Mantenendo sempre alta la qualità dell’adattamento televisivo, The Last of Us giunge con il sesto episodio a un punto cruciale della trama. Ambientato tre mesi dopo gli eventi di Kansas City e la tragica morte del piccolo Sam, il viaggio di Ellie e Joel in una abbandonata e desolata America del Nord inizia a colorarsi di affetto e calore.
Di conseguenza, le crepe che iniziano a formarsi nella spessa corazza d’insensibilità indossata da Joel iniziano a rimettere a nudo ferite antiche, traumi mai superati e paure sempre presenti. Queste paure riguardano Ellie, riguardano Sarah, e vengono esplicitate durante l’incontro con il fratello Tommy.
Diversamente da quanto accade nel videogioco, in questo episodio i fan si ritrovano imprevedibilmente nell’insediamento umano post-apocalittico di Jackson, dove Tommy Miller si è ricostruito una vita e sembra aver dimenticato suo fratello, che lo stava disperatamente cercando.
The Last of Us – Il dolore del passato
L’episodio esibisce sin dall’inizio delle cruciali differenze rispetto al gioco almeno su due piani: il primo riguarda la decisione di mostrare in anticipo l’insediamento umano di Jackson, che compare solo nella Parte II della saga videoludica; il secondo è la decisione di mostrare il lato umano e vulnerabile di Joel Miller, dipinto come una macchina di morte e distruzione nei diversi momenti del gameplay.
Anche in questo caso, non solo le modifiche sembrano essere funzionali alla trama della serie TV, ma in secondo luogo favoriscono ulteriormente la partecipazione emotiva con le storie e i vissuti dei protagonisti.
Come conseguenza, l’abbraccio tra Tommy e Joel si trasforma subito in un appuntamento dolceamaro con il passato del secondo, e il tira e molla tra Ellie e Joel, che a tratti ha del patetico (nel senso patico del termine), imbarazza, risulta scomodo, è poco perfetto: quante volte con i nostri fratellini, con le nostre sorelline o nipotine ci siamo trovati in relazioni simili?
Al centro di questo episodio sembra esserci il concetto di cura. Cura di sé stessi, delle proprie esperienze e soprattutto di chi non è in condizione di aiutarsi da solo. Come Ellie, che per la prima volta mostra segnali di attaccamento indirizzati a Joel.
E proprio Joel, rivedendo Tommy e apprendendo della sua prossima condizione di genitore, non può che rivendicare con amarezza quanto perso vent’anni prima. Un vuoto così grande da lasciarlo senza fiato, paralizzato dall’ansia, dal panico, dall’angoscia.
The Last of Us – Una scelta per il futuro
Con questo dolore rianimato dalle ferite del passato e che, in un perverso e vizioso circolo, influenza lo stato d’animo del Joel del presente, sembra assolutamente comprensibile quello che succede durante quest’episodio dopo il confronto con Tommy.
Nonostante la lieta attesa di quest’ultimo, per il bene suo, di Ellie e dell’umanità non può non chiedere al fratello minore, più reattivo e forte di fronte ai pericoli del mondo esterno, di prendere Ellie con sé e assicurare alla missione di protezione una percentuale di successo più alta.
La straordinaria interpretazione di Pedro Pascal, che ha commosso tutta la crew, non è segno di egoismo. Al contrario, dalle sue parole si evince il dolore di qualcuno che si sta gradualmente affezionando alla persona che accompagna, ma che sa di doverla lasciare andare.
Con questo dolore nell’anima e nel corpo, inizialmente Joel ha un confronto chiave con Ellie nell’episodio: dopo che emerge il nome di Sarah e il trauma mai dimenticato del padre che perde la figlia, il legame affettivo tra i due si sporca, e nonostante la giovane ragazza mostri la maturità di accettare che Joel sia importante per lei, l’adulto la respinge irrimediabilmente.
Freddamente, le comunica che all’indomani sarebbe andata verso le Luci con Tommy, lasciandosi alle spalle lui e Jackson.
Il conseguente vissuto di abbandono di Ellie che per l’ennesima volta, come in una perversa forma di coazione a ripetere, si vede lasciata indietro da chi l’ha voluta bene o da chi l’ha accompagnata in questo assurdo mondo, non trova argomentazioni da condividere con colui che fu un padre. Non c’è spazio per il contraddittorio con una persona che è prigioniera del passato.
Solo nell’ignoto, forse, può aprirsi lo spazio per costituire possibilità di sviluppo nuove in una storia che sembra già scritta.
E quindi ecco che l’umanità emerge nuovamente, stavolta in senso positivo: i dubbi di Joel diventano il terreno per una nuova opportunità, quella che lui dà a Ellie il mattino dopo e che dà a sé stesso come uomo ancora capace di legami umani positivi.
Si produce, quindi, la configurazione di quello che sarà il futuro della coppia Ellie – Joel, che lascia Jackson dopo un giorno estremamente strano, surreale e quasi decisivo.
Condividono alcuni momenti in maggior trasparenza, i due, sparando insieme facendo a gara su uno spaventapasseri; c’è spazio per i primi scherzi e per sciogliere definitivamente il ghiaccio che si era formato tra loro in questo rapporto obbligato, in una prateria post-apocalittica in cui l’inverno imperversa.
E infine, dopo il secondo fallimento nel corso della ricerca alle Luci (che sembra sempre più un inseguimento ritardato), Joel viene ferito, lasciando Ellie indietro, con le sue insicurezze, con la sua adolescenza angosciata.