- RETROSPETTIVE D'AUTORE: LARS VON TRIER - INTRODUZIONE ALLA RUBRICA.
Il danese Lars von Trier è uno fra gli autori del cinema contemporaneo che più ha diviso la critica con i suoi film. Provocatore dentro e fuori dal set, von Trier ha firmato autentici capolavori, mietendo premi soprattutto al festival di Cannes e non rinunciando mai ad una poetica e ad un’estetica assolutamente originali e all’insegna della continua ricerca espressiva. Regista particolare, dal carattere sperimentale, provocatorio e trasgressivo. Un grande visionario, qualificabile tra i maggiori esponenti del cinema europeo degli ultimi decenni.
Stile cinematografico
I primi lavori di Lars von Trier sono caratterizzati da un esasperato formalismo ed evidenti ricercatezze stilistiche, per lo più di carattere espressionista. L’abilità del regista sta nel saper unire storie interessanti con uno stile di vita visionario ed eclettico. Quasi in contrapposizione, le opere successive privilegiano un linguaggio sporco, dalle apparenze amatoriali, fatto di traballanti movimenti di macchina a mano ed evidenti sgrammaticature di montaggio.
Attratto da situazioni limite, spiritualista ed antirazionalista, attento al rapporto tra verità e finzione, innovatore nelle forme e talvolta ermetico e ambiguo nei contenuti, von Trier impone un’apparente difficoltà a cogliere un filo conduttore nelle sue produzioni. È ricorrente infatti, l’utilizzo della trilogia come strumento per mettere in relazione storie idealmente affini tra loro.
Lars von Trier è solito infatti costruire le proprie storie attorno a grandi tematiche che fungono da fulcro narrativo centrale che le pone in stretto collegamento tra loro. Tematiche che spesso rispecchiano la personalità del regista, le sue sensazioni, il suo stato d’animo. I tratti che accomunano queste pellicole infatti, non sono solamente tematici, ma anche stilistici. Spesso alcune sequenze vengono presentate in bilico tra realtà e immaginario grazie all’utilizzo dell’ipnosi come artificio narrativo, cercando di mascherare quella che di fatto è la vera indagine di von Trier in queste opere: l’esplorazione della natura intrinseca dell’uomo.
I personaggi portati in scena, sono quasi sempre donne. Donne sole, che devono scontrarsi con il mondo intero. Ed è qui, attraverso ogni personaggio, che viene fuori la verità sul genere umano, caratterizzato da un unico sentimento: sofferenza. senza il dolore le vicende di questi personaggi complessi non sarebbero tali. Tutte le donne di Lars von Trier soffrono e tutte hanno sofferto: Von Trier usa il dolore come arma creativa sulle sue protagoniste, spingendole al limite e portandole all’esasperazione. Sottoponendole, però, costantemente a un processo di trasformazione da vittime a carnefici.
E non è forse questa la chiave della vita? Scoprire se stessi, dopo aver sofferto.
Dogma 95
Sulla base di questo, von Trier, lancia nel 1995, insieme al collega Thomas Vinterberg, il controverso movimento cinematografico Dogma 95. Seguendo alcune regole delineate in un manifesto, questa corrente ha alla sua base l’idea di proporre un cinema “puro” che ha come scopo quello di restituire la verità. Il regista vuole portare sullo schermo il suo pensiero. L’idea è che “l’istante sia più importante del complesso”, ciò che deve emergere nelle sue opere è lo stato d’animo. Scenografie, colonne sonore e luci artificiali non sono previste nella realizzazione di un film: tutto deve essere girato senza oggetti di scena e solo con la macchina a mano. Niente trucchi ed effetti speciali, il manifesto propone una sorta di voto di castità. Von Trier tuttavia produce solo una pellicola che aderisce pienamente a queste regole (Idioti nel 1998).
Regista al quale piace molto far parlare di se, controverso ma geniale, ha contribuito con una grande influenza sul mondo del cinema. Speriamo possa regalarci ancora molte altre perle.