Nel bene e nel male, Rings of Power ha fatto discutere prima, durante e dopo la diffusione degli episodi su Amazon Prime Video.
La nuovissima e scintillante serie TV americana dedicata all’universo di Tolkien ha infiammato l’autunno seriale, condividendo la scena con l’altro fantasy del momento, House of The Dragon. Gli otto episodi della prima stagione di Rings of Power, caratterizzati da un’estetica sublime, hanno introdotto fan di nuova e lunga data all’universo di Arda, alla Terra di Mezzo popolata da elfi, nani, stregoni e Pelopiedi (diretti progenitori degli Hobbit), così come ai misteri che circondano la proliferazione del Male e l’ascesa di Sauron e degli orchi a Mordor.
La storia, ambientata migliaia di anni prima degli eventi de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, si basa sia su alcuni manoscritti canonici dell’Autore, custoditi nell’Appendice dell’opera principale con riferimento alla storia della Seconda Era, sia su alcune rivisitazioni originali di questi eventi.
Tra queste rivisitazioni, una delle più rilevanti riguarda l’introduzione del personaggio dello Straniero, uno dei mitici Istari inviati dai Valar in persona per contrastare l’ascesa del Servo di Morgoth nel lontano Est. Il problema principale di Rings of Power non è tanto se la presenza di questo stregone in quella storia sia canonica o meno, quanto la funzione futura di questo personaggio nelle stagioni successive, alla luce della sua identità. Da questo punto di vista, è inutile girarci intorno: tutti gli indizi lasciano intendere che il personaggio interpretato da Daniel Weyman sia Gandalf, prima di diventare Gandalf.
Rings of Power – Un neonato nel corpo di un uomo

Giunto in una meteora proveniente dal cielo nel corso di una tranquilla notte qualunque nella Terra di Mezzo, lo Straniero sconvolge prepotentemente e inconsapevolmente l’anonimo percorso di vita di un gruppo di Pelopiedi, piccole e innocue creature che migrano da un bosco all’altro, nutrendosi con i frutti della terra e nascondendosi dai pericoli rappresentati da orchi, lupi e troll.
Il suo sonno e i segnali fotografici rappresentati nel corso degli episodi introduttivi di Rings of Power porterebbero a sospettare che si tratti di Sauron: è noto che in una fase della sua vita, l’Oscuro Signore fosse sul punto di redimersi per il male causato servendo Morgoth nel corso della precedente Era.
L’aura di mistero che circonda le prime azioni dello Straniero nella Terra di Mezzo si dirada progressivamente e soprattutto attraverso il rapporto con Nori, la più curiosa tra i Pelopiedi. Inizialmente egli non comunica se non a gesti, ha difficoltà a comprendere dove si trova e sembra non avere alcuna memoria del proprio passato.
Da questo punto di vista, le sue caratteristiche sono paragonabili a quelle di un neonato gettato in un mondo che non comprende affatto, nel corpo di un adulto.
In un altro articolo, ho approfondito l’evoluzione che Gandalf compie nel corso della trilogia cinematografica principale diretta da Peter Jackson. In quella storia, il personaggio interpretato da Ian McKellen non solo è uno dei cardini della Compagnia dell’Anello, ma è anche uno dei più forti antagonisti del Male, connotato da saggezza e gentilezza immense, sempre pronto, come un padre e un mentore, a sostenere gli altri eroi nelle sventure.
Recuperando le fila di questo discorso sull’evoluzione, un approfondimento diverso potrebbe essere articolato su questo neonato: uno Straniero venuto da lontano, dotato di poteri straordinari eppure curiosamente infantile.
Rings of Power – Gandalf prima di Gandalf

La distinzione identitaria, realizzata nell’articolo precedentemente citato, si basava principalmente sulla differenza cromatica che, insieme a una maggiore fermezza nei comportamenti, rende Gandalf il Bianco molto più temibile e autorevole rispetto a Gandalf il Grigio, dopo il suo ritorno nella saga cinematografica.
In Rings of Power, tuttavia, non c’è traccia di un Balrog, Moria non è ancora accaduta, e nemmeno il tradimento di Saruman ha avuto luogo; c’è solo uno Straniero, solo e spaesato, che si è imbattuto (quasi) per caso nei Pelopiedi e nella vita della giovane Nori. Quello che succede nel corso della prima stagione della serie, dunque, non è altro che un’introduzione in fieri di ciò che questo stregone potrebbe diventare in seguito.
Proprio con Nori, infatti, si verificano alcune situazioni potenzialmente letali, che rivelano nello Straniero una minaccia oltre che un dono: le prime teorie sulla sua identità malvagia compaiono proprio in seguito a questi eventi, cui fanno da cornice le interazioni vaghe e ambigue con la ragazza.
La gentilezza che accompagna i gesti di questo personaggio viene quasi del tutto rimpiazzata da una goffaggine potenzialmente mortifera, che mette in crisi la quotidianità semplice ma sicura dei Pelopiedi.
Su questa crisi della sicurezza e della gentilezza si apre anche una frattura nell’identità di questo neonato, di questo non-soggetto alla ricerca di una certezza: se non sono amico, cosa sono?
Questo sembra domandarsi lo Straniero, nel corso dello svolgimento del suo arco narrativo. Curiosando, lo spettatore prova ad anticipare la rivelazione definitiva della sua malvagità, salvo poi essere smentito dagli eventi successivi.
Pur mancando della proverbiale saggezza e autorevolezza che lo rendono unico, questa versione di Gandalf (se assumiamo che di Gandalf si tratti) resta comunque fedele al personaggio conosciuto e a cui tutti si sono affezionati: la sua apertura verso l’altro e la sua amicalità sembrano anticipare le future gesta dell’eroe, così come quelle del suo naso sembrano indicare ai più deboli la via da seguire nei momenti di incertezza.
Dove questa via porterà lui e la giovane Nori lo scopriremo nel corso delle prossime stagioni, in attesa di avere la conferma della teoria in cui tutti speriamo.