I Due Papi – Due Persone al cospetto di Dio

Antonio Lamorte

Gennaio 16, 2020

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“Dio è troppo perfetto per poter pensare ad altro che a sé”. [Aristotele]

 

Nel film I Due Papi di Fernando Meirelles (il regista di City of God) compare una bipolarità costante, un profondo senso di ambiguità in ciò che viene detto. Osservando il procedere ritmato della storia, ci accorgiamo delle numerose contraddizioni che ci vengono presentate. Diventa così ovvio che il modo migliore per parlare della Chiesa e della Religione Cattolica implica l’utilizzo di un gran numero di incoerenze.

Il cardinale Ratzinger desidera il Trono di San Pietro per poter attuare le sue riforme, così popolari nell’ala conservatrice del clero; una volta eletto e una volta fatto ciò che aveva promesso, si accorge però che non tutto è come se l’era immaginato. Dall’altra parte, invece, troviamo il cardinal Bergoglio, un convinto uomo di chiesa proveniente dai confini del mondo. Le sue idee sono opposte a quelle di Ratzinger: una maggior tolleranza verso gli omosessuali, verso i divorziati, verso gli atei. Persone che, se esistesse un Dio giusto, non è detto che finiscano necessariamente all’Inferno.

Siamo a ridosso delle dimissioni di Benedetto XVI, quando questi due uomini così distanti si incontrano e parlano. Quello a cui assistiamo è un lungo dialogo, cosparso di flashback, rimpianti e speranze. Fin da subito si capisce che il fine ultimo non è mostrare un uomo illuminato dalla ragione contrapposto ad un altro che non riesce ad andare oltre a determinati dogmi. No. Si tratta di un’opera molto più complessa.

Ben presto, infatti, ci accorgiamo che le idee e le posizioni di questi due dotti uomini di chiesa sono molto secondari. Il cuore pulsante del film è l’antitesi tra la parte più profonda di due uomini, tra le loro anime.

Da un punto di vista “teorico”, le idee che i due hanno di Dio sono molto diverse. Il pontefice crede in un Dio immobile, fermo, irremovibile. La sua è l’idea di un Dio parmenideo nella sua statica determinatezza. Mentre il futuro pontefice crede nel cambiamento di Dio. La storia dell’umanità è in continuo divenire, e se i tempi cambiano, perché Dio non dovrebbe?

Ma, oltre che nel cambiamento, Bergoglio crede nel compromesso, che forse si tratta di un concetto ancor più importante rispetto a quello del cambiamento. I precetti che si trovano nella Bibbia vanno senza dubbio seguiti, pensa il futuro vicario di Cristo, ma questi insegnamenti comportano grandi sacrifici; non si può dunque pretendere la perfezione da degli esseri così imperfetti come gli uomini. Ecco perché il compromesso è fondamentale in quella che dovrebbe essere la Chiesa secondo Bergoglio.

Da qui capiamo che Ratzinger è più “aristocratico” nel suo modo di intendere la fede. Ama parlare in latino, adora suonare, ed è visibilmente compiaciuto dal rispetto che la sua alta carica impone. Bergoglio, invece, anche a causa della sua storia travagliata, è un uomo molto più alla mano, che non si rinchiude nei palazzi, che cerca il contatto con gli ultimi, seguendo forse più alla lettera gli insegnamenti del Figlio di Dio.

Ma non siamo di fronte ad un’agiografia dell’uno a discapito dell’altro. Entrambi hanno un lato oscuro che rivelano, attraverso delle sincere confessioni fatte senza alcun timore. Tutti e due sanno benissimo che l’altro non giudicherà, perché nessuno dei due può permettersi di elevarsi a Dio.

E quindi assistiamo a due persone che si liberano dei fardelli che tengono dentro. Rimorsi, sofferenze, angosce, perdita di fede. Sono i principali crucci che tormentano queste due anime così diverse, ma così unite da un destino che, per chi crede, è stato tracciato da un’entità più grande di noi.

Tuttavia, alla fine dei conti, che siate credenti o meno, in questo splendido film Dio c’entra davvero poco. Quello che abbiamo visto è stato un racconto di due persone ed è proprio questo il suo elemento vincente. Noi possiamo valutare Dio come un modello da seguire, per migliorare noi stessi, ma è nelle persone, soprattutto quelle che soffrono dentro, che ci rivediamo di più. E se anche il rappresentante di Cristo sulla Terra ha a che fare con problemi interiori, allora abbiamo la certezza che i tormenti dell’anima siano indispensabili per noi, per cambiare, in meglio o in peggio. Magari giungendo a un compresso.

Leggi anche: The young Pope – Il Papa come archetipo dell’essere umano

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