Il Cinema, l’Arte che si manifesta come il connubio di tutto ciò che è arte, possiede la disarmante capacità di cogliere, immaginare, riproporre il reale con tutte le sue sfaccettature. È pura arte visiva, ma riesce a inglobare l’onirica esperienza che regala la Musica. I due, insieme, creano un mondo nel quale c’è la possibilità di perdersi perché tanto vicino alla realtà che conosciamo.
Per la Musica è differente, seppur essendo un’arte a sé stante. Questa non ha l’ardire di cogliere il mondo e le sue possibilità in quanto tali. La Musica dona una percezione diversa, forse più alta, tanto che spesso permette di esperire sensazioni nuove, di sfociare nel metafisico.
Due arti, due esperienze, due mondi.
Eppure, molto spesso, musicisti e cantanti percepiscono un’interiore necessità di mostrarsi nel modo più autentico possibile, seppur sempre dietro i volti di un ruolo. Ed ecco che entrano nel mondo del Cinema. Alle volte il fatto di mostrare al pubblico solo una parte di sé, benchè dalla potenza infinita, come la voce, non è più abbastanza. Alle volte c’è l’incessante necessità di svelarsi al mondo completamente, attraverso la voce, il movimento, l’aspetto. E quindi, ecco il Cinema.
Nella storia della Settima Arte moltissimi famosi musicisti iniziarono a recitare, a farsi dirigere, a mostrarsi. Oggi continua ad accadere, infatti all’attuale Mostra del Cinema di Venezia, la cantante Lady Gaga si disvela attrice. Seppur fosse già stata in un set, copre il suo primo ruolo da protagonista nel film A Star Is Born, firmato Bradley Cooper.
Autori del calibro di Bob Dylan, considerato scrittore oltre che musicista, si son improvvisati autentici attori. Il cantante statunitense, scelto per scrivere la colonna sonora, venne diretto dal dal regista Sam Peckinpah in Pat Garrett & Billy the Kid.
Il polistrumentista Tom Waits veste la maschera di Mr. Nick il Diavolo in Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo. Oltre a girare, insieme all’iguana del punk Iggy Pop, il poliedrico Coffee and Cigarettes di Jim Jarmusch, sarà nel prossimo attesissimo film dei fratelli Coen, anch’esso presentato a Venezia, The Ballad of Buster Scruggs.
E come potremmo dimenticarci dell’amico di Iggy, il grande Duca Bianco. David Bowie. L’autore inglese, che volle esprimere sé stesso in quanti più modi il suo corpo e la sua mente gli consentissero. Tra questi ebbe anche la possibilità di essere un grandissimo attore, tanto da prendere parte ad una ventina di opere cinematografiche.
Ebbe la possibilità di lavorare con registi del calibro di David Lynch in Fire walk with me. Per non parlare di Christopher Nolan che lo volle assolutamente dirigere (leggi anche Nolan – Il regista che trascende i generi). Quest’ultimo lo scritturò per interpretare il ruolo di Nikola Tesla in The Prestige (leggi anche: The Prestige – il Manifesto della Poetica Nolaniana), ruolo attribuibile a lui e lui soltanto, tanto che se non lo avesse accettato il regista avrebbe rimosso il personaggio dalla trama.
La lista si potrebbe fare infinita, Musica e Cinema si intrecciano inevitabilmente. Potremmo citare Mick Jagger, Jared Leto, Frank Sinatra, Madonna, Lenny Kravitz. Come abbiamo detto, la lista è lunga.
Chi mi piacerebbe citare invece, perché più si abbraccia al concetto iniziale, è il rapporto che ebbe la cantautrice islandese Björk con il cinema. In particolare quello di Lars Von Trier, attraverso l’opera Dancer in the Dark.
L’autrice, che inizialmente doveva solo essere compositrice, venne convinta dal regista ad interpretare la protagonista nella sua pellicola. Una giovane cecoslovacca che oltre a dover affrontare le sventure di madre immigrata negli Stati Uniti, lotterà contro un mondo a lei ostile. Lotterà insieme al figlio contro il tragico destino che, manifestandosi come una malattia genetica, li attende.
Dancer in the Dark fu la prima vera apparizione di Björk nel cinema, ma questa si rivelò anche l’ultima. Sebbene sia stata vincitrice del premio di miglior attrice al Festival di Cannes nel 2000, decise che non avrebbe mai più recitato.
Forse il difficilissimo rapporto con il destabilizzante Lars Von Trier l’ha fatta scappare dalle telecamere cinematografiche. Si dice che spesso sparisse per diversi giorni dal set, per poi riapparire ed insultare il regista per i suoi modi moralmente discutibili. Non è così assurda come risposta visto che Nicole Kidman, dopo aver recitato in Dogville (leggi anche: Dogville – Una Parabola Nichilista), dichiarò di non volere mai più lavorare con Lars Von Trier.
Ma forse per un cantante, che rivela al mondo esclusivamente una propria modalità d’essere come la voce, esporsi a tal punto da svelare a tutti gli spettatori l’intera propria modalità d’essere come nel cinema, può essere destrutturante. Essere attore significa mostrare al mondo il proprio Sé, il volto, le imperfezioni fisiche, gli inesprimibili difetti. Significa donare tutto sé stesso all’Altro, spogliarsi di fronte all’ignoto.
Ciò può condurre all’inevitabile rigetto di questa propria manifestazione, per rimanere in un luogo più sicuro, più conosciuto, meno esposto, ma non per questo meno importante.
Forse questo è successo a Björk in Dancer in the Dark (presto arriverà un articolo), forse no. Forse succederà a Lady Gaga, forse no. Rimane comunque una tangibile e profonda possibilità, perchè accade che il musicista abbia la necessità di essere cinema.