Spider-Man 2: Peter riacquista i poteri

Alessandro Fazio

Dicembre 18, 2021

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Qual è una delle sequenze più memorabili di Spider-Man 2?

Occhiali da vista in frantumi. Un pugno che si stringe per la rabbia. La musica del main theme di Danny Elfman che incalza in sottofondo. Spider-Man è tornato. Ma facciamo un passo indietro.

Il secondo capitolo della trilogia di Sam Raimi, Spider-Man 2 (2004), è una pellicola che più della precedente vuole concentrarsi su uno dei grandi temi delle storie dell’Uomo Ragno: la difficoltà di vivere una doppia vita.

La responsabilità derivante dal grande potere da un lato, e la voglia di condurre un’esistenza normale e spensierata dall’altro, mettono Peter Parker talmente alle strette che il giovane supereroe si demoralizza al punto da perdere i poteri.

Nei fumetti accade spesso che Peter viva con estrema turbolenza il rapporto con la sua vita da supereroe. Spider-Man 2 ben cattura questo dramma, soprattutto ai fini di dimostrare cosa significhi essere e crescere come eroe.

Per questo, dopo aver perso (e, più propriamente, rinunciato) a i suoi poteri, Peter prova a condurre la vita che aveva sognato nei mesi precedenti, nonostante la criminalità cresca a dismisura a New York e la sua amata Mary Jane sia comunque intenzionata a sposare l’astronauta John Jameson.

Quasi a dimostrare che non basta smettere di fare ciò che il destino ha voluto per te per cambiare il tono della tua vita.

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Una scena di “Spider-Man 2” (Sam Raimi, 2004)

Peter di questo se ne rende conto, soprattutto nelle scene poco precedenti a quella che analizziamo oggi nel dettaglio. In particolare, dopo un’intensa conversazione con zia May sull’importanza della presenza di eroi come Spider-Man nella vita di tutti noi, il ragazzo prova a vedere se è in grado di riacquistare i poteri, saltando da un palazzo all’altro: non ci riesce. Servirà, evidentemente, una motivazione ancora più forte per risvegliare il ragno dormiente dentro di lui.

Mary Jane e Peter sono in un bar, perché la ragazza vuole capire definitivamente se il suo amico d’infanzia è innamorato di lei. Lei è sempre più convinta di provare qualcosa per lui. Peter, che in questa fase della storia è nuovamente travolto dai dubbi e dalla spinta eroistica di tornare a salvare la città, le risponde che non la ama.

Mary Jane, allora, fa un ultimo tentativo: «Voglio capire una cosa. Dammi un bacio». La ragazza sospetta che Peter sia Spider-Man.

Mentre i due protagonisti avvicinano le proprie labbra per unirle in un tanto agognato bacio, ecco che un suono familiare agli spettatori avverte la presenza di un pericolo: attraverso un primissimo piano, si deduce che Peter stia percependo la minaccia grazie ai suoi sensi di ragno.

Si allarga il campo e il pericolo è evidente a tutti: un’automobile è stata scaraventata verso la vetrata del bar in cui sedevano i due ragazzi. Peter si lancia in avanti per buttare a terra MJ, in modo che la vettura passi sopra di loro senza ferirli.

Chi mai potrebbe compiere un’azione simile? Il dottor Otto Octavius, ovviamente: il villain della storia sta cercando Peter perché è l’unico che può condurlo a Spider-Man. Doc Ock, infatti, deve consegnare l’eroe a Harry Osborn in cambio del trizio, un rarissimo minerale, necessario per portare a termine il suo folle e fallimentare progetto.

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Mary Jane (Kirsten Dunst) e Peter Parker (Tobey Maguire) in “Spider-Man 2” (Sam Raimi, 2004)

Ed ecco, infatti, che i pesanti passi delle braccia meccaniche di Octavius si avvicinano, con una tecnica di zoom abbinata al rimbombo dei passi, degna dei migliori film horror (di cui Raimi, come è noto, è un maestro). Il dottor Octopus nota trionfante la presenza di Mary Jane e, prendendo con un braccio meccanico Peter dal collo, lo tira a sé e gli spiega chiaramente le sue condizioni: o trova Spider-Man e lo conduce da lui, o altrimenti…

Octavius: «Altrimenti la tua amica te la scortico viva».

Peter: «Se la tocchi solamente con un dito…».

Octavius: «Che cosa mi fai?».

Peter viene scaraventato dall’altra parte del locale, sbatte contro al muro e viene sommerso da parte del soffitto. Doc Ock, fedele alla sua parola, rapisce Mary Jane e si allontana. La musica incalza, la cinepresa si avvicina rapidamente al mucchietto di legno sotto cui è sommerso Peter: un urlo di battaglia, ed ecco il protagonista emergere rabbiosamente dalle macerie.

Esce di corsa dal bar, cerca il suo nemico e la donna che ama, ma vede tutto offuscato: con un brillante richiamo al primo film, è ormai chiaro a tutti che i poteri sono tornati. Peter ha riacquistato i poteri.

Occhiali da vista in frantumi. Un pugno che si stringe per la rabbia. La musica del main theme di Danny Elfman che incalza in sottofondo. Spider-Man è tornato.

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Il Dottor Octavius (Alfred Molina)

Siamo tornati al principio della nostra narrazione. La scena si conclude, il dettaglio in Spider-Man 2 è tutto qui.

Merita, tuttavia, una menzione il preludio a una delle migliori scene d’azione dei cinecomics, soprattutto di quegli anni. Spider-Man ha bisogno del suo costume, gelosamente custodito da uno dei suoi principali nemici: J.J. Jameson. Proprio quando il direttore del Daily Bugle si stava ricredendo sull’eroe, ecco che in un lampo viene privato del costume dal suo legittimo proprietario, dando vita alla sua più famosa invettiva:

J.J. Jameson: «È una minaccia per la città! Voglio che quell’aracnoide arrampicamuri sia processato! Voglio vederlo impiccato alla sua ragnatela! IO VOGLIO SPIDER-MAN!».

Sulle note dell’imponente colonna sonora, Spider-Man sfonda la prima pagina del giornale che recita: «He’s back!». Per una volta, forse, il doppiaggio ci regala una gioia in più rispetto alla versione originale: per ovviare all’inserimento di un sottotitolo per tradurre la frase, la versione italiana utilizza la voce del ragazzino che vende i giornali per strada, per annunciare il titolo dell’edizione straordinaria del Bugle, con un trionfante «È tornato!», che elettrizza una scena di per sé già epica.

L’uomo ragno si prepara ad affrontare Doc Ock in una scazzottata vecchio stile che permetterà a tutti di capire cosa significa essere un eroe: il resto, infatti, è storia.

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