Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa (e donna)

Linda El Asmar

Luglio 21, 2022

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Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa è una docuserie Rai di due puntate che ripercorre la vita di Letizia Battaglia. Racconta la sua storia dall’infanzia fino, più o meno, ai nostri giorni, ovvero poco prima della sua morte lo scorso 13 aprile. Quella raccontata dalla docuserie non è unicamente la storia di una tra le fotografe italiane più importanti del Novecento, ma la storia di una donna nata e cresciuta a Palermo. Una donna palermitana che grazie alla sua tenacia e sfrontatezza supera le difficoltà dell’essere donna e si scontra con un nemico più grande di lei: la mafia.

letizia battaglia
Letizia Battaglia interpretata da Isabella Ragonese

Andiamo con ordine. Chi era Letizia Battaglia?

Letizia Battaglia nasce a Palermo e fin da subito si mostra una bambina poco avvezza a seguire le regole. Una bambina intelligente, un po’ sfrontata, insofferente verso le imposizioni e a tratti troppo ingenua per il mondo in cui vive. Una bambina che si trasforma velocemente in ragazza e poco dopo in donna.

Nella prima puntata di Solo per passione vediamo tutto ciò che c’è stato prima della Letizia Battaglia fotografa e giornalista. Ne conosciamo la famiglia, il primo amore nonché marito. La vediamo crescere in un contesto particolare, la Palermo del dopoguerra. Una Letizia che per quanto si ritrovi a seguire le tappe canoniche della vita di una ragazza palermitana del periodo (moglie a poco più di sedici anni e poi madre di tre bambine) sopravvive frustrata e insofferente.

Letizia ama profondamente le sue figlie e vuole bene al marito, ma la società e il ruolo a cui è costretta la spingono verso l’esaurimento. Deve fare qualcosa, trovare uno scopo, qualcosa che la faccia sentire viva e pienamente sé stessa. La sua famiglia non la capisce, la società in cui vive non la capisce. Anzi, viene forzata alle cure in un reparto di psichiatria in Svizzera dopo un crollo. La causa è la denuncia per adulterio, apparentemente mai avvenuto, di cui l’ha accusata il marito.

Letizia Battaglia (Isabella Ragonese)

Tra frustrazione e tristezza, Letizia però ha anche la fortuna di incontrare alcune persone che l’aiuteranno a fare quel salto coraggioso e a scrollarsi di dosso una vita che la opprime. Prima il suo psicologo e l’amica Marilù, poi il giovane fotografo Santi Caleca che diventerà per alcuni anni compagno e collega.

Letizia una sera prende le figlie e scappa di casa nascondendosi dall’amica. I rapporti con Franco sono sempre più tesi, ma lei è decisa a non tornare indietro. Vuole una sua indipendenza e un lavoro che le permetta di sentirsi viva. Mette così le prime radici della Letizia Battaglia che tutti conoscono.

Inizia come giornalista, poi quasi per caso le viene messa una macchina fotografica in mano, uno strumento dal quale, da quel momento, non si separerà più. Tra Milano e Palermo Letizia Battaglia entra a far parte della redazione de L’Ora, quotidiano palermitano famoso per aver sempre avuto il coraggio di parlare e affrontare i casi di mafia. E così nasce scatto dopo scatto, omicidio dopo omicidio, quella figura complessa, a volte provocatoria ed estremamente coraggiosa che fu Letizia Battaglia.

Letizia: donna e fotografa contro la mafia

In Solo per passione non ci viene semplicemente raccontata la vita di Letizia Battaglia, ma chi era Letizia Battaglia. Come pensava, cosa provava, come amava. Letizia, fin da subito, si mostra una donna particolare, complessa. Forte e allo stesso tempo estremamente vulnerabile. Indipendente, ma quasi incapace a stare sola. Coraggiosa, audace ed estremamente sensibile, ma a volte incapace di essere empatica verso chi ama di più.

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Letizia Battaglia (Isabella Ragonese) e Franco Zecchin (Federico Brugnone)

La vediamo crescere e lavorare in un contesto temporale e sociale estremamente misogino e maschilista, in cui si trova a dover urlare per farsi sentire. In cui deve essere dura, scostante e a volte prepotente per far valere la sua voce. Ed è infatti emblematica la scena in cui giunta sul luogo di un omicidio si ritrova bloccato il passaggio, a differenza dei fotografi di altre testate, solo perché donna.

Letizia Battaglia ha vissuto e lavorato in un mondo, in un paese, in una città in cui essere donna può solo che complicarti la vita. Si è sentita sminuire, sottovalutare e minacciare solo perché il suo essere donna la rendeva inferiore. Un contesto in cui però ha avuto modo di conoscere persone, spesso uomini, che hanno saputo riconoscere il suo talento, la sua forza, il suo coraggio.

Uomini che l’hanno accompagnata in questo suo complicato percorso e che le hanno riconosciuto le violenze e le privazioni a cui era soggetta perché donna. Che l’hanno aiutata nel suo lavoro e incoraggiata. Uomini che a volte si è vista morire accanto. Come Boris Giuliano o Giovanni Falcone, che come lei da tempo cercavano di denunciare e dare un freno a quella stessa mafia che li ha uccisi.

Perché, come Letizia correggeva sempre, lei non era una fotografa di mafia, ma contro la mafia. Tramite il suo lavoro con L’Ora, Letizia Battaglia è stata una delle più importanti figure della lotta alla mafia degli anni Settanta. E il suo essere donna non le impedì certo di subire minacce e intimidazioni proprio da quella forza che con coraggio aveva deciso di combattere.

L’omicidio di Piersanti Mattarella, foto di Letizia Battaglia

Tra i suoi scatti più famosi c’è quel quadro orribile, dall’alone quasi sacro, del corpo di Piersanti Mattarella tra le braccia del fratello dopo il suo assassinio da parte di Cosa nostra. Così come alcuni scatti che colgono in flagrante Giulio Andreotti insieme ai cugini Salvo, esattori mafiosi, all’Hotel Zagarella.

Letizia Battaglia fu testimone e portatrice di testimonianza degli orrori della mafia in uno dei ventenni in cui, soprattutto Palermo e la Sicilia stavano vivendo uno dei suoi momenti più violenti. Ma nonostante la lotta alla mafia fu e rimase il soggetto principale delle sue foto, il suo essere donna le donò forse il suo scatto più famoso: la bambina con il pallone.

Solo per passione: Letizia Battaglia fotografa, donna e bambina

Un giorno, tra le strade di Palermo, si imbatte in una bambina che l’affascina. Le ricorda sé stessa, o almeno quella che era quando ancora non era né ragazza né donna. Vede in questa bambina quella forza e quella sfrontatezza che le avevano sempre creato problemi, ma anche sempre caratterizzata. Chiede alla bambina di farle una foto, questa si mette in posa, ma mantiene un viso scostante, quasi arrabbiato, provocatorio.

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Letizia Battaglia alla ricerca della bambina con il pallone

E così come lei, le bambine della sua età diventarono uno dei soggetti preferiti da Letizia Battaglia. Quelle bambine che come lei crescevano in quelle strade di Palermo. Bambine fiere, ingenue, forti e fragili come lei. Quelle bambine che come lei probabilmente hanno dovuto avere a che fare con un mondo in cui l’essere donna ti priva di diritti. Quelle bambine che come lei hanno dovuto convivere con quella forza oscura che è la mafia e che continua a essere presente.

In quelle bambine Letizia rivede sé stessa, i suoi lati positivi e negativi. Il suo essere una figura così particolare, provocatoria, coraggiosa. In loro rivede le sue speranze, le sue paure, quell’età in cui ancora non sei donna, ma quasi. Alla fine dell’ultima puntata vediamo Letizia Battaglia in carne e ossa, che gira fra le strade di Palermo con la sua macchina sempre in mano, mentre è alla ricerca di quella bambina, ormai donna, che tanti anni prima l’aveva stregata.

Leggi anche: When We Rise – Forse siamo qui per combattere

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