Da When They See Us a La Regina degli Scacchi, le miniserie prodotte da Netflix negli ultimi anni stanno diventando una vera e propria certezza, per la qualità dei prodotti e l’ottimo intrattenimento che offrono a ogni genere di pubblico. Nonostante non abbia riscontrato il successo delle sorelle nominate, The English Game rappresenta una vera e propria perla da scoprire.
Composta da sei episodi, The English Game narra le origini del calcio moderno in Inghilterra, attraverso le contraddizioni di una realtà storica che permettono allo spettatore di riflettere su ciò che è diventato oggi lo sport più diffuso al mondo.
The English Game: l’empatia dei personaggi
La storia narra dell’arrivo dei giocatori scozzesi Fergus Suter e Jimmy Love al Darwen FC, una squadra di operai, per provare a conquistare la FA Cup del 1879. Segretamente pagati dal proprietario della squadra, si scontrano con il disappunto dei propri compagni e con l’aristocrazia degli Old Etonians, una squadra composta da gentiluomini dell’alta borghesia londinese e capitanata da Arthur Kinnaird.
Tra i punti di forza che rendono la serie avvincente e ben strutturata, non può non essere menzionato la giusta caratterizzazione e contrapposizione dei protagonisti di questa storia.
Fergus Suter rappresenta l’uomo del popolo, capace di unire il cuore della gente con le sue giocate e profondamente connesso alla realtà operaia della comunità in cui si trasferisce.
In realtà, lo scozzese dai piedi fatati si mostra nel corso della narrazione divorato dai demoni del suo passato e fortemente credibile agli occhi dello spettatore. Suter, infatti, a fronte di un’offerta economica irrinunciabile decide di lasciare il Darwen per approdare al Blackburn.
Nonostante questa scelta lo porti inizialmente a essere contestato dalla sua stessa gente, la possibilità di salvare la sua famiglia dall’ombra minacciosa del padre nobilita la sua figura, arrivando alla sua più alta sublimazione nel momento in cui conquista il tanto ambito trofeo.
Suter, in quel momento, non rappresenta solo il capitano di una squadra che ha compiuto una grande impresa, ma incarna le vesti di un operaio che, dopo tanto lavoro, ha finalmente il riscatto personale che gli spetta.
Arthur Kinnaird incarna, invece, l’altra faccia della medaglia perché figlio dell’alta borghesia ed egli vive il calcio come una valvola di sfogo dai doveri che la sua posizione gli consente.
Da capitano della pluripremiata squadra degli Old Etonians, il giovane Kinnaird difende inizialmente gli interessi egoisti del proprio club, comprendendo poi che la sua visione del futuro di questo sport non coincide con quella dei suoi compagni.
Spinto dalla voglia di migliorarsi e di vincere solo con i giusti metodi e valori, Kinnaird si scontra con il disappunto della sua squadra e arriva a mettere in discussione tutto ciò che è stato il suo mondo in quel momento. Il suo personaggio subisce una crescita interiore che non può risultare indifferente perché l’arrivo delle responsabilità è sottolineato dalla complessità del rapporto con il padre, la famiglia, il calcio e la vita stessa.
The English Game: against modern football
Ciò che sconvolge lo spettatore è la paradossale visione del calcio, non in relazione alla sua funzione di hobby, ma strettamente subordinato al suo valore economico. Il fatto che gli operai Suter e Love vengano pagati per giocare, appare agli occhi della gente un’assoluta eresia e rappresenta addirittura un’irregolarità per la federazione.
Per il popolo il gioco è una possibilità che trascende il mero beneficio del denaro, perché lontani dalla corruzione di un’offerta maggiore si è sempre devoti ai propri colori e alla propria gente.
Tutto ciò, però, si riflette sul campo perché nasce dalla precaria condizione che investe i giocatori che, a causa della possibilità di non essere pagati, sono costretti a lavorare in fabbrica e la loro condizione fisica non risulta mai perfetta per le prestazioni. D’altra parte, infatti, i gentiluomini dell’aristocrazia inglese rappresentano il grande polo contrario alla modernizzazione dello sport e alla possibilità di vedersi portar via la loro coppa.
L’iniziale chiusura di questa casta, riflette la negatività di tutto ciò che comporta l’esclusione di alcune categorie di persone, senza però cadere nella retorica più spicciola.
Perfettamente aderente alla realtà storica che racconta, questa serie assorbe i valori che accompagnano i personaggi, attraverso un’ottima costruzione dei loro dubbi e delle loro paure. Lo spettatore viene catapultato in una realtà dove la genuinità del calcio è più forte che mai, dove non esistono contratti, vincoli e clausole da rispettare, perché l’esistenza stessa di una squadra è semplicemente l’espressione della presenza di un gruppo.
In un momento storico in cui l’industria del calcio rappresenta una vera e proprio certezza dell’economia globale, questa serie cerca di raccontare la bellezza del gioco, attraverso la riscoperta di ciò che inizialmente rappresentava per la gente, abbandonando ogni tipo di discriminazione e abbracciando ogni genere di emozione.