Groenlandia Film – La “factory” di Matteo Rovere e Sydney Sibilia

Lorenzo Sascor

Aprile 4, 2022

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Groenlandia Film – La “factory” di Matteo Rovere e Sydney Sibilia

È da circa dieci anni che nel cinema italiano stiamo assistendo a un vero e proprio rinnovamento che coinvolge da un lato i generi e dall’altra le professionalità. Se dalla crisi degli anni Settanta il cinema italiano si era ritrovato incastrato all’interno dei due filoni del dramma e della commedia, da qualche anno i film italiani hanno iniziato ad affrontare un ventaglio di generi più vasto, rifacendosi in molti casi ai modelli americani.

Film baluardo di questa corrente è stato Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti in questo articolo abbiamo parlato nel dettaglio del film -, ma nel corso degli anni sono state molte le pellicole che si sono rivelate audaci e insolite. Abbiamo infatti assistito all’emergere di una nuova generazione di autori, che di anno in anno hanno avuto modo di costruire un proprio significativo bacino di pubblico.

È all’interno di questo contesto che ha visto la sua nascita Groenlandia, casa di produzione sorta dall’incontro tra Matteo Rovere, Sydney Sibilia e Andrea Paris, già produttore con la sua Ascent Film.

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Sydney Sibilia e Matteo Rovere sul set di “Smetto quando voglio”

Groenlandia: ecco chi sono Matteo Rovere e Sydney Sibilia

Facciamo un passo indietro e diciamo qualcosa di più su questi nomi. Matteo Rovere esordisce alla regia nel 2008 con Un gioco da ragazze, thriller di origine letteraria che si ritrovò anche al centro di un dibattito per via del divieto ai minori di diciotto anni, come avvenuto più di recente con La scuola cattolica. Nel 2011 dirige invece Gli sfiorati, anch’esso tratto da un romanzo e prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci.

Sydney Sibilia fa parlare di sé con Smetto quando voglio, film del 2014 che unisce la tradizione della commedia all’italiana de I soliti ignoti, con uno stile pop atipico per il cinema italiano. Il film nella migliore tradizione della commedia all’italiana fa una feroce critica alla società contemporanea e ha un tale successo che tre anni dopo vedrà due sequel girati back to back e distribuiti nelle sale a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, su modello della trilogia di Matrix (abbiamo avuto occasione di intervistare Sydney Sibilia sulla sua trilogia in questo articolo).

Rovere e Sibilia sono quindi due figure che hanno molto da dire e che nel 2014 fondano Groenlandia, con la quale fino al 2022 hanno prodotto più di quindici film che per stili ed estetiche si inseriscono perfettamente in quella rinascita del genere di cui si parlava sopra.

Sul sito ufficiale di Groenlandia vengono messe nero su bianco quelle che sono le linee che guidano i loro progetti.

Il cinema promosso da Rovere e Sibilia è un cinema in cui l’autore fa un passo indietro, non per scomparire, ma per lasciarsi affiancare da tutta una serie di personalità che collaborano insieme per la creazione del prodotto finale. Groenlandia supera quella concezione tradizionalista del cinema italiano che vede nell’autore e nell’autorialità il valore di un film, abbracciando una visione industriale e perfettamente coerente con quel rinnovamento che il nostro cinema sta operando.

Groenlandia: sfumature di genere

Questo approccio emerge in tutti i film prodotti da Groenlandia. Si pensi innanzitutto ai due sequel di Smetto quando voglio, intitolati Smetto quando voglio Masterclass e Smetto quando voglio Ad honorem. Le due pellicole vengono girate insieme, evento più unico che raro, in Italia; inoltre i due film non si limitano a ricalcare la storia del primo, ma la arricchiscono con nuovi personaggi e nuove ispirazioni.

Masterclass è un vero e proprio film d’azione, mentre Ad honorem diventa addirittura un thriller dalle venature drammatiche. È un tipo di serialità cinematografica che si rifà a modelli stranieri, ma che non rifugge mai il contesto italiano da cui proviene. Groenlandia mette quindi in moto una produzione complessa, che nel cinema italiano degli ultimi anni non aveva avuto precedenti, e che vede addirittura un’espansione transmediale, con un fumetto curato da Roberto Recchioni e Giacomo Bevilacqua (due dei fumettisti più importanti del panorama italiano di oggi), e un videogame 8-bit rilasciato online.

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“Smetto quando voglio – Masterclass”: accanto ai personaggi del primo film, anche alcune new entries

Ma il vero film manifesto della Groenlandia è Il primo re, quarto film di Matteo Rovere che, a inizio 2019, ha fatto molto parlare di sé.

Il primo re è un film che si inserisce a metà tra cinema d’autore e kolossal d’altri tempi: il film di Rovere rilegge il mito alla base della fondazione di Roma in chiave realistica, con influenze che vanno da La passione di Cristo di Mel Gibson a Valhalla Rising di Nicolas Winding Refn. Un racconto epico incentrato sui due fratelli interpretati da Alessandro Borghi (Remo) e Alessio Lapice (Romolo) si intreccia con una riflessione estremamente attuale sulla religione e sul rapporto dell’uomo con il divino. Pur non avendo incassato quanto sperato, il film ha dato vita a un’ambiziosa serie per Sky intitolata Romulus.

La creazione di mondi inventati o che non esistono più è infatti un’altra delle caratteristiche ricorrenti nelle produzioni di Groenlandia. Si pensi a Il mio corpo vi seppellirà di Giovanni La Pàrola, uscito direttamente in digitale a causa della pandemia.

Questo film, un western ambientato in Sicilia all’indomani dell’unificazione, vede un gruppo di brigantesse che si scontrano contro l’esercito regio appena insediatosi sull’isola.

I riferimenti principali sono Leone a Tarantino e a convincere è soprattutto la cura con cui La Pàrola ricostruisce la Sicilia di metà ottocento. Non mancano poi le numerose scene d’azione, altro marchio distintivo delle produzioni Groenlandia, che rivediamo anche ne La belva di Ludovico Di Martino, uscito su Netflix anch’esso per colpa della pandemia.

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Fabrizio Gifuni ne “La belva”

Se quindi da un lato Groenlandia sembra dedicare una cura particolare al cinema spettacolare, che lavora sull’immaginazione e sull’action, dall’altra parte i suoi listini presentano anche numerose commedie. Abbiamo avuto L’incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sydney Sibilia, commedia che porta avanti il discorso sul conflitto tra individuo e stato, iniziato da Sibilia con la sua precedente trilogia, ma anche Moglie e marito e il più recente Marilyn ha gli occhi neri, entrambi di Simone Godano. Un eclettismo che quindi non esclude la sperimentazione né il richiamo alla tradizione del cinema italiano.

Anche Mondocane di Alessandro Celli è un esempio di questa ibridazione: film che unisce il mafia movie al cinema distopico, con sfumature dialettali quasi neorealiste.

Cinema inclusivo ed eco-friendly

Groenlandia si dimostra al passo coi tempi anche al di fuori delle estetiche cinematografiche. La lavorazione della seconda stagione di Romulus tuttora in produzione segue le direttive proposte dalla certificazione Albert per l’ecosostenibilità: tale certificazione incoraggia l’allestimento di set il cui impatto sull’ambiente sia quanto più possibile contenuto (con l’obiettivo di arrivare a zero emissioni nette nel 2030) e Romulus è uno dei primi prodotti audiovisivi italiani a prendere parte a questa iniziativa.

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I protagonisti di “Romulus”

Infine, i progetti di Groenlandia si muovono anche nel territorio della parità di genere. Nel 2021 è infatti nata Lynn, divisione interamente dedicata ai film diretti da donne. Sul sito ufficiale di Groenlandia si parla di cinema libero e incentrato sull’inclusività, incentivato proprio da iniziative come queste, che sollecitano una molteplicità di sguardi alternativi e non stereotipici sulla settima arte.

Anche per questo la presenza di Groenlandia in uno scenario culturale e sociale come quello italiano appare oggi quanto mai fondamentale.

Leggi anche: La Belva – Action all’americana per un nuovo cinema italiano

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