[La Folle Sofferenza di Lars Von Trier]
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Lars Von Trier si mostra nel tragico, si concede nella trilogia, si esprime nell’unico modo che egli conosca, il Cinema.
La trilogia, della Trilogia del Cuore d’Oro, nasce in un momento particolare per l’evoluzione dell’arte di questo regista. Inizia nel 1996 con il celebre Le onde del destino che gli spalancano le porte e i cuori di Cannes, continua due anni più tardi con il tanto discusso Idioti, e si conclude sulle note di Dancer in the dark nel 2000.
Queste opere cinematografiche sono profondamente segnate da un voto di castità che Lars Von Trier, insieme ad altri registi, firmò nel 1995: Dogma 95.
Questo progetto artistico promuove l’idea di girare film in modo estremamente minimalista con la finalità di permettere la manifestazione della verità nei piccoli angoli della realtà quotidiana, della nostra realtà: quella che incontriamo nella strada per tornare a casa, in uno sguardo fugace con uno sconosciuto, in un ricambiato sorriso. Lars Von Trier ci vuole mostrare la realtà così come i nostri occhi abitualmente la vedono, c’è quindi un’assoluta assenza di luci o filtri, di colonna sonora o scenografia, il tutto rigorosamente ripreso con una camera a mano.
Questo perché per Dogma 95 il cinema non è illusione, e non vuole che lo spettatore si possa perdere nel fascino della grande tecnologia. In questo modo emerge l’autenticità dai veri personaggi e dalle ambientazioni, che anche nel loro semplice essere reale hanno tutto un mondo pronto da mostrare. Idioti è la perfetta espressione di questa ideologia artistica, mentre gli altri due film in questione posseggono alcune caratteristiche del movimento, ma mantengono anche una classica linea filmica.
Lars compie una trilogia non caratterizzata da una continuità narrativa, poiché i personaggi, vivendo in luoghi e tempi diversi, raccontano la propria personale storia. I tre protagonisti, o meglio protagoniste, perché sono tutte figure femminili, sono soggetti completamente diversi l’uno dall’altro. Hanno radici diverse, pensieri diversi, corpi diversi, eppure hanno un cuore comune, un cuore d’oro. È come se qualcosa le accomunasse, come se un’essenza ultraterrena avesse sentito il bisogno di farsi reale, di tramutarsi in materia. Ma è come se una sola persona non bastasse, come se questa essenza necessitasse di tre cuori per divenire tangibile nel mondo.
Queste tre vite, che danzano con una realtà l’una diversa dall’altra, prendono decisioni che hanno un’assonanza, come se in alcuni momenti della loro vita queste tre donne fossero in realtà una sola. Mondi diversi, corpi diversi, menti diversi, eppure un medesimo cuore.
La storia che l’autore danese vuole raccontare è quella di uno scontro, uno scontro tra l’ideale e il reale, tra la leggerezza dell’essere e la crudeltà del mondo. La bontà di questi personaggi si scontra brutalmente con la tragicità di un mondo totalmente disinteressato dalla volontà e benessere dei singoli.
Tutte le vicende delle tre figure femminili si vestono di panni tragici, poiché accadono eventi capaci di abbattere la vita di chiunque, eventi però assolutamente ingiustificabili, che semplicemente accadono, come fossero una punizione divina. Senza ragione ne motivazione, la tragedia incombe sulla vita di questi personaggi, solo apparentemente fragili, che affronteranno l’inesorabilità della vita con un atteggiamento ingenuo ed infantile, perché ancorato a quella leggerezza e purezza cara solo ai bambini non ancora macchiati dal nostro mondo.
Bess, Karen e Selma, sono deboli poiché distanti dalla malvagità di una realtà che esse non vogliono ammettere, ma al contempo molto forti perché hanno il coraggio di lottare per un ideale, un ideale che semplicemente, ma forse non così semplicemente, è genuinamente buono.
Le Onde del Destino – Bess
«Lei per te farebbe tutto Jan. Non gliene importa niente di se stessa. Per te farebbe tutto, e soltanto per farti sorridere.»
Sulle coste scozzesi, dove si infrangono le imprevedibili onde oceaniche, nasce un amore. Un amore tra Bess, una giovane donna emotiva, e Jan, un operaio petrolifero, reso autentico dal successivo matrimonio, nonostante il parere contrario di una comunità che difficilmente accetta l’ingresso di un forestiero.
Bess ama Jan con tutta se stessa, è come se avesse trovato nella relazione con lui il canale di espressione della propria essenza. Il loro è un amore quasi morboso nel suo esser dipendente, ma al contempo genuino nel suo esser puramente disinteressato. Ma ecco che la tragicità del destino, proprio come un’onda, colpisce la vita di Bess.
Un giorno Jan rimane vittima di un incidente sul lavoro che lo condannerà ad essere paralizzato per sempre. Jan si rende conto che non potrà avere mai più rapporti con la moglie, quei loro rapporti in cui l’amore era come se riuscisse a permettere la fusione tra anima e corpo dei due innamorati. Chiederà a Bess di fare l’amore con altri uomini, così poi da raccontarglielo nei dettagli per rivivere quelle sensazioni che non potrà più esperire. L’obiettivo sarà ricreare quel legame quasi spirituale che erano stati in grado di vivere, ricordare dell’amore per rimanere insieme.
Seppur con qualche esitazione, Bess decide di assecondare la volontà dell’amato, essendo però consapevole che in questo modo lei non farà l’amore con sconosciuti, lei lo farò con Jan, e così lo potrà salvare dalla morte.
Abbandonata ed emarginata dalla comunità, Bess, per un eccesso di amore, si scontra con un destino tragico ed immotivato perché assolutamente non meritato. La bontà di Bess affronta un mondo che si infrange sulle sorti di chiunque, anche di chi il cui unico scopo è donarsi per amore, anche di chi ha un cuore d’oro.
Idioti – Karen
– Io, vorrei poter capire… vorrei soltanto…
-Che cosa vorresti capire?
-Perché… perché io mi trovo qui.
-Forse perché hai un piccolo idiota dentro che vuole venire fuori e stare un po’ in compagnia. Non credi?
Idioti rappresenta la vera espressione della volontà del progetto Dogma 95, ne rispecchia tutte le regole e si espone come autentico manifesto di tale poetica. Il tutto è più che esplicito, infatti la visione del film risulta disorientante poiché caratterizzata da una camera in continuo movimento, spesso sfuocata, con gli operatori nell’inquadratura o il microfono che compare dall’alto. Tutto palesemente esplicito nel suo dichiararsi, riuscendo così a raggiungere l’obiettivo: cogliere l’infinita bellezza e le verità nascoste dell’istante.
La storia narra di un gruppo di giovani danesi che decidono di essere idioti, di concedersi e abbandonarsi all’essenza dell’idiozia attraverso l’espressione di quella purezza e spontaneità tacitata dagli obblighi morali di una società civile opprimenti e omologante. Essi vivono in comune passando il tempo a fare scherzi alle persone normali, così da far prendere coscienza loro dell’assurdità dei confini delle convenzioni sociali.
La depressa Keren, anch’essa condannata ad un inguaribile destino poiché traumatizzata dalla morte del figlio, si trova catapultata in questo mondo di idioti che inizialmente rifugge, ma che poi finisce per accettare, trovando in questo gruppo un canale di espressione e libertà interiore. Karen finisce per comportarsi da idiota per espiare il malessere esistenziale.
L’obiettivo dell’essere idiota, ossia del vivere con una sola regola che comanda l’assenza totale di regole, sarà quello di ribellarsi ai valori della borghesia e recitare la parte di disadattati in vari momenti tipici della società moderna. Bisognerà essere il proprio idiota interiore, permettere all’assoluta espressione di sé di manifestarsi e distruggere ogni confine che limiti la nostra irrazionalità. Ottenere tale consapevolezza equivale a prendere più coscienza di quello che accade, a imparare a conoscere quel piccolo capriccioso ed infante idiota dentro di noi, a tentare di essere un po’ più felici.
Dancer in the Dark – Selma
«Ho visto quello che ero e so cosa sarò. Ho visto tutto: non c’è più niente da vedere.»
Selma è una madre immigrata cecoslovacca che lavora in una classica fabbrica americana. La sua vita oscilla tra la frequentazione di un teatro, il lavoro e il mantenimento del figlio. Conduce una vita complicata, una vita che non ha meritato, ma che è costretta a mantenere. Il tragico decide di non abbandonarla, e anzi, senza nessun apparente motivo, decide addirittura di scagliarsi come un’onda contro di lei.
Selma sarà affetta da una malattia degenerativa che la porterà in poco tempo alla cecità completa, impedendole così di lavorare. Ciò non le consentirà più neanche di recitare e ballare, non le permetterà di dedicarsi alla sua più grande passione: i musical hollywoodiani. Per Selma proprio la musica e il ballo sono l’unica via di fuga da una realtà troppo crudele per essere vera, l’unica luce che tenta farsi spazio in una danza di sola oscurità.
Ma, come se il destino non avesse condotto la vita della protagonista già troppo nell’ombra, si scopre che la malattia è ereditaria, condannando così anche il figlio innocente.
Dancer in the dark venne definito dall’autore un anti-musical, perché scardina tutti i canoni del classico genere. Lars Von Trier mostra la totale asimmetria del mondo reale, caratterizzato dalla crudeltà e malvagità dei vari personaggi e da una ripresa ultra-realistica con la camera a meno, con il mondo immaginato dalla povera Selma che quando canta e balla le si mostra come idilliaco e semplicemente felice.
Lo spettatore si trova condannato ad immedesimarsi con le sorti della protagonista, vivrà un destino che diviene sempre più tragico, amplificato dalla genuina bontà di Selma che con la sua gentilezza, il suo altruismo e abnegazione, viene schiacciata della perfidia umana.
Lei, eroina dei musical, scopre l’assenza di colori sgargianti, di palcoscenici o di alcun lieto fine, poiché c’è solo il mondo reale, con operai, malattie genetiche e poliziotti che ti derubano tutti i risparmi necessari per salvare la futura vita di tuo figlio.
Quella di Selma sembra essere una favola senza alcun lieto fine, alcun principe azzurro o alcun “vissero felici e contenti”. La sua bontà quasi fiabesca verrà annientata dal mondo reale, condannando una forse ingenua sognatrice dal cuore d’oro all’angosciante alienazione del sogno americano.
La trilogia del cuore d’oro di Lars Von Trier narra la storia di tre figure femminili che, come per una punizione divina, vengono condannate al tragico, ma anche in questo luogo il loro cuore d’oro riesce comunque a farsi strada, a trovare uno spiraglio di luce al quale aggrapparsi per muoversi nell’ombra. Lo svolgersi degli eventi condurrà le protagoniste ad una catarsi, riuscendo così a raggiungere il proprio obiettivo: chi a salvare la vita del proprio figlio, chi quella del proprio amato e chi la propria.
Bess, Karen e Selma sono creature pure, ingenue e buone, come fossero fuoriuscite da una fiaba, che faticano a sopravvivere in una società egoista che mira a distruggere ogni principio di innocenza.
Bess, Karen e Selma sono delle idiote, delle danzatrici nell’oscurità che vengono travolte dalle onde del destino.
Bess, Karen e Selma sono dei cuori d’oro.