Casablanca è il Rick’s Café, e quest’ultimo, per coloro che ne hanno bisogno, è Casablanca. Il film di Curtiz del 1942 si è inscritto nell’immaginario collettivo degli amanti del cinema perché racconta vicende storicamente verosimili, perché le sviluppa con attenzione e complessità e soprattutto perché l’amore che sceglie di narrare contrasta inevitabilmente lo scenario politico nel quale si colloca.
Sebbene al tempo in cui la storia si sviluppa Rick Blaine sia neutrale, la sua appartenenza politica riemerge nostalgicamente quando un malvivente prova a sfidare il regime nazista di Vichy cercando di vendere due lettere di espatrio nel suo locale.
È attraversando il territorio neutrale del Portogallo che questo espatrio verso gli USA avrebbe luogo, motivo per cui il malvivente si affida a Rick per trovare un compratore affidabile, una coppia in conflitto col regime nazista, pronta a fuggire dall’inferno europeo.
Le fatalità sembrano prendere il sopravvento sulle speranze anti-naziste perché la presa ferrea del generale Strasser impedisce qualsiasi spazio di pensiero su un’organizzazione in grado di contrastare le autorità tedesche. Il giorno dopo l’arresto del malvivente, tuttavia, l’arrivo a Casablanca di Victor Laszlo con la moglie Ilsa Lund genera una ventata turbolenta, per la precedente affiliazione di Victor con la resistenza cecoslovacca.
Poiché Ilsa è stato il grande amore di Rick, Casablanca inizia in questo momento a diventare teatro di una storia calorosa, amara e nostalgica, ma profondamente simbolica: la presenza di Ilsa in città rappresenta da un lato un ostacolo per la tranquillità di Rick, e dall’altro un motivo di eccezionale riscatto sociale e individuale.
Casablanca: Non è come Parigi

Casablanca – Il flashback con Rick e Ilsa a Parigi
Rick: «Con tanti ritrovi nel mondo doveva venire proprio nel mio?»
Quello di Rick sembra essere un commento pieno di astio e rancore: difatti lo è. Uno dei passaggi più memorabili di Casablanca è il flashback che Rick ha quando pensa a Ilsa. In esso, ricordi dolci e amari del loro incontro nella capitale francese lasciano intendere che l’uomo è ancora innamorato della donna, colpevole di averlo abbandonato senza spiegazioni alla partenza del treno che li avrebbe portati lontano dai nazisti.
Ora che è con il marito Laszlo, Ilsa sembra un irraggiungibile oggetto del desiderio, che a maggior ragione diventa per Rick bersaglio di livore, rabbia e tristezza. Per Ilsa, invece, Parigi aveva rappresentato lo spartiacque dettato da una scelta: da un lato la fuga passionale e romantica con l’affascinante inglese, dall’altro la riunione con l’amato marito, l’affidabile antifascista.
L’importanza di Casablanca sta proprio nell’intensa complessità con cui questo dilemma viene caratterizzato, e se c’è qualcosa che Rick e gli spettatori sono costretti ad apprendere, questo è che Casablanca non è per niente Parigi.
Lo scenario sociale e politico della capitale del Marocco è cambiato, il nazismo e i tedeschi dettano la differenza tra giusto e sbagliato, vita e morte, motivo per cui il terreno sul quale i protagonisti si trovano a camminare è estremamente fragile.
I pericoli e il rischio sono palpabili non solo perché il comportamento di Rick è ambiguo, ma anche perché l’affiliazione del comandante Renault non è chiara: sembra francese, ma il suo modo di servire Strasser è problematico.
Il potere contrattuale delle due lettere di transito possedute da Rick diventa la misura del suo rancoroso stato d’innamoramento: innanzitutto esse per lui non hanno prezzo, in secondo luogo assaporare la vendetta su Ilsa impedendo a lei e Laszlo di partire (oppure veder partire solo Laszlo) è una tentazione troppo forte.
Victor Laszlo: l’amore e l’onore

Casablanca – Rick, Renault, Laszlo e Ilsa
Suo malgrado, Victor Laszlo in persona diventa il fattore poeticamente determinante di tutto il film: il suo scambio con Rick rivela quanto egli sia disposto nei confronti di Ilsa, amandola al punto tale da permettere a Rick di fuggire con lei, pur di saperla al sicuro.
L’onorevole amore e l’amorevole onore del leader cecoslovacco diventano quindi espedienti rivoluzionari, che cambiano il quadro della situazione sovvertendo radicalmente la prospettiva di Rick.
La sofferenza rabbiosa dell’amante di Ilsa si ammorbidisce di fronte al leale sentimento di Victor, al punto tale che decide di pianificare una strategia in grado di superare i fortissimi controlli tedeschi.
Garantire il libero passaggio verso gli Stati Uniti a Ilsa e quindi a Victor diventa adesso la priorità di Rick, che contemporaneamente ritrova la fiamma combattiva che in passato lo aveva animato.
Casablanca diventa allora il simbolo di un caotico conflitto morale, quello tra egoismo e altruismo, patria e obbedienza, che l’uomo americano inizia a condividere con il capitano Renault, che parimenti non sa da che parte schierarsi.
La fine di un amore, l’inizio di una bella amicizia

Casablanca – La scena finale
Rick: «Ilsa, le pose da eroe non mi piacciono. Ma tu sai bene che i problemi di tre piccole persone come noi non contano, in questa immensa tragedia. Un giorno capirai».
L’umanità di Rick emerge con fatica, ma alla fine emerge. Le variabili psico-affettive in gioco nel suo caso sono le stesse che ostacolano le scelte difficili di altri uomini, più o meno valorosi di lui, che spesso nella vita reale e in quella cinematografica si sono trovati di fronte a dilemmi come il suo.
L’appoggio che l’innamorato trova nella figura di Renault è decisivo, un elemento sottovalutato che rende ancor più poetico il finale di Casablanca: architettando il doppio gioco contro Strasser, Renault si rivela in fin dei conti il più ribelle del gruppo dei protagonisti, il personaggio maggiormente sfumato, a dispetto delle sue apparenze.
La scena dell’aereoporto è una delle più simboliche della storia del cinema: la battaglia interiore di Rick è tangibile, così come concreto è il dissidio di Ilsa, ormai non più così sicura di voler seguire Victor oltreoceano.
La sentimentale nostalgia che li unisce ritorna viva davanti a quell’aereo, la stessa che Ilsa aveva deliberatamente zittito lasciando Rick solo sul treno che partiva da Parigi anni prima.
Victor è lo spettatore passivo delle significative parole che il protagonista rivolge alla sua amata: parole che denotano affetto, lealtà, rassegnazione e determinazione. Un telefono e uno sparo consentono definitivamente all’aereo di decollare, a Rick di superare il rancore per un amore perduto e a Renault di recuperare il suo patriottismo.
Un amore non occupato, in conclusione, si sviluppa tra Ilsa e Rick nel momento in cui lei parte e lui resta a Casablanca: non occupato dai conflitti politici, non occupati dai pesi dell’obbligo, animato soltanto da una distillata reciprocità, che Laszlo compie sacramente, dall’alto del suo riservato onore.
Simboli su simboli, sentimenti su sentimenti convergono nella narrazione di Curtiz: quanto ci resta oggi di quel film, le suggestioni da tenere presenti sono le questioni che, rivedendolo oggi, dovremmo tornare a sollevare.