La legge di Lidia Poët – Tra femminismo e cultura pop

Emma Senofieni

Marzo 8, 2023

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Se Dio ti voleva avvocato non ti faceva donna.

Così, Teresa Barberis (Sara Lazzaro), moglie e madre devota, si rivolge a sua cognata Lidia Poët. Una frase apparentemente innocente, ma figlia di una cultura patriarcale, che, fino a qualche tempo fa, impediva alle donne di svolgere molte professioni. Ma chi è Lidia Poët? Un personaggio storico di cui si è parlato fin troppo poco, che Netflix ha deciso di riesumare per creare un prodotto che, sebbene molto convenzionale, è riuscito ad attirare la nostra attenzione. Qualche settimana fa, la piattaforma ha infatti distribuito la serie La legge di Lidia Poët, diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire. Lo show, che ha avuto fin da subito molto successo, è liberamente ispirato alla storia della prima donna iscritta all’Ordine degli Avvocati nel nostro Paese.

La serie è quindi tutta incentrata su Lidia (Matilda De Angelis) che, nell’Italia di fine Ottocento, cerca di farsi strada nella sua professione tra i giudizi indignati e le derisioni altrui.

lidia Poët
Lidia Poët viene cancellata dall’Albo

Un giorno, il procuratore generale del Regno decide di impugnare la decisione sulla sua iscrizione, ricorrendo alla Corte di Appello di Torino. La Corte accoglie l’impugnazione e ordina la cancellazione di Lidia dall’Albo.

Lidia però non si dà per vinta e prepara il ricorso da presentare presso la Corte di Cassazione: un testo che denuncia le continue ingiustizie subite dalle donne all’epoca. Nel frattempo la giovane chiede al fratello maggiore Enrico (Pier Luigi Pasino), anch’egli avvocato, di fargli da assistente nelle sue cause; l’uomo, seppur riluttante, accetta. Nella casa della famiglia del fratello la giovane conosce l’affascinante Jacopo Barberis (Eduardo Scarpetta), un giornalista che rimane subito colpito dalla personalità di Lidia.

La donna inizia quindi a seguire una serie di casi che prenderà molto a cuore. Molto spesso infatti si troverà di fronte ad accusati innocenti, vittime di indagini frettolose e superficiali. Grazie anche a doti investigative fuori dal comune, Lidia si impegnerà a scagionare quelli che sono spesso gli individui più emarginati della società, come un’anarchica, una prostituta o una donna emancipata come lei. Mentre lavora con il fratello, la giovane si mostra sempre più arrabbiata verso un sistema che sembra precluderle ogni libera scelta. Lidia Poët si troverà così davanti a una difficile scelta: fuggire in America, dove avrebbe più possibilità, o restare in Italia a combattere contro i mulini a vento?

Lidia e il giornalista Jacopo Barberis

Nonostante La legge di Lidia Poët sia ispirato a una storia vera, non si presenta come una dettagliata biografia dell’avvocata né tanto meno come un dramma storico.

Non stupiscono dunque alcune polemiche nate dopo la distribuzione della serie. In particolare, gli eredi di Lidia Poët hanno criticato le non poche licenze artistiche che gli sceneggiatori si sono presi. Per esempio, Lidia nella serie viene mostrata come una donna sessualmente libera (in un certo momento, ha due partner contemporaneamente) e che spesso si lascia andare a imprecazioni e parolacce. Secondo gli eredi della donna, Lidia era una donna molto educata, morigerata, che si dedicava quasi esclusivamente al proprio lavoro.

O ancora, è stata oggetto di polemiche la scelta di non dare molto spazio alle battaglie femministe di Lidia Poët. In particolare, non si menzionano la sua adesione al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane e la sua lotta per il diritto di voto.

Anziché concentrarsi sulla verità storica, La legge di Lidia Poët si presenta come un prodotto di intrattenimento.

lidia Poët
Lidia fa visita a uno dei suoi clienti

Come Jessica Fletcher o Perry Mason, in ogni puntata Lidia si fa paladina di coloro che ritiene innocenti, ribaltando le conclusioni della polizia e della procura. Il ritmo della serie è infatti particolarmente coinvolgente: in ogni episodio, lo spettatore si chiede come farà Lidia ad arrivare alla verità. Complice di questo coinvolgimento è senza dubbio la scelta di inserire una giusta dose di umorismo alla storia. Divertenti sono per esempio i continui screzi tra un’ostinata Lidia e il fratello Enrico, figlio del suo tempo ma profondamente legato alla sorella.

A scapito della realtà storica, La legge di Lidia Poët propone una narrazione leggera, attuale nello stile e nel messaggio che vuole trasmettere. Dal modo di interagire dei personaggi alla scelta della colonna sonora (composta da brani contemporanei), si potrebbe definire la serie un prodotto pop, rivolto a un pubblico vasto, ma soprattutto moderno.

La serie riesce infatti a trasmettere il suo messaggio femminista senza dimenticare di intrattenere il pubblico, di intrigarlo e a tratti divertirlo.

Lidia e il fratello Enrico

Non si tratta certo di una serie priva di difetti. Per esempio, appare un forzato cliché la storia d’amore tra Lidia e il giornalista, prevedibile fin dalla prima scena. I difetti della serie sono in parte compensati dalla buona interpretazione del cast nostrano. Matilda De Angelis, che aveva mostrato il suo talento in particolare ne L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (2020), è perfetta nei panni di una donna forte ed emancipata, ma profondamente ferita da una società che non vuole accettarla. Nonostante la giovane età, l’attrice riesce a trasmettere una vasta gamma di emozioni con poche espressioni del viso. Ottimi anche i due comprimari Eduardo Scarpetta e Pier Luigi Pasino.

Il maggior pregio della serie risiede nella capacità di affrontare tematiche serie e importanti rivolgendosi a un pubblico più vasto possibile.

Se, per esempio, Lidia fosse stata mostrata come una donna morigerata non avrebbe colpito particolarmente lo spettatore contemporaneo. Portare sullo schermo una donna sessualmente disinibita, ma al contempo estremamente capace nel proprio lavoro, ci ricorda come spesso le donne siano tuttora giudicate in base alle proprie abitudini sessuali.

Pur non essendo una serie perfetta o particolarmente innovativa, La legge di Lidia Poët si serve con efficacia del suo stile pop per farci conoscere non solo Lidia Poët, ma tutte le donne che, ancora oggi, devono combattere per ottenere uguaglianza.

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