La produzione del film corale dedicato agli eroi di casa DC è la storia nella storia. Un pendolo tra speculazioni e fanatiche certezze che, grazie a un campagna social senza precedenti, ha portato alla Zack Snyder’s Justice League, fruibile da giovedì 18 marzo su differenti piattaforme di streaming, in Italia esclusiva Sky e Now tv.
Per chi non avesse, comprensibilmente, seguito questo doloroso parto di Zack Snyder è opportuno evidenziare le linee essenziali della cronaca di una morte annunciata della versione arrivata in sala nel 2017.
Le cose sono andate più o meno così: Batman vs Superman aveva vinto, ma non convinto, la Warner voleva qualcosa di più per recuperare terreno sulla Disney-Marvel ormai arrivata al suo Infinity War. Durante le fasi finali della produzione di Justice League, Autumn, la figlia di Zack Snyder si toglie la vita e la casa di produzione, preso atto della decisione del regista di ritirarsi dalla post produzione, impone alla pellicola una brusca sterzata comedy, mettendo al timone proprio Joss Whedon, il padre cinematografico dei fortunatissimi Avengers.
Un risultato garantito? Il film è un disastro per pubblico e critica. Arriva nei cinema un film mutilato, spompo e senza spessore artistico. I personaggi, già di per sé poco originali, sono ridotti a macchiette nei casi peggiori, a stereotipi in quelli migliori. Vengono abbandonate sotto-trame, riscritti dialoghi e rimossi interi atti nel tentativo di scardinare la cifra stilistica di Zack Snyder, ritenuta troppo dark, pomposa e causa degli incassi inferiori rispetto quanto ottenuto dalle scintillanti armature di Iron man.
Il problema è che quell’impianto, senza la mitologia pop di Snyder, frana sotto il peso di una CGI arrangiata e imbarazzante, dei dialoghi da soap opera sudamericana e senza qualsivoglia guizzo creativo, degno di rendere il film quantomeno accattivante, la Justice League è un flop su tutti i fronti. Viene anche riscritta la colonna sonora affidandola a Danny Elfman, che stavolta si limita a comporre un compitino copia delle tracce più celebri dei cinecomics di casa Warner-DC.
Il fiasco auto indotto imporrà alla Warner di annullare qualsiasi piano di sviluppo futuro di quegli archi narrativi, rilanciando l’anno successivo un universo cinematografico sostanzialmente riavviato e ricolorato nei toni di cui Aquaman sarà il controverso inizio.
Ma succede qualcosa nei mesi seguenti. I materiali preliminari giunti in rete e i primi trailer erano diversi, al punto da far sospettare che quello arrivato in sala fosse proprio un altro prodotto, non quello girato da Snyder. La Warner nega, alcuni addetti ai lavori non rispondono, ma poi accennano “vagamente” a cinque ore di materiale di Snyder bloccate sulla soglia della post produzione.
I fan iniziano a firmare petizioni e #releasethesnydercut diventa un trend social dirompente, una leggenda urbana cult in poche settimane. Poi arrivano le conferme ufficiali del regista e di alcuni attori, HBO decide di piazzare sul tavolo 75 milioni di budget per ultimare quella visione.
Il risultato è quello arrivato sulle piattaforme di streaming, la Zack Sniyder’s Justice League o Snyder’s Cut.
Il film, possa piacere o meno, interpreta con coraggio un canone nato agli inizi del secolo scorso, effettivamente troppo spesso travisato o banalizzato. Trattare di supereroi nel congestionato panorama contemporaneo rappresenta una sfida non indifferente, considerando la mole di prodotti a tema. Si aggiunga poi, lo sterminato successo di pubblico ottenuto dalla “saga dell’infinito” Disney che ha imposto veri e propri dogmi in termini humor e “scanzonatezza”, decisamente difficili da aggirare.
Spesso un’interpretazione irriverente o volutamente grottesca rappresenta l’unica variazione sul tema proposto dalle major, vedi DeadPool. Zack Snyder, invece, con la sua Justice League non solo dimostra di avere una profonda conoscenza del materiale originale, ma anche di non avere l’imbarazzo di mostrarne le più o meno esplicite connessioni con la mitologia greca e l’epica cavalleresca.
Al regista va riconosciuto uno sforzo dovuto al genere che nessuno aveva intrapreso fino a quel momento, nonostante sia stato obbligato dalle esigenze di mercato alla costruzione del proprio universo supereroistico in fretta e furia, rispetto il tempo abilmente gestito dal casato rivale.
Nati sostanzialmente nella più pura propaganda degli USA impegnati nel secondo conflitto mondiale, i supereroi in cento anni di storie, settimanali e mensili, hanno assorbito un impressionante ventaglio di influenze e contaminazioni culturali.
In base all’autore sotto cui passavano, gli eroi e i loro comprimari si arricchivano, alcune volte in maniera più riuscita di altre, di riferimento alla politica contemporanea o ai grandi canoni eroici del passato. Diventavano così pugili, cavalieri, attivisti, terroristi, samurai, esploratori, infermieri, avventurieri, re, ladri, giornalisti, medici, avvocati, contrabbandieri, mercenari, camerieri, pompieri, poliziotti, scienziati e soldati. Nelle quattro ore di Snyder’s Cut, c’è tutto questo.
Non serve nessuno spoiler per addentrarsi nell’analisi del film. Sotto i colpi di martello da fabbro di Snyder la Justice League si modella e prende forma, assumendo i tratti brutali e metal che l’hanno caratterizzata soprattutto nelle storie anni ’90 di Grant Morrison. Emergono, con forza, antefatti e radici che affondano nell’epica cavalleresca e nel mito greco prima ancora. La prima incarnazione di Flash indossava un esplicito petaso alato, riferimento lampante all’iconografia di Hermes, il messaggero degli dei.
Non a caso nel capitolo precedente, Batman v Superman, aveva disseminato la pellicola di riferimenti in merito. Gli Wayne vengono uccisi uscendo dal Monarch Theather dove erano andati a vedere Excalibur con il piccolo Bruce. Il capolavoro di John Boorman del 1981 esteticamente omaggiato, anche nell’atto finale, dall’armatura di Batman illuminata dello smeraldo della lancia di kryptonite.
Altro tributo alla visione divina pagana degli eroi DC è la notevole, anche se comprensibilmente rimossa dalla versione del 2017, scena in cui un corteo in processione saluta Aquaman dopo che questi ha sfamato un villaggio costiero rimasto isolato dalle bufere invernali.
Le dinamiche di interiezione di formazione della squadra sono più plausibili e sensate rispetto a quanto visto nel 2017, in tributo alla saga che ha rinarrato le origini dell’alleanza nei primi numeri del relativamente recente reboot “NEW52“. La visione della figura di Superman in chiave messianica, proseguendo l’approccio di Man of Steel e Batman v Superman, è esattamente quella con cui Joe Shuster e Jerry Siegel, scrittori semiti degli anni ’20, avevano partorito il personaggio. Non a caso il nome kryptoniano di Clark è Kal El, come gli appellativi originali degli arcangeli dell’angelologia di matrice giudaica (Micha El; Rapha El etc.).
L’amazzone Diana lotta come se fosse stata presa dalla titanomachia e il flash back, presenta nella pellicola, della prima grande guerra in cui scendono in campo Zeus e il figlio Ares ne consacra definitivamente gli illustri natali.
Discorso analogo per re Arthur, erede al trono di Atlantide, scontroso e ruvido proprio come i popoli del mediterraneo hanno interpretato le divinità marine.
Bruce Wayne accetta di essere uomo tra gli dei e non rinuncia a combattere al loro fianco rispettandone il potere, come il cavaliere di cui porta il nome. La famiglia Wayne, Zack Snyder lo sa, nella mitologia DC è il casato che discende da Galvano (in lingua inglese Gwayne, appunto) tra i più nobili cavaliere della tavola rotonda.
Flash non è solo “l’uomo più veloce del mondo”, è tanto veloce da interagire con lo spazio-tempo, una responsabilità che lo obbliga a imporsi precise barriere e severi limiti.
Il cyborg Victor è il signore del codice binario in una realtà, come quella in cui ci muoviamo, interconnessa e disegna dallo zero e dall’uno.
Di certo a pesare, non poco, sulla sostanzialmente buona riuscita della Snyder’s Cut è stata proprio la pessima accoglienza del capitolo giunto in sala e la durata concessa da HBO di massimo quattro ore. Il grande schermo avrebbe, ovviamente, obbligato a operare dei compromessi. Circostanze queste, che hanno permesso al regista di lavorare con calma sui personaggi ponendo le scene di azione al culmine dei sei atti di cui è composto il film, senza particolare fretta e concatenando piacevolmente i picchi più fracassoni.
Sono poi presenti, in questa versione, intere sezioni del tutto rimosse, incomprensibilmente poi, nella versione del 2017. La crescita del personaggio di Victor, il cyborg vero protagonista del film, è ora in grado di costruire una forte empatia con lo spettatore, anche se adoperando temi come “perdita”, “riconciliazione” e “rinascita” in maniera certamente non originale.
Il Flash di Ezra Miller non è più ridotto unicamente a spalla comica del gruppo, approfondendo il suo rapporto con il padre, ingiustamente accusato dell’omicidio della madre e condannato all’ergastolo. Poche righe di dialogo, in realtà, che però riescono a costruire un retroscena nella vita del velocista scarlatto in grado di dare forza e coerenza alla scelta rischiosa e coraggiosa intrapresa nell’atto finale.
Le sequenze di dialogo tra Aquaman e il proprio mentore Vulko, interpretato da William Dafoe, motivano agli spettatori la riluttanza dell’eroe a salire sul trono della madre, in assenza delle quali il personaggio risulterebbe ben più stereotipato e poser di quanto già non sia. Del Batman di Ben Affleck e della Wonder Woman di Gal Gadot c’è poco da dire rispetto la versione originale. Risultano i personaggi meno stroncati dall’uscita cinematografica se non per un numero inferiore di momenti umoristici a cui Bruce Wayne, stavolta, non è obbligato.
Anche i villain risultano maggiormente vigorosi grazie a qualche linea di dialogo in più e una migliore resa grafica. Pur non brillando per le grandi motivazioni, sono potenti nella loro bidimensionalità di titanica razza guerriera, votata alla conquista universale, dalle fattezze gargantuesche e ferrose. Una banalità diventata paradossalmente rara, ma pur sempre efficace per definire dei nemici di Superman.
La Snyder’s Cut è un film perfetto? Assolutamente no, ma è innegabilmente un film molto diverso da quello arrivato in sala. La CGI resta, in alcuni punti, sotto lo standard qualitativo che è giusto pretendere da un blockbuster del genere e restano crepe strutturali proprie di un film riarrangiato, tagliato e ricucito.