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Nel cinema di Alice Rohrwacher i film sono come carezze su volti stanchi e ruvidi. Sussurri che ci comunicano nuove ed antiche prospettive sul mondo. Immagini e storie che ci ricordano cosa siamo, da dove proveniamo. Che cosa abbiamo dimenticato. Tentativi di evasione dall’urbano, dal realismo capitalista, dal materialismo imperante, in cui la marginalità, territoriale e psicologica, si erge a modo di resistenza.
Un mondo di volti dimernticati, spazi dimenticati, immagini dimenticate che illuminano con esili raggi di luce una caverna. La caverna del reale.
Nel cinema di Alice Rohrwacher i film sono come carezze su volti stanchi e ruvidi. Sussurri che ci comunicano nuove ed antiche prospettive sul mondo. Immagini e storie che ci ricordano cosa siamo, da dove proveniamo. Che cosa abbiamo dimenticato. Tentativi di evasione dall’urbano, dal realismo capitalista, dal materialismo imperante, in cui la marginalità, territoriale e psicologica, si erge a modo di resistenza.
Un mondo di volti dimernticati, spazi dimenticati, immagini dimenticate che illuminano con esili raggi di luce una caverna. La caverna del reale.
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