The Crown: la serie Netflix è il miglior dramma in circolazione?

Valentina Palermo

Marzo 9, 2022

Resta Aggiornato

Fatti politici ed eventi storici narrati in modo chiaro e preciso. Accuratezza in ogni minimo dettaglio. Storie d’amore appassionanti. Non è un’impresa molto semplice scovare una serie televisiva ancora in produzione che rispetti questi canoni. Eppure su Netflix un ultimo baluardo che mantiene alto il livello qualitativo sotto tutti i punti di vista c’è. Si tratta di The Crown, period drama incentrato sulle vicende della famiglia reale d’Inghilterra dal dopoguerra ai giorni nostri. 

Per gli amanti del genere, The Crown rappresenta uno dei pochissimi esempi di serie TV che riesce a intrattenere senza cadere mai nel banale e senza ricorrere a espedienti per fare audience. E allora ci chiediamo, possiamo considerare The Crown la migliore serie drammatica in circolazione? Proviamo a rispondere alla domanda dando un’occhiata ad alcuni dei suoi punti forti.

The Crown
Olivia Colman nei panni di Elisabetta II in The Crown

The Crown – “Il piacere della scoperta”

Ci scuserà Alberto Angela, ma prendiamo in prestito il titolo di una sua celebre trasmissione per fare riferimento a uno degli aspetti più importanti dello show, ovvero quello storico. 

Le stagioni di The Crown finora andate in onda attraversano il novecento partendo dal 1947 (anno in cui la regina Elisabetta II, all’epoca ancora principessa, sposa il principe Filippo) arrivando agli anni ottanta. Tramite gli occhi della famiglia Windsor, ripercorriamo così i momenti salienti del secolo scorso che hanno interessato il Regno Unito fuori e dentro i suoi confini. La serie si sofferma quindi sulle crisi di un governo perennemente in bilico e sui dissensi tra la regina e i primi ministri, ma anche sulle tragedie che hanno colpito il Paese e sugli eventi che hanno sconvolto il mondo intero. Il tutto in modo fedele e rispettoso. Certo, The Crown non è un documentario e non ci si può aspettare una precisione da programma di Alberto Angela. Non ci sono però stravolgimenti dei fatti storici in favore di una spettacolarizzazione forzata.

Diverse licenze creative sono invece presenti nel racconto della vita personale della regina e della sua famiglia. Lo sceneggiatore Peter Morgan ha infatti inserito qualche scandalo in realtà mai avvenuto e qualche dettaglio scabroso sulla relazione tra Carlo e Camilla. La scelta è sicuramente dettata dalla volontà di movimentare la storia per bilanciare i momenti in cui la descrizione dei fatti storici e politici del Regno Unito avrebbe appesantito troppo la narrazione. Un giusto escamotage che è riuscito a soddisfare critica e pubblico. Un po’ meno soddisfatta la royal family, che ha invece spesso preso le distanze dalla serie.

Personaggi strepitosi interpretati in modo magistrale

Se l’esposizione dei fatti storici rappresenta un elemento importantissimo in The Crown, non possiamo negare che il vero punto di forza dello show risieda nei suoi personaggi.

La principessa Margaret, la Regina, il principe consorte e la principessa Anna

Partiamo dalla Regina e dal principe consorte. The Crown mette in luce tutte le sfaccettature dei loro caratteri riuscendo a umanizzarli e a creare empatia con lo spettatore. Nel bene o nel male.

Sotto quella patina di austera precisione, Elisabetta viene descritta come una donna che avverte il peso della corona ogni volta che deve riconoscere le sue responsabilità. Nelle prime stagioni si ritrova spesso a lottare contro i pregiudizi di chi la considera solo una ragazzina inesperta. Ciò la fortifica e l’aiuta a superare le sue insicurezze per dare spazio a una regnante di polso e decisa. Interessanti i rapporti con i suoi primi ministri, da Winston Churchill, il primo a credere in lei, a Margaret Thatcher, con la quale ha una relazione non sempre idilliaca.

Ottima anche la rappresentazione di Filippo e del suo sentirsi sempre costretto in una vita dalle regole troppo rigide. A volte ci sembra quasi un principe capriccioso che non apprezza la vita agiata che conduce. Altre volte comprendiamo il suo disagio nel dover seguire un’etichetta che lo relega a essere l’ombra di sua moglie.

Altro personaggio dalle mille sfaccettature è quello della principessa Margaret. La donna appare da subito come l’esatto opposto della sua ingombrante sorella. Estroversa e dedita a piaceri poco regali, è l’elemento più imprevedibile della serie che non si fa scrupoli a far baldoria a cene istituzionali o a cedere alla compagnia di amanti con la metà dei suoi anni.

Anche lei nasconde una fragilità che di frequente la rende vulnerabile. Sia in giovinezza che nell’età adulta è perennemente in bilico tra il desiderio di ribellarsi e di evadere dai doveri derivanti dalla sua posizione e l’attaccamento al titolo di Altezza Reale e a tutti i benefici ad esso connessi. Il contrasto provoca in lei un continuo stato di disagio che a volte sfocia in tendenze autodistruttive.

Questi e molti altri personaggi che si alternano nel corso della serie hanno avuto il privilegio di essere interpretati da attori d’eccezione. Prima tra tutte Olivia Colman che ha donato uno straordinario ritratto di Elisabetta negli anni della maturità. D’altronde, nessuno meglio dell’attrice già interprete della regina Anna in La Favorita avrebbe potuto interpretare il ruolo di regnante.

Da non sottovalutare poi la performance di Claire Foy che veste i panni di protagonista nelle prime due stagioni. La sua Elisabetta esprime alla perfezione i sentimenti di una donna giovane impreparata a diventare capo della nazione. Allo stesso tempo mostra anche in modo preciso la sua ferma volontà di dare al Paese una guida stabile.

La famiglia reale al completo nella prima stagione di The Crown

The Crown e l’eccellente sceneggiatura

E se le interpretazioni degli attori protagonisti sono un elemento fondamentale dello show, non è da sottovalutare il potere della sceneggiatura. I dialoghi, il modo di rappresentare gli eventi, il taglio dato ai personaggi. Nulla è stato lasciato al caso da Peter Morgan e dai co-sceneggiatori di The Crown, i quali hanno dimostrato una precisione dei registri linguistici e una ricercatezza dei dettagli eccezionali.

Scrivere un period drama di qualità non è impresa semplice. Dalla chiusura di Downton Abbey, gli amanti del genere sono rimasti orfani di un prodotto pienamente rispettoso dello stile storico. The Crown ha, invece, riportato in auge il filone senza tradire il suo contesto.

In particolare, è da apprezzare la decisione di dipingere una famiglia reale in cui nessuno fa realmente la parte dell’eroe. A differenza della già citata Downton Abbey, non c’è una nonna Violet che stilla perle di saggezza e ironia o una Lady Sybil che si fa amare per il suo carattere anticonvenzionale. In The Crown ci sono regine madri che impediscono matrimoni d’amore e principesse che preferiscono mantenere il proprio titolo piuttosto che sposare l’uomo amato. Unica eccezione Lady Diana, la cui triste parabola è stata finora rappresentata come quella di una vittima sacrificata sull’altare della coesione monarchica.

La scelta di non creare eroi tra i personaggi principali è un atto coraggioso che mostra la ferma volontà di non cadere nel genere favolistico. Anche a costo di attirare antipatia, si vuole restare saldamente ancorati al realismo.

I protagonisti della terza e quarta stagione della serie

The Crown, il miglior dramma in circolazione?

Alla luce di tutti questi elementi possiamo come possiamo rispondere alla domanda iniziale? Difficile farlo in modo preciso. È però cosa certa che la serie Netflix rientra tra i prodotti migliori della piattaforma streaming e che l’alto numero di visualizzazioni e i molteplici premi portati a casa dimostrano un consenso unanime che, al momento, pochi show possono vantare.

Leggi anche: Oltre Bridgerton: 7 period drama per chi ha amato lo show Netflix

Correlati
Share This