Il corpo è il secondo episodio della seconda stagione de L’amica geniale. Durante questo episodio inizia a consumarsi l’allontanamento tra Lenù e Lila, caratterizzato dalle differenze di ruolo, di scelte e di interpretazione della vita in adolescenza piuttosto che da una reale separazione tra le due amiche.
Il sottotitolo della seconda stagione è Storia di un nuovo cognome, in riferimento al fatto che Lila, una delle due protagoniste, si sposa con Stefano Carracci, il ricco bottegaio del Rione, figlio del famigerato Don Achille, l’antico usuraio morto nella prima stagione.
Dopo la fanciullezza e le diverse strade scelte da Lenù e Lila sulla via per l’individualizzazione, con la prima che sceglie di continuare a studiare e la seconda che prende il controllo della sua vita rifiutandosi di affrancarsi dallo stile di vita del Rione, lavorando per arricchirsi e uscire dalla povertà, tra le due amiche si consuma subito una caratteristica forma di competizione, in cui la forte e creativa personalità di Lila costituisce il motore di una speculare danza articolata sulle scelte compiute da lei e Lenù.
L’amica geniale – Il corpo, la donna e la maternità

In psicoanalisi, il concetto di «spazio cavo» (Nunziante Cesaro & Ferraro, 1985) è fondamentale nella costruzione identitaria della femminilità; si tratta di una caratteristica del corpo e di un’esperienza somatica di cavità esperita nella relazione con la madre in riferimento all’organo genitale femminile. Come dimostrano le due protagoniste de L’amica geniale, l’esperienza del femminile vissuta con la madre alle origini della vita è associata a un luogo simbolico dal quale devono separarsi per costruire la propria identità. È proprio da questa iniziale posizione di fusionalità e indifferenziazione primaria che si passa per la costruzione identitaria del femminile; un processo che nella serie viene rappresentato con l’uscita graduale dal Rione, angosciante allegoria di un grembo materno che ha nutrito ma che ha anche arrecato sofferenza.
La rivelazione metapsichica che l’episodio offre è quella che circonda il concetto che Lenù e Lila si fanno della rispettiva femminilità, alimentata da desideri, aspettative, idealizzazioni e progressive tristi disillusioni.
Intorno al rischio della gravidanza, che Lila sta cercando di contrastare con tutta sé stessa, per non mettere al mondo un altro Carracci e corrompere la sua purezza (altra faccia della medaglia della sua perversa genialità), si consuma una discussione con Lenù sul ruolo della donna nella famiglia e sulla responsabilità di una donna di quella società in quello spazio e in quel tempo.
Lenù, più ordinaria e meno eversiva rispetto a Lila, non riesce nonostante la sua brillante intelligenza a liberarsi dalla rappresentazione che coniuga la donna alla madre in un’equazione che ha il sapore della predestinazione. Tutte le piccole conquiste che le due amiche fanno all’interno della narrazione sono comunque inserite all’interno della consapevolezza che, prima o poi, la loro vita sarà subordinata a quella di un uomo.
Questa consapevolezza Lila la rovescia sin da quando è piccola: affranta dall’evoluzione del rapporto con il marito fa della sua genialità il cuore della sua anarchica, resistenza nei confronti delle istanze socioculturali che la vogliono nient’altro che madre.
Le violenze subite da Stefano l’hanno trasformata talvolta in un corpo privo di volontà, un corpo che si attiva quando deve combattere per uscire dal Rione, che non vuole abbandonare davvero. Differentemente, Lenù non si fa problemi a crescere e ad arrivare dove le spetta, perché comprende che per soggettivarsi deve sfuggire all’assoggettamento che quel luogo le impone.
L’amica geniale – Tra passato e futuro

Prima di proseguire l’approfondimento sul secondo episodio della seconda stagione, forse è opportuno proporre una piccola parentesi per contestualizzare questa narrazione all’interno di tutta la serie. Mentre la prima stagione si configura come una triste storia di origini e formazione, con le protagoniste bambine, e la terza vede Lenù e Lila alle prese con le difficoltà della vita adulta, la seconda rappresenta un’inevitabile fase di transizione, in cui la loro dirompente adolescenza domina ogni affetto, atteggiamento e comportamento.
L’amica geniale è una serie che trascende gli scopi per cui è nata, perché non si limita a riportare su schermo le vicende scritte da Elena Ferrante, ma diventa una contemporanea denuncia del diritto della donna all’autonomia, alla fragilità e all’autosufficienza nel processo di soggettivazione.
Il motivo per cui l’episodio Il corpo è più centrale di quanto si creda consiste nel fatto che in esso il limite tra ancoraggio concreto alla narrazione e svelamento speculativo e filosofico dei concetti che la governano viene dissolto definitivamente. Grazie alla splendida regia di Saverio Costanzo, infatti, una scena in particolare esplicita il carattere aporetico di questa problematizzazione.
Quando Lenù passeggia per il Rione e riflette sulla discussione avuta con Lila relativamente alla gravidanza, sembra avere un’epifania rispetto all’interdipendenza tra quella forma di resistenza e la sua, orientata a liberarsi dalla trappola rappresentata dal luogo in cui è nata.
I volti poveri, rugosi e grotteschi della plebe di cui le aveva parlato la Maestra Oliviero le attivano l’esigenza ancora più intima e radicale di opporsi a quel mondo, di soddisfare il suo desiderio di subjection, inteso nei termini di Judith Butler sia come processo di subordinazione passiva al potere che di soggettivazione attiva.
Intorno agli assi della crescita, del corpo, della sessualità e dell’indipendenza, questa storia s’impegna a rovesciare gli stereotipi che hanno sempre confluito e continuano a confluire nell’identità femminile, contribuendo a mantenere vivo un simbolico lavoro di civiltà, teso a porre le scomode domande della società contemporanea che richiedono una risposta complessa.