Pieces of a Woman è il primo lungometraggio in lingua inglese del talentuoso Kornél Mundruczó. Presentato in concorso alla 77ͣ Mostra del cinema di Venezia, ha raccolto immediatamente un consenso quasi unanime, tanto da portare la protagonista Vanessa Kirby alla vittoria dell’ambitissima Coppa Volpi. Si tratta davvero di uno dei migliori film della stagione? La risposta è sì. Senza alcun dubbio.
Sono tanti gli elementi che si amalgamano in una maniera così sinuosa da rendere questo film un grande prodotto. La narrazione molto coinvolgente, ma mai eccessivamente esasperata. Il delicato tema trattato con una sensibilità commovente. Le interpretazioni del cast, in cui troviamo attori come Shia LaBeouf e Ellen Burstyn, che riescono ad essere dei comprimari perfetti per la già citata Vanessa Kirby. A questi fattori si aggiungono tante altre qualità che rendono questa pellicola assolutamente degna di tutto il successo che ha avuto.
Tuttavia, questo articolo non sarà incentrato sulla prodigiosa tecnica registica o sull’analisi della recitazione da manuale degli attori, quanto più sulla meravigliosa parabola esistenziale che questo film rappresenta. Perché questa è la definizione migliore che si possa dare ad un film come Pieces of a Woman. Una dolorosa e potente rimessa in discussione di tutti quegli aspetti della vita apparentemente scontati. Un viaggio progressivo nell’immobilismo quotidiano che sarà volto a ricomporre quei pezzi, che il titolo cita, per creare un nuovo, meraviglioso, disegno dopo che il precedente è andato distrutto.
Un film di madri
Pieces of a Woman è fondamentalmente un film che parla di madri. Martha (Vanessa Kirby) è incinta della sua prima figlia ed è sul punto di partorire. Il parto, che avviene all’interno delle mura domestiche, si rivela essere pieno di inaspettate complicazioni e la bambina muore subito dopo essere uscita dal grembo materno.
Martha quindi si ritrova ad essere una madre a cui è venuta a mancare la persona grazie alla quale la definizione stessa di madre ha un senso: ovvero la figlia. Per colpa di ciò, Martha soffre enormemente. Quando si trova in luoghi affollati, come in negozi o nella metro, la sua attenzione cala sempre sui bambini presenti e sui loro genitori. Si ritrova, suo malgrado, ad assistere a questo rapporto quasi simbiotico tra genitore e figlio, proiettando su quella visione le sue delusioni e il suo dolore.
Martha, però, non è l’unica madre su cui si basa il film. È a sua volta figlia di una madre che è fin troppo presente. Elizabeth (Ellen Burstyn) è una donna socialmente altolocata, di grande cultura e dal carattere forte, che di conseguenza vive il fidanzamento della figlia Martha con l’umile operaio Sean come un vero e proprio fallimento sociale. Allo stesso modo, anche la morte prematura della nipote appena nata rappresenta per lei un fallimento sociale.
Questo crea una grande sofferenza in Martha, che è stata quindi lasciata sola nel suo dolore. Si trova al centro di un segmento ai cui poli troviamo da una parte l’assenza della figlia, e dall’altra l’onnipresenza della madre. Martha è una figlia che non si sente tale e una madre che purtroppo non è più.
I simboli in Pieces of a Woman
Pieces of a Woman è pieno di simboli. Quello più immediato e presente è senza dubbio quello del ponte.
L’inquadratura del ponte viene sempre utilizzata, all’interno del film, come una transizione da un segmento narrativo ad un altro. Non solo, il ponte è anche l’espediente che ci consente di capire il trascorrere del tempo. All’inizio del film i lavori di costruzione sono appena cominciati, e via via che il tempo scorre il ponte si espande sempre più in lunghezza, fino a coprire la baia sulla quale è stato costruito.
Se pensiamo al concetto del ponte e lo colleghiamo al percorso intrapreso da Martha, ci accorgiamo della presenza di numerose affinità. Dopo la morte della bambina, Martha affronta un periodo molto duro. Infatti questo evento funge da miccia per tutta una serie di tensioni emotive, già presenti nella vita di Martha, ma da sempre ignorate.
Il rapporto con Sean cambia in modo drastico, e tutte le loro differenze ed incomprensioni vengono alla luce. Il già citato rapporto turbolento con la madre, Elizabeth, si incrina ulteriormente. Martha è quindi privata di ogni supporto emotivo, come si trovasse all’estremità di un ponte incompleto, con la speranza di raggiungere l’altra parte.
L’altro grande simbolo è quello del seme. Martha inizia a coltivare dei semi, riversando, almeno in parte, quell’amore materno che non può dedicare alla sua bambina. Grazie ai semi, Martha può finalmente occuparsi di una vita, la quale, proprio come sua figlia, necessita di essere accudita per sopravvivere.
Infine, è interessante notare come la vicenda si sviluppi in un arco di circa 9 mesi, partendo proprio dalla morte della bambina. Questo perché Martha dovrà affrontare una nuova “gravidanza”, un processo esistenziale che, se portato a termine correttamente, potrebbe farla rinascere a nuova vita.
La definizione di Pieces of a Woman
Proviamo ad identificare meglio questo film così particolare. Abbiamo già parlato della sua importanza all’interno della stagione dei premi. Abbiamo esposto anche i numerosi pregi che caratterizzano la pellicola, sia a livello tecnico che tematico.
Come si potrebbe definire, quindi, un film come A Pieces of a Woman? Sicuramente complesso. Molto di più di quanto possa sembrare ad una prima visione. La decifrazione di ogni espediente narrativo non sempre è così semplice, e non è detto che ci sia una sola interpretazione nel contesto. Ma è anche in questa sorta di difficoltà che risiede il fascino di questa meravigliosa opera.
Pieces of a Woman è un’opera conturbante e che toglie il respiro per la sua intensità. Un dramma esistenziale che ammalia e conquista, lasciando lo spettatore in balia di un meraviglioso flusso di coscienza, in cui cerca di elaborare quanto visto.