Bridgerton è tornata. La seconda stagione della serie basata sulla saga letteraria di Julia Quinn ha fatto il suo debutto su Netflix lo scorso 25 marzo. Inutile dirlo, in pochi giorni lo show prodotto da Shonda Rhimes è entrato di diritto nella top ten dei più visti della piattaforma, raggiungendo in poche ore la prima posizione. Ma com’è questo tanto atteso secondo ciclo di episodi? Ve lo diciamo subito. È decisamente migliore rispetto al primo.
Dimenticatevi di Daphne e del Duca di Hastings, in queste nuove puntate a prendersi la scena sono Anthony, il Visconte Bridgerton, e Kate, figlia adottiva della nobile Lady Mary. Il primogenito di casa Bridgerton è infatti impegnato nella ricerca di una consorte che possa garantirgli una discendenza. Ma il giovane non è interessato all’amore. Dopo la cocente delusione provata nella prima stagione, vuole soltanto sposare una donna con un carattere docile e accomodante e con tanta voglia di mettere su famiglia. Troverà tutte queste caratteristiche nella dolce e ingenua Edwina. La ragazza è appena giunta dall’India con lo scopo di accasarsi e, dopo essere entrata nelle grazie della regina, si ritrova ben presto circondata da pretendenti. Lui cerca una moglie, lei cerca un marito.
La combinazione è perfetta, se non fosse che tra di loro spunta il terzo il comodo costituito dalla sorella di lei, Kate per l’appunto. All’inizio tra Anthony a Kate c’è un odio reciproco che non sembra placarsi. Poi, come nelle più classiche delle storie, quell’odio si trasforma in un’attrazione che nessuno dei due sembra essere in grado di controllare. Le catastrofiche conseguenze sono abbastanza immaginabili, mentre Lady Whistledown continua a compiere la sua opera di pettegola dell’alta società.
Bridgerton 2. Poco sesso, tanta passione
Gli ingredienti per una stagione esplosiva ricca di drammi sentimentali ci sono tutti. A mancare sono però i due elementi che avevano reso celebre la prima stagione: Il Duca di Hastings con il suo irresistibile sex appeal, e soprattutto il sesso. La mancanza delle due cose non si fa però sentire. Anthony eredita perfettamente il ruolo di protagonista maschile dimostrando di essere un personaggio più interessante e con più sfaccettature rispetto al bel Duca. Certo, non parliamo di chissà quale eccezionalità a livello psicologico o interpretativo, ma nel complesso il Visconte Bridgerton fa egregiamente il suo dovere di eroe romantico.
Anche il sesso trova un più che degno sostituto in qualcosa che è ancora più difficile da riproporre sullo schermo, vale a dire la passione. Per diversi episodi Anthony e Kate si odiano profondamente. Lui non sopporta l’istinto iperprotettivo che la ragazza nutre nei confronti della sorella. Lei non sopporta il fatto che lui non ami davvero Edwina.
Ad aggravare la situazione è la somiglianza dei loro caratteri testardi e fumantini che non permette di trovare un punto di incontro. Poi però scoppia la passione. Quell’odio si trasforma in desiderio, un’attrazione fisica forte e impetuosa che i due cercano di nascondere in tutti i modi perché proibita. E quel senso del proibito non fa che accrescere la voglia di stare insieme e dare sfogo ai loro desideri. Se è vero che negli otto episodi di questa seconda stagione di Bridgerton le scene di sesso sono davvero centellinate, la tensione sessuale che attira i protagonisti l’uno verso l’altro va oltre l’atto in sé e riempie lo schermo più delle acrobazie tra le lenzuola (e non solo) di Daphne e del Duca.
Celebri richiami
La storia al centro del secondo capitolo di Bridgerton non è però delle più originali. Per quanto sia da apprezzare il netto miglioramento dal punto di vista narrativo, sono abbastanza evidenti alcuni richiami al genere più classico. In particolare la relazione tra Anthony e Kate ricorda molto quella tra il Mr. Darcy e la Elizabeth di Orgoglio e Pregiudizio. Prima c’è diffidenza, poi odio, e poi tra dichiarazioni non corrisposte e mani che sembrano non volersi più lasciare nasce l’amore. Certo, nelle riproduzioni cinematografiche della celebre storia di Jane Austen non si è mai andati oltre i baci più casti, ma il senso di desiderio represso che lega entrambe le coppie è il medesimo.
Oltre alle dinamiche della coppia protagonista, un richiamo a Orgoglio e Pregiudizio si può notare all’interno della famiglia Featherington. Qui è presente sia una madre disposta a tutto pur di trovare un marito per le figlie, che lo spinoso problema del non potere lasciare in eredità una proprietà a una donna.
La virata verso un genere più aderente ai canoni classicheggianti si fa notare anche in altri particolari. In questi nuovi episodi sono leggermente meno evidenti le incongruenze storiche (uno dei segni distintivi di Bridgerton) con gli abiti e le acconciature un po’ più in linea con la realtà dell’epoca. Continua invece a saltare all’occhio la più grande delle licenze poetiche della serie, ovvero una società perfettamente multietnica in pieno periodo Regency. Alla fine ci si abitua anche a questo e quasi ci si dimentica che nel XIX secolo una società davvero equa era ancora molto lontana.
Bridgerton, buona la seconda
In conclusione, il giudizio nei confronti di Bridgerton 2 è piuttosto positivo. Un miglioramento c’è stato, anche se qualche tira e molla tra i due protagonisti eternamente appesi al «Vorrei, ma non posso» poteva essere risparmiato. Tutto sommato gli otto nuovi episodi dello show si lasciano guardare piacevolmente grazie anche alla presenza di personaggi interessanti, tra cui spicca quello dell’anticonformista Eloise. I pettegolezzi di Lady Whistledown (alias Penelope Featherington) sono poi un simpatico contorno più che una presenza irritante in stile Gossip Girl come nella passata stagione.
Bridgerton 2 è quindi stata promossa. Attendiamo con curiosità le nuove puntate per scoprire a quale membro della famiglia saranno dedicate.