Il regista Mauro Russo Rouge, profondamente ancorato a una realtà che necessita di essere raccontata, con Ira firma il suo terzo lungometraggio presentato in anteprima venerdì 1 novembre 2019 al Ravenna Nightmare Film Fest.
«Avevo fame di realismo»
(Mauro Russo Rouge)
Questo film narra di uno sguardo ricambiato, uno sguardo tra due ragazzi soli, accompagnati unicamente dalle loro stesse ombre e capaci di dialogare esclusivamente con i propri demoni. Un fuggevole e metaforico sguardo, tra una prostituta e un giovane che lavora al mercato della città, è l’incipit di questa storia.
L’autore, attraverso delle inquadrature strette e con una cinepresa che non abbandona mai il percorso esistenziale dei due personaggi, non ne rivela immediatamente la totalità, ma ne mostra i sorrisi, le smorfie, i battiti di ciglia, le risate, i respiri; conducendo lo spettatore in un cammino di pura scoperta. Tuttavia, tale processo avviene tanto per il pubblico quanto per l’autore stesso. Questo film, in realtà, non è nato e nemmeno pianificato, ma si è costruito intraprendendo una strada che Russo stesso ha scoperto solo camminando. Il regista, infatti, senza alcuna idea o sceneggiatura prestabilita, ha incontrato per puro caso coloro che divennero i due protagonisti, non essendo attori, ma persone normali e ordinarie senza alcuna ambizione artistica, a cui l’autore solo in una seconda fase ha fatto indossare le vesti dei propri personaggi. Iniziò così a pedinarli, svelando una possibile storia che sottesa si nascondeva nella trama della loro più sincera e innocente quotidianità. A seconda del regista, che è anche fotografo, montatore e (non) sceneggiatore, “seguire i protagonisti ha contribuito all’eliminare ogni filtro per dare al film un respiro autentico e reale il più possibile”.
Da queste profonde premesse, il regista ha potuto romanzare e manipolare la vicenda, ed è così che emerge quasi spontaneamente la storia di Ira. Tuttavia, sono le immagini e i silenzi a narrare il racconto, mostrando come i due protagonisti siano delle anime perse, degli sguardi che vagano alla ricerca di qualcosa senza sapere davvero cosa, dei fantasmi gettati in un mondo che non riconoscono. In questo modo, traspare il malessere e il disagio esistenziale proprio della contemporaneità e di questa generazione.
Diventa centrale la scelta registica di inquadrare solo di rado la totalità dei personaggi, spesso non mostrandone il volto, cosicché non li si possa identificare come soggetti particolari, ma divengano una sorta di personalità universali. Pur non avendo un nome, i personaggi rimangono profondamente aperti all’empatia e al riconoscimento da parte dello spettatore moderno, rivelando come il minimalismo proprio del film nasconda un fondamentale universalismo. Non sappiamo niente di loro, se non del loro amore, della speranza nata dall’incontro tra due solitudini. E così che, a partire da questo sguardo ricambiato, qualcosa nei due cambia.
In questo senso, la caratterizzazione dei personaggi è sospesa, non è ancorata a uno specifico spazio essendo l’ambientazione non contestualizzata, come lo è invece rispetto a uno specifico tempo. Come sostiene l’autore, “Ira è lo specchio riflettente di un malessere dilagante”, essendo una storia che potrebbe essere narrata in tutte le città italiane, ma è una storia frutto della contemporaneità più tragica e spietata. Il film non è un inno all’ira, ma un racconto sincero, realistico, crudo, doloroso, e drammaticamente vero; poiché si sa, la verità fa male.
I due personaggi, sommersi in un mare di ira, frustrazione e umiliazione, annegano nelle acque di questo malessere esistenziale, ma incontrandosi è come se si ricordassero come nuotare, riuscendo ad emergere e uscire da quella bolla di alienazione propria della contemporaneità.
Il regista Mauro Russo Rouge, ideatore e direttore artistico del Torino Underground Cinefest, apre semplicemente i propri occhi e vede un mondo che fatica a riconoscersi, dove l’ira regna sovrana e l’innocenza viene calpestata, facendo però emergere un barlume di speranza.
Ira, che uscirà nelle sale italiane a partire da martedì 5 novembre 2019, è un importante rappresentante del cinema indipendente italiano, essendo riconosciuto anche a livello internazionale. Il film, infatti, è stato ufficialmente selezionato alla 42esima edizione del Denver Film Festival, uno dei maggiori festival americani.