TUC | Dentro il Collettivo – La quotidianità della nostra rivolta

Francesco Gamberini

Aprile 10, 2020

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Dentro il Collettivo, film vincitore del Premio del Pubblico alla Settima edizione del Torino Underground Cinefest, è un documentario diretto da Lorenzo Melegari. Il film narra la storia del Collettivo Art Lab di Parma, attraverso un’epopea a metà strada fra legalità e illegalità. Lo scopo è trovare il vero significato della lotta per i diritti civili in un’epoca in cui non si riesce a distinguere il vero conflitto da combattere.

Dentro il collettivo: la Trama

La storia riguarda il centro sociale Art Lab di Parma, la cui vita inizia nel 2011 quando un edificio dell’università viene occupato da un collettivo di studenti, dopo essere rimasto abbandonato per vent’anni. Si crea quindi un collettivo autonomo che trasforma lo spazio in centro sociale. Si vuole creare un’istituzione autonoma all’interno della città, che si dedichi a progetti più importanti e vitali per l’intera collettività. La storia di Dentro il Collettivo si sviluppa in sette anni, in ordine cronologico, dal 2011 al 2018, quando i ragazzi, protetti da questo mondo di tolleranza, si impegnano a combattere varie battaglie.

Dentro il Collettivo

Dentro il collettivo: la Poetica

Ci si chiede: da cosa nasce questo desiderio di occupare, di ribellarsi alle norme e fondare una nuova società? Nasce dall’esigenza di molti studenti di uscire da una situazione molto drammatica, da quella crisi che nel 2011 era insostenibile. Quando l’università di Parma aveva alzato le tasse e dimezzato le opportunità lavorative e i finanziamenti, al disagio si aggiunse la rabbia e molti pensarono che fu il momento di agire, di cambiare le cose. A loro si unirono poi altre persone che condividevano la nobiltà di questi principi di rivolta.

Da qui la fondazione di Art Lab e le successive battaglie che hanno portato gli studenti a combattere quelle lotte politiche che erano connaturate nella città di Parma, ma che restavano senza guerrieri pronti a parteciparvi: la battaglia contro l’ascesa degli estremisti di destra, la battaglia ambientalista contro la creazione di un inceneritore e quella più importante a favore dell’integrazione di nuove culture e del rispetto di quelle preesistenti. L’Art Lab appare come un organismo non improntato solamente alla lotta e alla distruzione, ma anche alla creazione e all’attuazione di vari progetti, primo fra tutti l’occupazione e la relativa ristrutturazione dell’ospedale Sant’Ilario, completamente dimenticato e abbandonato. I ragazzi che fanno parte del collettivo quindi mostrano quanto le loro azioni non abbiano solo una valenza polemica, ma anche un’anima rigenerativa, quindi benefica per tutta la collettività.Dentro il Collettivo

Dentro il collettivo: la Regia

Lorenzo Melegari non adotta soluzioni di compromesso. Il suo sguardo non si limita a guardare l’azione da lontano, ma vi si immerge completamente, senza risparmiarci i dettagli più cruenti di questa lotta. Il pregio di questa regia è mostrarci la quotidianità e la necessità della lotta, entrando continuamente all’interno del collettivo per mostrarci la sua dimensione più ordinaria. In questa operazione, la tecnica del found footage risulta fondamentale, in quanto permette al regista di rivedere e reimpaginare i materiali raccolti sulla storia di questo collettivo, arricchiti anche da testimonianze, fonti esterne, interviste, programmi televisivi.

Dal punto di vista narrativo, invece, il documentario segue gli eventi in ordine cronologico quindi è narrato in forma di diario; questa struttura serve per documentare il flusso dell’azione e immergere ancora di più lo spettatore nella vicenda, come se facesse parte del processo che sta vedendo. In questa sua struttura lineare, il finale aperto sicuramente spiazza, ma si rivolge alle nuove generazioni e li fa interrogare sulla necessità di ribellarsi a un potere predefinito. Ci si interroga su quale sia effettivamente il senso della lotta, il senso della protesta, il senso della ribellione in mondo che non dà risposte, ma intensifica solamente le domande.

Dentro il Collettivo

Una soggettività discutibile?

Il documentario quindi è molto ricco a livello stilistico, ma la cosa che più perplime è il fatto che la narrazione sia incredibilmente di parte. In che senso? Mi spiego meglio: è impensabile che un documentario racconti oggettivamente la realtà dei fatti, in quanto la telecamera di un regista segue sempre l’ispirazione del suo autore, il quale guarda gli eventi secondo la propria visione del mondo.

In Dentro il Collettivo, tutte le azioni compiute dai ragazzi però vengono viste attraverso un’aura quasi mitica, un’aura di eroicità per cui i membri del collettivo Art Lab sembrano essere gli unici baluardi della Libertà e gli unici detentori del Senso Civico. Solo loro sono capaci di interagire con le istituzioni molto di più degli stessi politici e rapportarsi a quali sono i veri problemi della popolazione. E, cosa più incredibile, sembrano tutti uniti nella lotta, senza alcuna divisione interna o consistenti divergenze di pensiero.

Il ritratto che Melegari fa dell’Art Lab dunque non è chiaroscurale, ma eroico. Tale ritratto si addice alla narrazione lineare, secondo il climax perseguito dal regista. Tuttavia sarebbe stato molto più interessante vedere maggiori controversie legate a questo collettivo, trovare una divergenza di punti di vista, vedere i giovani rivoluzionari dividersi o dubitare dei loro ideali. Si poteva mostrare la complessità della situazione con maggiore differenziazione e quindi con più umanità.

In conclusione, Dentro il Collettivo è un documentario coraggioso che va contro l’opinione diffusa e l’ordine precostituito della politica; per questo sarà capace di emozionare coloro che hanno vissuto in prima persona il brivido della rivolta, ma a causa di una visione di parte piuttosto netta, non riuscirà a colpire totalmente lo spettatore.

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