Better Call Saul 6. Dopo due anni la serie è tornata con la stagione finale. Ad agosto si concluderà definitivamente, chiudendo il cerchio con la serie madre.
Dopo i primi cinquanta episodi delle stagioni precedenti la serie ne conterà ben sessantatré: uno in più rispetto a Breaking Bad, dalla quale è nata come spin-off e prequel nello stesso tempo.
Al centro della storia c’è Jimmy McGill, l’avvocato di Albuquerque che abbiamo conosciuto con il nome di Saul Goodman, con i suoi tratti machiavellici, la sua capacità d’ingannare il prossimo e la sua eccitazione per il colpo di genio. Tuttavia, un altro aspetto fondamentale al centro degli episodi è il concetto di dilemma morale.
In psicologia, il dilemma morale deriva da una particolare circostanza in cui qualsiasi opzione scelta per aggirare un male produce altri danni. È un dilemma perché comporta un bivio che prevede la violazione di uno o più standard morali. Entrambe le alternative sono cattive, indesiderabili o sbagliate.
Il presente articolo indaga alcuni concetti psicologici che nella serie tv di Vince Gilligan sono estremamente presenti: il dilemma morale, il sadismo quotidiano e i meccanismi di neutralizzazione cognitiva delle azioni negative.
Better Call Saul e il male quotidiano

La stagione precedente ha lasciato due quesiti irrisolti: cosa ne sarà di Kim (Rhea Seehorn), la moglie di Jimmy-Saul (Bob Odenkirk) e di Gene Takovic, la nuova identità dopo Breaking Bad, del nostro avvocato.
La sesta stagione inizia con Saul e Kim complici contro Howard Hamlin (Patrick Fabian). Kim ritrova il piglio con cui l’abbiamo conosciuta, la voglia di superare i limiti trasgredendo, e trasgredisce riuscendo a sorprendere anche Saul.
Il problema del dilemma morale è al centro delle vicende di Saul e Kim, perché le situazioni che affrontano non sembrano mai avere facile risoluzione.
Cosa succede quando una decisione legale finisce per infrangere qualche legge? Cosa succede quando una persona deve prendere una decisione che è contro la legge? Questo accade con la Sandpiper, accade quando Saul deve decidere se difendere Lalo Salamanca è eticamente giusto e in tante altre occasioni.
Il dilemma etico diventa uno strumento per giudicare determinate azioni, dentro e fuori dai tribunali. Ad esempio: il comportamento avuto da Hamlin nelle passate stagioni giustifica quello di Saul e Kim?
In psicologia e psicopatologia, sono stati avviati una serie di studi su un potenziale tratto problematico di personalità: il sadismo quotidiano, che associato al machiavellismo, al narcisismo e alla psicopatia, costituirebbe la Tetrade Oscura di personalità. Tralasciando il set di Better Call Saul e la stagione appena terminata, approfondiamo questi concetti.
- Machiavellismo: la componente strategica di personalità, la scaltrezza tipica di un personaggio come Saul;
- Narcisismo: l’investimento amoroso esclusivo nei confronti della propria persona;
- Psicopatia: la tendenza ad avere schemi di pensiero devianti rispetto alla norma;
- Sadismo quotidiano: l’inclinazione a fare del male al prossimo quotidianamente.
Better Call Saul e il disimpegno morale

Per quanto riguarda la psicologia del dilemma morale, l’approfondimento parte dalla filosofia.
Platone, nel suo testo Repubblica (libro I), coglie un dilemma morale nel dialogo tra Cefalo e Socrate. Un uomo sta valutando se restituire o meno la pistola a un amico che l’aveva precedentemente presa in prestito, dato che il suo amico è impazzito e potrebbe uccidersi o colpire fisicamente gli altri. Ha il mandato morale di restituire la pistola presa in prestito e, allo stesso tempo, di proteggere l’integrità fisica dell’amico.
Partendo dal presupposto che esistono situazioni dilemmatiche in cui le due richieste non possono annullarsi a vicenda, perché entrambe sono di uguale gerarchia e cioè sono adottate come assolute, va notato che sono necessariamente incommensurabili e simmetriche, secondo la tipologia di cui sopra.
Le due richieste o alternative (A e B) sono incommensurabili quando non c’è un parametro o un criterio da misurare che sia più o meno prezioso o ugualmente importante. In altre parole, non abbiamo altro strumento se non i nostri criteri per prendere la decisione. Non esiste un parametro come la misurabilità, qualcosa di oggettivo che ci aiuti a decidere.
Come indicato nella sua teoria cognitiva sociale basata sul concetto di agency morale, Albert Bandura descrive il disimpegno morale come i processi sociocognitivi attraverso i quali la persona media è in grado di fare atti orribili contro altri.
Bandura descrive quattro categorie principali di meccanismi psicologici con cui «le persone buone fanno cose cattive», tra cui:
- la ristrutturazione cognitiva del comportamento dannoso;
- oscurare o minimizzare il proprio ruolo nel causare danni;
- ignorare o distorcere l’impatto di comportamenti dannosi;
- incolpare e disumanizzare la vittima.
Nei primi episodi dell’ultima stagione su Saul, così come nelle precedenti infatti, il tema del potere, del dominio dell’altro, dell’inganno e del complotto sono estremamente presenti. A ognuna di queste dimensioni sono dedicate pensieri, emozioni e azioni dei protagonisti, con Kim e Saul capofila di una città di Albuquerque che sembra essere governata da un’espressione malevola di genialità.
Secondo Bandura, il disimpegno morale serve a disinibire gli individui, rendendo più probabili azioni negative e disumane poiché l’individuo viene liberato dall’autocensura e dalla potenziale colpa. Questi meccanismi, uniti ai tratti potenzialmente psicopatologici citati in precedenza, sono esplicitamente presenti sia in Breaking Bad che in Better Call Saul, e forse questo è uno dei motivi per cui le amiamo così tanto.