«È il 1966. Il più grande momento per il rock & roll britannico. Ma BBC Radio trasmette meno di 45 minuti di musica pop al giorno. Fortunatamente le stazioni radio pirata ancorate nel mare del Nord trasmettono rock e pop 24 ore al giorno e 25 milioni di persone, metà della popolazione della Gran Bretagna, ascoltano i pirati ogni singolo giorno».
(I love radio rock, Tagline)
Un’incredibile storia vera – ALL DAY AND ALL OF THE NIGHT, THE KINKS, 1964
«I believe that you and me last forever
Oh yeah, all day and night time yours, leave me never
The only time I feel alright is by your side».(All day and all of the night; The Kinks; 1964)
https://www.youtube.com/watch?v=NxDWRkCixqU
I Kinks introducono e raccontano meglio di qualsiasi altra spiegazione narrativa o battuta di dialogo il legame tra individui e oggetto del desiderio: il Rock ‘n Roll.
Il Rock ‘n Roll non è qualcosa di temporaneo, non è un passatempo e nemmeno un vezzo intellettuale, bensì un vero e proprio compagno di vita.
Un compagno che dura per sempre, da qui all’eternità.
Non soltanto per il popolo britannico degli anni che il film di Curtis racconta, ma anche per chi ha rischiato la vita pur di continuare a trasmetterlo, amarlo e condividerlo.
Richard Curtis, noto sceneggiatore e regista inglese di cinema spesso romantico o più in generale di commedia, tra cui Love Actually, Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hill, si appoggia infatti ad una storia vera poco conosciuta che chiaramente esaspera e amplia rendendola fittizia, quella della nave pirata del Rock ‘n Roll che diventa fuorilegge per scelta e per passione.
Una stazione pirata, The Boat That Rocked (titolo originale del film) che per evadere le leggi inglesi che trasmettevano solo tre canali radio della BBC e lasciavano al pop poche ore alla settimana, fu costretta a spostarsi di pochi chilometri dalla costa britannica per immergersi nelle acque internazionali, un luogo in cui la legge per le telecomunicazioni non aveva più statuto inglese ma dipendeva dal paese di origine della nave.
Il suo nome? Radio Caroline
«Questa è Radio Caroline sul 199, la vostra stazione musicale 24 ore su 24»
Parole seguite nella prima volta dall’ormai storica traccia dei Rolling Stones: Not Fade Away
Mi sono innamorato di te all’istante – THESE ARMS OF MINE, OTIS REDDING, 1964
«These arms of mine,
they are burning
Burning from wanting you
These arms of mine,
they are wanting
Wanting to hold you».
(These Arms Of mine; Otis Redding; 1964)
https://www.youtube.com/watch?v=GVbTE4wCbpw
Carl (Tom Sturridge) è un giovane ventenne un po’ perso nel pensiero e nello stravolgimento collettivo, nel caos di una nazione e di un contesto culturale nebuloso e conflittuale, che si ritrova improvvisamente ospite e membro rilevante di una grande famiglia disfunzionale, scomoda, nonché incredibilmente divertente e scorretta.
Non è sulla nave per caso, piuttosto per un allontanamento forzato dall’istituto scolastico che ha frequentato fino a quel momento, in quanto colto in flagranza di reato: il fumo non è concesso.
Quentin: «Allora… espulso!».
Carl: «Esatto».
Quentin: «Motivo?».
Carl: «Ah bè, suppongo il fumo sia stata la goccia».
Quentin: «Droga o sigarette?».
Carl: «Entrambe».
Quentin: «Ben fatto! Mi piaci così. La tua mamma quindi spera che un poco di frizzante aria marina ti rimetta in riga…».
Carl: «Così pare».
Quentin: «Spettacolare sbaglio!»
Poche battute che rendono lo spettatore ed il protagonista del film pienamente consapevoli dell’atmosfera che vive e muove le dinamiche e gli abitanti della grande famiglia di I love radio rock.
Una famiglia che vive ben oltre le regole e le consuetudini della società moderna, preferendo a esse regole e leggi proprie, come un regno utopico di tolleranza, divertimento, sregolatezza e perenne allegria.
Tutto è concesso sulla nave del Rock ‘n Roll e questo Carl lo scopre nel momento esatto in cui Quentin (Bill Nighy), il vecchio saggio nonché mentore e in qualche modo leader politico della nave, lo pone di fronte alla sua giovane e bellissima nipote, Marianne (Talulah Riley), certo più che mai di poter creare così l’amore tra i due.
Ciò che Carl ancora non sa è che quell’amore fulminante, inaspettato e istantaneo può perdersi molto rapidamente, così come d’altronde è nato, poiché nulla o molto poco è consuetudine controllata e stabile sulla nave del Rock.
Nient’altro che un piccolo sbaglio, come un profilattico gettato nelle gelide acque del mare del nord, diviene ben presto un grande errore e motore di un cambiamento e trasformazione psicologica fondamentale e necessaria per Carl e i toni della narrazione del film.
Così come Otis Redding canta, le braccia di Carl bruciano dalla voglia di stringere Marianne, ma è ancora presto e questo Richard Curtis lo sa bene: genera dunque il conflitto.
L’amore si interrompe, la grande famiglia subisce una scossa.
L’accettazione di un sentimento che è nato forse da una sola parte e che continuerà a vivere in eterno, come primo vero grande amore, così come per il Rock ‘n Roll, anche quello per Marianne.
Mi ricorderò di te e ti amerò – SO LONG, MARIANNE, LEONARD COHEN, 1967
«Now so long, Marianne, it’s time that we began
to laugh and cry and cry
and laugh about it all again».
(So long, marianne; Leonard Cohen; 1967)
https://www.youtube.com/watch?v=3XzAjfwQtvM
Carl perde dunque l’amore, forse momentaneamente, forse per sempre, trovando però la maturità e la solidità che prima di quel momento non aveva nemmeno lontanamente immaginato di avere.
Resiste, sorride e va avanti, pur facendolo nel ricordo di lei, Carl cerca in tutti i modi di essere felice poiché membro della nave del Rock, dell’amore e del caos: un privilegio e un’occasione unica nella vita, da sfruttare al meglio e come Leonard Cohen canta: E allora a presto Marianne, è ora di cominciare a ridere e piangere e piangere e ridere di tutto ancora una volta.
I love Radio Rock è sì un film sulla musica e sul senso profondo dell’amicizia e dell’appartenenza ad un nucleo familiare, ma è anche e soprattutto un film sull’amore che nasce e che trasforma, nel suo scorrere impetuoso e nel suo arrestarsi rovinosamente, generando conflitti esterni ed interni ai personaggi e agli ambienti.
Carl trova e perde l’amore per poi forse ritrovarlo ancora.
Un sentimento che Curtis sa comunicare meglio di chiunque altro, servendosi di una traccia musicale oggi estremamente dimenticata quale: Stay with me baby di Lorraine Ellison.
Lo stesso accade a Simon (Chris O’Dowd), un simpatico ed eccentrico deejay della nave pirata, che si perde nell’illusione di aver trovato l’amore grazie alla sua voce, le sue passioni musicali e ancor più alla sua fisicità, presa di mira dall’ironia collettiva e pesantemente caustica dei membri della nave.
Richard Curtis ritrova tutti i nodi del suo far cinema in questo concetto, tra cui il racconto del sentimento che scombussola, che genera divertimento, perdizione e tragedia (ironica e mai drammatica) momentanea, fino al risollevarsi e alla scoperta dunque della felicità e della soluzione alle pene d’amore: ritrovare sé stessi.
L’interrompersi del rapporto sentimentale viene presentato però anche in una chiave più specificatamente intimista e volendo politica, attraverso il personaggio realmente cult del film: Il Conte, interpretato dall’ormai compianto, ma pur sempre enorme Philip Seymour Hoffman.
Il Conte ha vissuto tutta una vita che noi e loro (i membri della nave) possiamo e possono soltanto immaginare. Nulla viene svelato, se non accennato sporadicamente.
Ciò che sappiamo però è che il Conte si è allontanato dal suo paese, per perdersi e ritrovarsi solitario abbracciato dai folli che come lui vivono sulla nave nel bel mezzo delle acque del mare del nord, isolati ma uniti, in quanto stanchi moralmente, eticamente, socialmente e politicamente delle convenzioni e delle regole istituzionali moderne, non soltanto dell’Inghilterra, ma del mondo intero.
Rapporti che dunque finiscono e che nascono, in forme stravaganti, inattese e potenti.
Una lettera d’amore al Rock ‘n Roll, alla speranza e all’amicizia – THE LETTER, THE BOX TOPS, 1967
«I don’t care how much money I gotta spend
Got to get back to my baby again
Lonely days are gone, I’m a-goin’ home
My baby, just-a wrote me a letter».
(The Letter; The Box Tops; 1967)
Se come già detto il film di Curtis mostra e racconta le conseguenze e gli effetti dell’amore, un altro motore, nonché spinta propulsiva della narrazione che muove e unisce questa moltitudine di personaggi dai caratteri molto distanti, e che li porta a combattere insieme, con spensieratezza e allegria è proprio l’amicizia.
Essa può nascere dal conflitto, per poi esplodere, restando eterna.
Curtis si interessa al concetto, ponendo al centro di questo nodo i due personaggi probabilmente storici, realmente eccentrici e cult del film: il già citato Conte di Seymour Hoffman e il leggendario e fittizio Gavin, interpretato da Rhys Ifans.
Due deejay simbolo del carattere fortemente ribelle, eversivo, scorretto e immorale di Radio Rock, che si sono scambiati di ruolo e dunque sfidati.
Una sfida che li ha condotti a un’ammirazione travestita da rivalità e antipatia e che trova il suo momento di maggior conflitto e allo stesso tempo di soluzione in una prova di coraggio, in pieno stile americano, proposta dal Conte e osteggiata da Gavin: la salita sulle cime della nave.
Curtis priva questa sequenza di pathos e agitazione, riempiendola di grande ironia, battute di dialogo da buddy movie ed una traccia musicale western (Ennio Morricone) che porta lo spettatore a comprendere ora più che mai il vero significato di quella rivalità: l’amicizia profonda, lo scontro divertito e l’ammirazione reciproca per una folle e unica passione comune tra due individui altrettanto folli, quella per il Rock ‘n Roll.
Non è un caso che i due personaggi tornino ancora una volta (a differenza dei molti altri) uniti nel momento finale, questa volta sì di grande pathos e agitazione, durante il quale la nave rischia di affondare, ma i due leggendari deejay non ne vogliono sapere di lasciare il loro lavoro e la loro vita, dunque continuano a trasmettere, guardandosi in faccia e sorridendo tra loro di ciò che attraverso la musica si stanno comunicando.
Qui scorre impetuosa e allegra e vitale come non mai Wouldn’t It Be Nice dei Beach Boys.
Dov’è mio padre? – FATHER AND SON, CAT STEVENS, 1970
«All the times that I’ve cried
Keeping all the things I knew inside
And it’s hard, but it’s harder
To ignore it».
(Father and Son; Cat Stevens; 1970)
https://www.youtube.com/watch?v=GuWQNRiltF4
Nel gran finale di un film che per due e un quarto forma e racconta il manifesto ribelle e anticonformista (Radio Rock) di un piccolo nucleo isolato e facente parte di un periodo molto particolare ed estremamente rigido, rappresentato dal governo per cui Sir Alistair Dormandy (Kenneth Branagh) e Dominic Pirlott (Jack Davenport) lavorano, Richard Curtis affonda ancora più in profondità i denti su quel sentimento che fino a poco prima era sembrato focalizzato sull’amore giovane e sull’amicizia.
Ciò che viene in definitiva consegnata è quindi la ricerca di un legame, o quantomeno delle tracce di un legame un po’ distante dal rapporto sentimentale amoroso, ossia quello fortemente emozionale, unico e viscerale di discendenza e di parentela.
La famiglia, quella vera.
Un legame che non è stato mai stabilito e che forse lo sarà, quello tra un padre e un figlio. Quello tra Carl e lo sconosciuto, silenzioso e crepuscolare Bob Silver (Ralph Brown), il deejay delle prime ore del mattino, colui che dorme di giorno e vive di notte.
E così come Cat Stevens canta, Carl per molto tempo ha cercato tra le lacrime e la solitudine quel legame, quel rapporto e quell’emozione da condividere con suo padre.
Lacrime che scompariranno perché Carl finalmente lo ha trovato.
Fondamentale dunque il momento di salvataggio e di unione finale nella passione musicale comune che si disperde nelle acque che ora riempiono i gabbiotti e le piccole stanze di Radio Rock.
Bob vorrebbe stringere ancora a sé i suoi vinili, per portarli in salvo.
Carl vorrebbe invece stringere solo e soltanto suo padre, pur di portarlo con sé.
I due si scelgono, rispondendo a una richiesta comune, ristabilendo quel legame, che è nato nella musica, nell’allontanamento dalla società, nell’appartenenza alla grande famiglia caotica e divertita di Radio Rock e che sempre, sempre, sempre vivrà e resisterà ALL DAY AND ALL OF THE NIGHT:
«I believe that you and me last forever
Oh yeah, all day and night time yours, leave me never
The only time I feel alright is by your side».(All day and all of the night; The Kinks; 1964)