Sedicicorto International Film Festival – I migliori corti presentati al Festival

Francesco Gamberini

Ottobre 20, 2020

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Ci siamo! Si è appena conclusa la diciassettesima edizione del Sedicicorto International Film Festival. Questa edizione, divisa fra la sala fisica e quella virtuale, ha confermato l’unicità del festival, che, grazie all’impeccabile contributo di MYmovies.it, è riuscito a raggiungere una dimensione ancora più internazionale grazie all’immediatezza dell’online.

Ripensando quindi a questa edizione ibrida, La Settima Arte, media partner ufficiale dell’evento, ha selezionato quelli che secondo la redazione sono i corti migliori della selezione ufficiale 2020.

Sedicicorto international film fest

Grandad was a Romantic di Maryam Mohajer

Sedicicorto International Film Festival: Grandad was a Romantic di Maryam Mohajer – Iran Fest

Attraverso un lungo flashback, la voce di una bambina ci accompagna nella storia d’amore dei suoi nonni. La storia inizia secondo i classici stilemi della favola: incontro, dichiarazione, seduzione, matrimonio. Quando però i due si sposano si scopre, in maniera molto ironica, che il nonno era un galante Casanova, sempre pronto a innamorarsi di una donna diversa, cosa che, alla fine, gli procura le meritate ire della consorte.

Il corto, grazie a una raffinata animazione 2D, che molto ricorda i libri della nostra infanzia, ci immerge in un mondo fatato e fiabesco. La storia procede con raffinatezza e dolcezza, come un’antica fiaba de Le Mille e una notte. Alla fine però, come il veleno nella coda di un serpente, la trama si chiude con un plot twist inaspettato, che lascia un sorriso amaro sulla faccia dello spettatore, mentre gli arabeggianti titoli di coda scorrono sullo sfondo.

Sedicicorto international Film Festival

The Apartment di Raphael Frydman

Sedicicorto International Film Festival: The Apartment di Raphael Frydman

Il film è raccontato in prima persona dal regista, che ritorna nell’appartamento dove ha vissuto trent’anni prima. Decide di restarci per tre giorni per vedere cosa è cambiato e cosa invece è rimasto uguale, cullato dai ricordi di ciò che è stato.

Le immagini scorrono nitide, chiare, vellutate. Le geometrie del palazzo, precise e ordinate, contrastano con la malinconia del ricordo e il peso di ciò che è finito per sempre. La voce ovattata del regista racconta, con tono monocorde, come in un flusso di coscienza tutto ciò che gli torna in mente, sigillando come in un piccolo scrigno la sua memoria. Intanto la struttura imponente e calda di questo palazzo parigino di periferia si staglia incontaminata.

Semplice, elegante, d’impatto.

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Closed Limits di Talayeh Atlasi

Sedicicorto International Film Festival: Closed Limits di Talayeh Atlasi

La sezione Iran Fest regala dei capolavori indiscussi. Due giovani, stesi al buio, parlano della loro vita amorosa e della difficoltà di vivere liberamente nell’Iran dei giorni nostri, ancora soggiogato da tradizioni patriarcali. Improvvisamente una luce irrompe nel buio e si scopre che i due stavano dormendo nascosti in una macchina, per non farsi scoprire.

Il corto è pervaso dall’oscurità e, attraverso l’uso di riprese non convenzionali, documenta e racconta una realtà non tragica, ancestrale, complessa. Uno scorcio di vita nascosta che attraverso il cinema dà voce a quegli amori clandestini così sofferti, ma così vitali che continuano a ispirare le storie dei registi di oggi. Un dialogo intimo e poetico, separato grazie a un sottile velo, da un mondo giudizioso e ipocrita.

Sedicicorto international Film Festival

How to Disappear di Robin Klengel, Leonhard Mullner, Michael Stumpf

Sedicicorto International Film Festival: How to Disappear di Robin Klengel, Leonhard Mullner e Michael Stumpf

Nel campo di battaglia di un videogioco, i personaggi, controllati dai gamers, sono impegnati a uccidersi in tutti i modi possibili. Una voce fuori campo inizia a domandarsi come sia possibile disertare il campo di battaglia di un videogioco, per poi accorgersi, alla fine, che l’unico modo per farlo è lanciando un fumogeno e sparendo così dallo schermo.

Un cortometraggio dal fortissimo valore etico che si interroga sull’orrore della guerra. La battaglia viene analizzata non da un punto di vista storico, attraverso reperti o testimonianze dirette, ma attraverso la più banale quotidianità: il gameplay. La dimensione della guerra assume così una gravità e un orrore ancora più vicini: diventa un gioco al massacro che tutti noi facciamo per rilassarci, nelle nostre case, insieme ai nostri familiari.

In un videogioco in cui tutti tentano di spararsi, viene posto un quesito fondamentale: se qualcuno volesse ribellarsi e sottrarsi al massacro, lo potrebbe fare? Come potrebbe disertare il campo di battaglia? Il corto quindi pone delle domande fondamentali, inserendole in un contesto antinarrativo, che sfugge a qualsiasi categorizzazione, per arrivare a una tragica consapevolezza: tutti i giocatori sono in realtà dei predatori!

Sedicicorto international Film Festival

Camper di Alessandro Tamburini

Sedicicorto International Film Festival: Camper di Alessandro Tamburini

Tre vecchi “patacca” (mi scuso per i non romagnoli, ma questo termine è il più indicato per descrivere i tre protagonisti del corto) vivono insieme in un camper, cercando di realizzare il loro sogno nel cassetto: partire per un insolito road trip in Europa del Nord. I tre continuano a pianificare il viaggio, ma non riescono mai a realizzarlo effettivamente, finché uno dei tre non si sente male e deve essere ricoverato.

Una commedia popolare divertente, verace, ironica, solcata però da un velo di malinconia e dalla paura della morte. Il regista, non a caso, sceglie degli attori non professionisti che non recitano una parte, ma interpretano loro stessi: tutti politicamente scorretti, cinici, sardonici e senza peli sulla lingua. E alla fine qual è il messaggio che trasmette questo bizzarro road movie? L’amicizia più sincera riesce a sconfiggere anche il più tremendo dei mali.

Saba di Mohammad Reza Khavari

Sedicicorto International Film Festival: Saba di Mohammad Reza Khavari

Una ragazza iraniana, vestita in abiti maschili, sta cercando di andare allo stadio, senza farsi scoprire. Prima di andare allo stadio incontra il vecchio padre che le fa una scioccante confessione: lui vorrebbe cambiare sesso e solo nella vecchiaia sta trovando la forza per accettare la sua vera natura.

Il regista riesce a dirigere perfettamente due attori che, con tenerezza e atrocità, mettono in scena una situazione che sconvolge per il suo scioccante realismo. La telecamera a mano pedina i due protagonisti facendoci empatizzare con i loro sentimenti, proiettandoci nelle loro vite. I due attori poi con differenti fisicità e differenti espressività riescono calarsi perfettamente nella parte, rendendo la situazione concreta e tangibile. Il corto riesce quindi a toccare due temi controvesi nell’Iran moderno: il difficile ruolo della donna e lo scottante tema della parità di genere.

Un corto di impegno civile che brillantemente riesce a conciliare arte e politica.

Infine citiamo quello che secondo noi è il miglior corto della diciassettesima edizione del Sedicicorto International Film Festival:

Giorgio di Arianna Mattioli

Sedicicorto International Film Festival: Giorgio di Arianna Mattioli

Una donna si muove fra le strade di una città italiana. Tutti la guardano spaventati, inorriditi, tumefatti. Non vediamo mai la donna in volto, finché non ci accorgiamo, alla fine del corto, che si tratta di un ragazzo, che indossa abiti femminili. Giorgio è un ragazzo all’anagrafe, ma nel suo io più profondo è una ragazza.

Il corto sviluppa una tensione febbrile, misteriosa che poi esplode nel dramma di chi vorrebbe solamente vivere serenamente, ma purtroppo viene giudicato a causa della sua diversità. Colori caldi e l’atmosfera primaverile creano un contrasto insostenibile con il dramma della storia. La regista usa una macchina a mano, mantenendo una ripresa in soggettiva, che ci fa identificare con il protagonista. Così facendo, proviamo sulla nostra pelle quegli sguardi carichi di odio, di disprezzo, di invidia e di rancore, derivati da un malcelato pregiudizio.

La storia non si conclude serenamente, ma finisce nella disperazione di un individuo la cui vera essenza è intrappolata in un corpo maschile, che, come una gabbia, lo imprigiona e lo opprime. Dopo uno sfogo incontrollato contro uno specchio che non rappresenta la sua vera immagine, il giovane si sdraia a guardare un carillon, e vedendo una ballerina danzare spera che un giorno quella leggiadria danzante, possa essere anche la sua.

Leggi anche: Sedicicorto International Film Festival – I corti di Forlì su Mymovies.it

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