Caracas – L’urgenza di sperare a Napoli

Gianluca Colella

Aprile 17, 2024

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Caracas (2024), diretto e interpretato da Marco D’Amore, è un film sulla necessità di ritrovarsi per sentire e per sperare.

Ambientato a Napoli, il film racconta di una crisi individuale, sociale e culturale generalizzata, che si traduce nelle ombre che tormentano lo spirito di due uomini apparentemente opposti, avvicinati dalla stessa urgenza.

Caracas, orfano fascista ideologicamente connotato, e Giordano Fonte, scrittore napoletano in volontario esilio dalla sua città, s’incontrano dopo anni nei vicoli bui di quella Napoli ferrovia raccontata nelle poetiche pagine di Ermanno Rea.

Dipinta come un contesto ibrido tra il ghetto multietnico e la classica Partenope, la Napoli di Marco D’Amore fa da sfondo ad una vicenda feroce, caotica, affettuosa e piena di luce. In crisi d’identità, i protagonisti cerca se stesso attraverso una terra dinamica e volubile.

Caracas – Le contraddizioni di Napoli

Caracas – Il gruppo fascista nel film

Differentemente dalle tendenze cinematografiche del recente passato, nella regia di Marco D’Amore Napoli viene rappresentata nei suoi dettagli più ignoti e paradossali. Nel cuore della città, si agita un covo di neofascisti facinorosi che coltivano il mistico culto del Duce.

Tralasciando l’attualità politica e culturale di questa scelta narrativa, attraverso l’espressione di questa componente di città, Caracas racconta le contraddizioni che agitano le anime dei perduti, coloro che senza qualcosa in cui credere e sperare, si rifugiano nella violenza autistica delle ideologie.

E così, un orfano disperato diventa parte di un gruppo di violenti che se la prende quotidianamente con i migranti, rei di aver violato la loro patria, la sacralità della razza e la magia dell’appartenenza.

«Solo Napoli poteva partorire un figlio così tormentato», dice Toni Servillo nel trailer. Il senso del film si esprime nei suoi toni narrativi più cupi e disperati, quello che succede comunica un messaggio angosciante e apparentemente senza soluzione. Una città nota per il suo cuore, la sua apertura e i suoi sorrisi, si espone nelle sue più intime contraddizioni.

Caracas – La riscoperta della luce

Caracas – Marco D’Amore e Toni Servillo nel film

Lo spirito poetico e crudo della città è incarnato da Giordano Fonte, anziano scrittore napoletano interpretato da Toni Servillo. Il romanziere, stanco di scrivere meraviglie che non lo emozionano più, torna rassegnato in città al termine di un volontario esilio intellettuale. In questo ritorno, la distanza tra realtà e fantasia si assottiglia radicalmente.

Passeggiando per una città  fatta di luci e ombre che non riconosce, Giordano sembra essere alla ricerca di una speranza irrazionale e magica. Perso nella sua fragilità, il maestro prova a ritrovarsi nello sguardo di un bambino, in una vitalità a lui sconosciuta.

I vicoli di Napoli, animati da guerriglia, microcriminalità e tradimento, accolgono due uomini in crisi. Il ghetto diventa un non-luogo onirico, prezioso per la loro comune ricerca di senso. Giordano scrive un romanzo sull’uomo violento che incontra, ormai divenuto la sua guida.

L’incontro – scontro tra Caracas e Giordano attiva nostalgie, insicurezze e tormenti reciproci. Come due strumenti musicali che devono trovare il comune accordo per produrre la sinfonia, i due protagonisti si rispecchiano nei rispettivi sguardi e dolori, cercando speranze nuove.

La razionalità del maestro dialoga con la determinazione dell’orfano fanatico, che in ogni cosa ritrova la luce di Dio. La malvagità che li circonda non scalfisce il loro intimo bisogno di speranza e senso, radicale e incensurabile.

Caracas – L’amore per l’innocenza

Caracas – I due protagonisti con Yasmina, interpretata da Camélia Lumbroso

Quando tutto sembra urlare violenza, disperazione e distruzione, l’unico rifugio del cuore che può ripararsi dalla psicosi è l’apertura verso la nobiltà dell’amore.

Questo sembra incarnare il fascista, quando s’innamora della cruda verità che avvolge Yasmina, e con lei intraprende un inconscio percorso di conversione alla sua religione.

Le connotazioni più profondamente caotiche della storia permeano questa parte della trama, che celebra l’apertura, l’imprevedibilità del presente e la necessità di ritrovare a tutti i costi il contatto con la propria interiorità, anche quando tutto sembra perduto.

Il sentimento tra i due purifica l’uomo, non lo rende meno peccatore, ma lo aiuta a comprendersi. L’amicizia con Giordano, d’altro canto, aiuta Caracas a costruire una narrazione nuova di se stesso, caratterizzata dall’accettazione dei suoi limiti e delle sue debolezze, perché sono quelle a renderlo così aperto al mondo.

Questa apertura, che nel sottotesto tecnico e registico di Marco D’Amore si traduce in un amore viscerale nei confronti di Napoli nella sua totalità, è l’elemento poetico e metafisico che riattiva la sensibilità di Caracas e di Giordano, tirandoli fuori dal guscio vuoto nel quale si erano rifugiati.

Caracas – Conclusioni e aperture

Il corpo di Napoli – Statua del Dio Nilo, piazzetta Nilo, Napoli

Nel cuore di Napoli, a poche centinaia di metri dal contesto in cui Caracas prende vita, si erge fiera la statua del Dio egiziano Nilo, il corpo di Napoli, quasi a sottolineare l’intrinseco legame che unisce la città alle culture diverse che l’hanno abitata nel corso dei secoli.

La storia della statua risale all’epoca greco-romana e agli egiziani che si stabilirono in città, contribuendo in qualche modo a rendere la popolazione diversificata, aperta e per certi versi incontrollabile nel corso del tempo.

Per i fini dell’approfondimento sul film di Marco D’Amore, il riferimento a questa statua è utile per l’elaborazione di alcune considerazioni conclusive in merito alla speranza, al sentimento di un mistero troppo più grande per essere contenuto in un’ideologia.

Giordano: «Gesù Cristo, Allah, Dio, a’ rivoluzione. Conta solo chello ca’ sient, nun te fa’ fottere!»

In un incontro che è anche scontro, Giordano spoglia nei tormenti di Caracas i suoi stessi tormenti, e attraverso il suo sguardo, e quello di Napoli, questi si trasformano.

Si trasformano in un’urgenza eterna, quella di sperare che qualcosa di bello possa sempre accadere. Perché c’è sempre un istante in più per cui valga la pena vivere.

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