Quello di Arcane è un universo narrativo in cui, spesso, razionalità ed emozioni si trovano a confliggere. Durante tutta la serie, assistiamo a coppie di personaggi, luoghi, pratiche che si confrontano e scontrano, pur essendo facce di una stessa medaglia. Vi e Powder, Vander e Silco, Viktor e Jayce, Piltover e Zaun, scienza e magia. C’è un’unica folle variabile che sembra distruggere questo equilibrio: Jinx.

Personaggi come Viktor, città come Piltover e la stessa Violet, fanno prevalere in loro la razionalità, non sempre eliminando la loro parte emotiva, ma dando potere a ciò che sembra ragionevolmente giusto. Non sopprimono le loro emozioni, ma ragionano e agiscono il più razionalmente possibile. Dall’altra, personaggi come Heidmerdinger, la città sotterranea di Zaun e Silco, mettono spesso da parte il loro lato razionale perché spinti da paura, rabbia o vendetta. Interrompono frequentemente il loro tracciato e quello di altri, perché frenati o spinti dalla loro potente parte emotiva. Non dimenticano mai la razionalità: manipolano e giocano le loro carte, mossi però dalle loro emozioni.
In Arcane non c’è quindi una linea di demarcazione netta tra chi eccede di ragione e chi di sentimento. Durante tutta la narrazione si vedono i personaggi alternarsi da una sponda all’altra, mantenendo però una forte identità e caratterizzazione. C’è un solo elemento che, a differenza degli altri, risulta un’estremizzazione: Powder.
Powder fin dall’inizio si mostra come inaffidabile proprio a causa della sua istintività ed emotività. Sembra non pensare, mai. Lei crede, non ragiona razionalmente. Vuole salvare la sorella, Vander e i suoi amici. Non ragiona sulla pericolosità del suo gesto, sulla potenza della piccola sfera blu che ha trovato. Arriva in ritardo a rendersi conto che è stata proprio quella piccola e apparentemente innocua sfera a causare l’esplosione che ha dato origine a tutto. Powder, fin dall’inizio, non pensa, non osserva, agisce e basta facendo esplodere, metaforicamente e letteralmente, la storia di Arcane.
Il suo essere istintiva, emotiva, terribilmente sentimentale, è proprio ciò che la porta alla distruzione della sua sanità mentale, all’estremizzazione di tutto ciò che prova e alla pazzia. pazzia che germoglia in lei fin dall’inizio e che pare amplificata e nutrita proprio da questa sua emotività senza limiti razionali.
Quello di Powder è un istinto squilibrato, così come lo sono le sue azioni. A ogni cosa lei reagisce sempre in modo estremo, disordinato, folle.

Powder cresce con Silco, nella violenza di Zaun, convinta che la sorella, ovvero la persona che amava di più al mondo, l’abbia abbandonata. Questa commistione di paura, rabbia e amore generano in lei una miscela fuori controllo che, goccia dopo goccia, la rende sempre più la versione peggiore di sé: Jinx. Ma fino a che Powder non fa i conti con se stessa, Jinx non può prendere il sopravvento. Lasciare libera Jinx vorrebbe dire perdere quel microscopico barlume di razionalità che Powder sembra avere in sé. Quella minima briciola di lucidità che non la porta alla totale distruzione, ma che sembra perdere definitivamente nell’emblematica scena finale dell’ultimo episodio.
In un contesto che ricorda molto il tè del Cappellaio matto, Jinx obbliga al dialogo le due persone per lei più importanti: Vi e Silco.
Se Vi era sempre stata la parte razionale nel binomio con la sorella, qui la vediamo nel suo lato più emotivo: spaventata, sofferente e traboccante di amore. Amore che non sembra diretto solo alla sorella. Powder, o forse Jinx, ha sfruttato la sua sfuggente razionalità, seppur sommersa, da una velenosa gelosia, portando al tavolo anche Caitlyn, forse per provare l’amore e la lealtà della sorella, o forse, nella speranza di liberarsene. Sembra voler mettere alla prova Vi. Sembra urlarle di rassicurarla che il suo amore per lei non è variato nonostante il tempo o il mettersi nel mezzo di altre persone. Ma Powder, o forse Jinx, non è capace di ascoltare, nel totale caos che ha nella testa.

Legato dall’altra parte del tavolo sta invece Silco, colui che forse è il vero creatore di Jinx. Dal loro incontro si potrebbe infatti pensare che Powder abbia iniziato a sparire, dando sempre più spazio alla sua versione più grande, più emotiva, più folle. Così come Vi, Silco, che seppur estremamente strategico è sempre stato spinto da desiderio di vendetta e rabbia, sembra mostrarsi più razionale che mai. Cerca di far ragionare la sua figlia acquisita, cerca di giocare con la sua mente, prova fino in fondo a manipolarla. Powder non sa scegliere. Non riesce a razionalizzare e decidere chi vuole essere, forse perché nessuno glielo ha mai chiesto.
Da una parte la sorella continua a dirle che è Powder, dall’altra colui che l’ha cresciuta le dice di essere Jinx. Nemmeno il tentativo di Silco di uccidere Powder, tramite una specie di battesimo, era riuscito a far prevalere una parte sull’altra.
In Arcane, le voci nella testa della ragazza sembrano essere tante, troppe, asfissianti e, soprattutto due di queste, non le danno tregua. Non riesce a ragionare, non riesce ad ascoltare o a decidere. Deve zittirle.

E lo fa. Nel momento in cui Powder zittisce definitivamente una delle voci, perde anche una versione di sé. Non ha deciso chi essere razionalmente. L’istinto e la pazzia, ancora una volta, in lei hanno vinto e Jinx può definitivamente nascere. E se fino a quel momento l’intero universo di Arcane era rimasto in piedi grazie a questo precario equilibrio tra ragione e sentimento, quando una scheggia folle come Jinx nasce, tutto sembra andare incontro alla sua fine.




