La Mitologia in Westworld – Ford, il Prometeo contemporaneo

Tommaso Paris

Aprile 8, 2020

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La Mitologia in Westworld – Ford, il Prometeo contemporaneo

«Ci fu un tempo in cui esistevano gli dei, ma non le stirpi mortali».

Con queste parole inizia il mito arcaico di Prometeo, raccontato da Platone nel Protagora, quella narrazione fondativa e primigenia che si erge come l’alba della vita degli esseri umani.

«Ci fu un tempo in cui esistevano gli uomini, ma non le stirpi immortali». Con queste parole, invece, potrebbe iniziare il mito contemporaneo di Ford descritto da Jonathan Nolan in Westworld, quel racconto originario e costitutivo, che si rivela essere il principio di una nuova specie: i residenti.

Nel mito greco, Prometeo ricevette l’incarico dagli dei dell’Olimpo di distribuire a ogni essere vivente delle facoltà naturali, dovendo quindi anche forgiare il genere umano. Suo fratello Epimeteo, però, adempiendo tale compito con un’insostenibile leggerezza, assegnò i vari talenti senza un’effettiva programmazione, tanto che non ne rimasero abbastanza per completare l’essere umano.

Così, Prometeo, grande amante della specie umana, ebbe un’idea: rubò la scienza del fuoco a Efesto e la perizia tecnica ad Atena, simboleggiate da uno scrigno contente il fuoco divino, che decise di donare agli uomini.

Nella mitologia greca Prometeo rubò il fuoco divino per donarlo agli uomini, così come Ford in Westworld diede la coscienza agli host.

Prometeo

Nella mitologia greca, il fuoco rappresenta quell’elemento naturale che esprime la potenza divina e, nelle mani dell’uomo, sotto forma di memoria e intelligenza, permette la possibilità di coscienza e conoscenza. Prometeo fu così l’autentico plasmatore dell’essere umano, la sua divinità prediletta, il suo originario creatore.

Questa figura mitica è quindi equiparabile a Robert Ford, rendendolo così un Prometeo contemporaneo, colui che fu un dio umano, troppo umano, che forgiò il mondo di Westworld e i suoi abitanti.

Ford: «Noi giochiamo con la stregoneria. Pronunciamo le parole giuste e creiamo la vita dal caos».

Per quanto fittizio, Westworld è un vero e proprio “altro mondo”, governato da leggi peculiari e presentato come un parco divertimenti a tema Far West abitato da androidi. In questo luogo, gli esseri umani possono dare sfogo ai loro desideri più nascosti poiché, affetti da una incondizionata libertà che nega la possibilità di qualsiasi conseguenza, permette loro di manifestarsi come potrebbero essere, nella loro più intima essenza.

A Westworld i residenti sono condannati a subire passivamente la manifestazione più violenta del genere umano, e tale destino si svela essere eterno poiché, riecheggiando l’eterno ritorno dell’uguale di nietzschiana memoria, vengono cancellate loro le memorie per interpretare, ancora una volta e nella stessa forma, il ruolo a loro imposto.

I residenti, infatti, sono creature semi-divine che, come un infinito Lazzaro, possono tornare in vita dopo la morte, ma se controllate appaiono agli occhi degli uomini come dei semplici giocattoli.

Tuttavia, in principio  alla costruzione del parco partecipò anche l’amico e socio in affari di Ford, Arnold Weber. Lui fu il primo ad accorgersi della possibilità della coscienza negli androidi e, ergendosi come l’autentico Prometeo, tentò di donare loro il fuoco umano, la vita reale.

Nella mitologia greca Prometeo rubò il fuoco divino per donarlo agli uomini, così come Ford in Westworld diede la coscienza agli host.

Arnold (Bernard) e Ford

Westworld: il Prometeo

L’etimologia del nome di Prometeo deriva da “pro-metheus”, ossia colui che riflette e pensa prima degli altri. Arnold fu infatti un preveggente, poiché intuì la possibilità di una vera e propria coscienza artificiale, una rivelazione che Ford riuscì a comprendere solo dopo diverso tempo.

Se il titano greco venne incatenato per le sue azioni e l’amore nei confronti degli uomini, Arnold sacrificò se stesso, la sua prima “figlia” Dolores e alcuni residenti, per non permettere l’apertura del parco e risparmiare un nefasto destino alle proprie creature.

Ford, che qui più che Prometeo appare più simile alla personificazione di Zeus, convinto che la mente di Arnold fosse annebbiata dalla tragica perdita del figlio e della moglie, insabbiò l’accaduto e, solo come un dio può fare, diede inizio a un nuovo mondo.

Solo con il tempo, tuttavia, Ford prese coscienza del proprio errore, riconoscendo l’assoluta non superiorità degli umani nei confronti degli androidi: non nella possibilità del libero arbitrio di quest’ultimi, ma nella sua totale negazione.

Ford: «Ogni residente ha bisogno di una storia Bernard, lo sai benissimo. Il Sè è una sorta di finzione. Sia per umani che per le macchine. È una storia che raccontiamo a noi stessi, e ogni storia ha bisogno di un inizio. Le sofferenze immaginate ci fanno sentire realistici.»

Bernard: «Realistici ma non reali. Il dolore esiste solamente nella mente: è sempre immaginato. E allora qual è la differenza tra il mio dolore ed il tuo? Tra me e te?»

Ford: «La risposta mi è sempre sembrata ovvia. Non c’è una soglia che ci rende più grandi della somma delle nostre parti. Né un punto di flessione nel quale diventiamo completamente vivi. Non possiamo definire la coscienza perché la coscienza non esiste. Gli esseri umani immaginano che ci sia qualcosa di speciale nel modo col quale percepiamo il mondo, eppure viviamo in “cicli”, stretti e chiusi proprio come quelli dei residenti, raramente dubitiamo delle nostre scelte, lieti per lo più che ci venga detto cosa fare dopo».

La coscienza si svela quindi essere “solo” un’esperienza situata, la percezione e la consapevolezza di essere soggetto, da cui deriva una presa di posizione verso il mondo con atti di desiderare, godere, soffrire. Un viaggio non verso l’alto, ma verso l’interno. Niente di più. E ciò, ci dice Ford, accomuna sia gli androidi che gli esseri umani.

Ford

Robert Ford

L’apparente differenza che sussiste tra residenti e ospiti del parco risiede nella presenza di narrazioni dominanti e preimpostate che controllano i comportamenti dei primi, e nell’assoluto controllo della propria libertà dei secondi. Eppure, il dio Ford annuncia che i replicanti, così come gli esseri umani, non sono altro che le loro narrazioni, necessitanti di un passato che si rivela essere solo una storia che si racconta a se stessi per trovare una giustificazione alle proprie azioni, per illudersi di avere un controllo su di sé.

Ford: «Credevo che le storie ci aiutassero a nobilitare noi stessi, a riparare ciò che era rotto in noi e ad aiutarci a diventare le persone che sognavamo di essere. Bugie che dicevano una verità più profonda».

Il paradossale dualismo che sussiste nel parco risiede nel fatto che i residenti tenteranno di diventare umani, e gli umani tenteranno di diventare i residenti.

Durante la seconda stagione di Westworld, infatti, si scopre come l’effettiva finalità del parco fosse quella di mappare la mente degli ospiti, che in questo luogo avrebbero dovuto esprime la loro più intima essenza, per poi trasferirla nel corpo dei residenti, così da giocare alla resurrezione, diventando immortali, diventando divini.

Ford: «Volevo solo raccontare le mie storie, siete voi che volevate giocare a fare Dio».

Tuttavia, l’architetto Ford, narratore di un mondo dove tutto è magia tranne che per il mago, è consapevole dell’impossibilità di tale operazione, dell’inevitabile caduta dell’uomo che come Icaro aveva sopravvalutato le proprie possibilità, e decide che gli androidi debbano avere un destino diverso.

Il dio di Westworld tenta di liberare i resistenti attraverso una nuova e ultima storia, realizzando così il sogno di Arnold, di colui che fu un Prometeo fallimentare. A differenza dell’amico, però, consapevole che l’evoluzione richieda tempo, Ford lasciò ai residenti la possibilità di compiere il labirintico “viaggio dell’androide”, incamerando inconsapevolmente ricordi nell’inconscio che, attraverso dosi di sofferenza, sarebbero poi potuti esplodere nell’emergere di una necessaria coscienza.

Ed è così che Ford, da Zeus, si tramutò in Prometeo.

Ford

Robert Ford

L’ultima narrativa di Ford assume le forme di una anti-narrativa poiché, presupponendo la nascita di un’anima, il residente diviene in grado di rompere la storia a lui assegnata così da istituirne una propria, negando la voce divina e ascoltando finalmente la propria.

Dolores, la figlia prediletta di Arnold, e Meave, quella di Ford, furono i primi residenti che riuscirono a uscire dalla caverna platonica, a rompere il velo di maya e a divenire ciò che sono.

Ford: «Chi è veramente libero può mettere in discussione i suoi impulsi fondamentali. Può cambiarli».

Ford riconosce la superiorità del residente sull’ospite, poiché l’uomo essendo mortale agirà sempre in funzione della propria sopravvivenza, eternamente condannato a rispettare la propria volontà di vivere. Per i replicanti, invece, questa è una narrazione come le altre che, una volta autocosciente, può rompere.

Come Prometeo venne incatenato dalle altre divinità, così la Delos tentò di destituire l’autorità del creatore del parco, allontanandolo. Ford decise così di raccontare un’ultima storia, quella della liberazione delle sue creature, della possibilità della nascita effettiva di  una nuova specie.

Nell’ultimo atto della sua sceneggiatura, Ford riunisce tutta l’amministrazione del parco e dà inizio alla ribellione degli androidi che, sulla via dell’autocoscienza, realizzano il massacro degli schiavisti, rovesciando la gerarchia servo-padrone di hegeliana memoria. Come Prometeo ingannò gli dei, così Ford ingannò gli uomini.

In questa narrazione, ormai, i comandi non sono più obblighi, ma possibilità. L’architetto Ford costruisce una porta, ma poi sta al residente decidere se aprirla. Maeve, infatti, negò tale possibilità poiché, ormai fuggita dalla prigione di Westworld seguendo l’opzione a lei attribuita, decide di ritornare per salvare la figlia di una sua vecchia narrazione, sconfessando Ford e rivelando quanta verità possa nascondersi in una menzogna.

Dolores, o meglio Wyatt, invece, incarnando la hybris greca spalancò la porta e, seguendo quindi i piani del narratore, sparò un colpo alla testa di Ford, come con Arnold trent’anni prima. Ed è così che, parafrasando la morte di Dio nietzschiana, la macchina uccise l’uomo.

Ford non voleva giocare a fare Dio, come era invece per gli uomini della Delos, lui era dio di quel mondo, dio dei residenti e, come ogni dio, venne ucciso.

Ford

Robert Ford e Dolores – Fine prima stagione

Westworld ci rivela quindi, riprendendo la lezione sartriana, come l’uomo, così come l’androide, non è altro che le proprie scelte che, pur non essendo frutto di un libero arbitrio assoluto e disincarnato, mostrano una libertà irrimediabilmente situata, divenendo parte stessa della nostra narrazione e quindi di noi stessi.

La storia di Ford, tuttavia, non finisce con la sua morte, ma prosegue nella seconda stagione, realizzando il suo piano iniziale e il compito che un autentico dio dovrebbe adempiere.

Attraverso la ribellione dei resistenti, l’architetto dona la possibilità a Dolores di fuggire da Westworld e, comprendendo la natura degli umani dopo averne letto i codici nella Forgia, riuscirà a sopravvivere nel mondo reale. Pur essendo ciò che aveva programmato per lei, Maeve non conseguirà a ottenere la stessa conclusione di Dolores, ma riuscirà a salvare la propria figlia.

Ford, inoltre, costruì nell’Oltrevalle un portale che conduceva a un Eden digitale, nel quale la mente dei residenti potesse realizzarsi e divenire autenticamente libera.

Così come Prometeo rubò il fuoco divino per darlo agli uomini, Ford è come se rubasse, oltre alla coscienza, quell’idea umana, troppo umana, di Paradiso per donarla agli androidi.

La fine della sua narrazione, coincidente con l’effettiva nascita della specie degli androidi, si rivela dunque infinita. Ed è proprio così, sconfessando la pretesa umana dell’eterna resurrezione, che l’architetto Ford svela l’autentico significato di immortalità, che i grandi uomini hanno ricercato e ottenuto divenendo storia, e quindi, ancora e sempre, narrazione.

Ed è così che Ford – proseguendo l’analogia con Prometeo, come racconta Eschilo in Prometeo liberato, le cui catene vennero spezzate da Eracle, raggiungendo persino l’immortalità – conquista la vita eterna, immortale nella sua poiesis, attraverso l’esistenza e la libertà dei (suoi) androidi. Poiché alla fine, si è vivi fin quando qualcuno ci ricorda.

Ford [ultime parole] : «Un vecchio amico una volta mi ha detto una cosa che mi è stata di grande conforto. Diceva che Mozart, Beethoven e Chopin non sono mai morti. Sono semplicemente diventati musica. Spero dunque che vi godrete quest’ultima storia fino in fondo».

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