon Watts fa un buon lavoro di direzione e gira alcune scene d’azione davvero interessanti. Purtroppo però, non è stata felice la scelta di girare le scene di scontro finali nel buio totale, cosa che ha creato confusione e ha fatto perdere il pathos necessario in questi momenti. Se si pensa a Spiderman Homecoming, inoltre, non può non venire in mente la parola “colorato”. Il film infatti ha delle tonalità che ci collegano all’idea di giovinezza, imprudenza e pizzico di follia di cui è dotato il protagonista.
La fotografia, seppur non costantemente, si integra con questi colori fornendo notevoli colpi d’occhio (penso alle scene a Washington) che non sono sempre segno di situazioni speciali, ma possono anche rappresentare la quotidianità di Peter, come il momento in cui osserva la strada dal balcone di un palazzo al tramonto. Delle musiche, va sicuramente segnalata la famosa canzoncina dell’arrampicamuri che fa da sottofondo al logo dei Marvel Studios, una trovata che cerca di unire il vecchio con il nuovo.
Possiamo dunque dire, senza timore di smentita, che Spiderman Homecoming è un buon teen-movie, che condivide il tono leggero di altri film dell’MCU ma se ne distacca perché è più un’introduzione a qualcosa di nuovo che un collante con altri film.
Non facciamo, infatti, nessun passo verso Avengers – Infinity War, cosa che probabilmente accadrà invece nel prossimo film dell’Universo, Thor – Ragnarok.
Non molti difetti, è confezionato per un pubblico più giovane persino del solito standard Marvel/MCU, in totale armonia con il riferimento distributivo della Disney.
Tuttavia, gli appassionati del personaggio o di questo enorme franchise, quale che sia la loro età, non possono perderselo.




