L’appuntamento con il trauma emotivo settimanale di The Last of Us non ritarda. Questa volta, fa forse ancora più male. Non tanto per l’esito, quanto per il processo. Nell’episodio sette, intitolato Left Behind, ci confrontiamo con uno dei flashback più famosi del primo videogioco: quello dell’omonimo DLC che vede Ellie protagonista del momento nel passato che cambiò per sempre la sua giovane vita.
Questo tuffo nel passato non ci permette solo di comprendere chi è Ellie, ma anche perché per lei sacrificarsi per un bene superiore sia così importante.
Dopo la ferita di Joel, la ragazza si pone di fronte a una scelta cruciale: proseguire da sola, abbandonando l’unica figura con cui ha sviluppato un legame d’attaccamento, oppure provare a salvarlo.
Mentre questo dilemma la paralizza, l’episodio ci riporta alla notte più bella della sua vita, che divenne anche la prima del suo lunghissimo incubo.
The Last of Us – L’amicizia in adolescenza
In questo flashback, vediamo Ellie qualche settimana prima dell’inizio del suo viaggio con Joel. E quello che vediamo non ci piace: la ragazza, sola e costretta ad affrontare costanti episodi di bullismo, è triste perché si sente abbandonata dalla sua migliore amica Riley, sparita da un mese.
Il bisogno che Ellie denuncia in queste prime scene è quell’emotiva e fisiologica esigenza, tipica dei giovani, di appartenere a qualcuna o qualcuno. Si tratta della naturale vicinanza sociale che coniuga l’affiliazione tra persone diverse in una prospettiva comune, che è quella dell’affetto o degli ideali di vita.
Nel caso di Ellie e Riley, come si scoprirà al ritorno in camera notturno di quest’ultima, l’amicizia prevale sulla differente visione del mondo: Riley, infatti, si è unita alle Luci, condividendo con loro la percezione che FEDRA sia un’associazione governativa troppo rigida e guidata da un’ideologia militare.
Ciononostante, nell’aggiornamento che condivide con Ellie, Riley mostra tutto l’affetto che nutre per la ragazza e la invita a trascorrere con lei una notte brava per farsi perdonare la lunga separazione.
Ed è qui che l’incubo della notte più bella della vita di Ellie ha inizio.
The Last of Us – Riley e il rischio
Nonostante sia solo una ragazza, Riley si mostra molto matura e più consapevole di Ellie soprattutto quando ci sono due fazioni in conflitto sa che probabilmente la verità al centro tra le due è grigia, e non bianca o nera.
Di conseguenza, mentre viaggiano verso le meraviglie del centro commerciale e scambiano punti di vista, risulta innanzitutto interessante dal punto di vista etico come lo scambio di opinioni tra le due sia funzionale alla crescita del loro rapporto.
Ma non è questo il punto centrale.
Punto centrale è, semmai, che proprio con un agente FEDRA qualche ora prima Ellie aveva avuto un confronto, e dunque per lei sarebbe stato bene riposare per poi lavorare egregiamente, dopo il litigio con la bulla del giorno prima.
Differentemente Ellie si lascia tentare da Riley, che per lei rappresenta il rischio oltre l’amicizia, l’impulsivo bisogno di soddisfare il sensation-seeking tipico degli adolescenti di un mondo normale, figurarsi quello deprivato di The Last of Us.
E così, al centro commerciale, Ellie e Riley fanno quello che meglio riesce ai giovani: si divertono. Giocano insieme sulle scale mobili con quella canzone che per chi conosce la storia della Parte II del videogioco può spezzare il cuore, sulle magiche giostre dei cavalli illuminati, giocano nella macchina delle fototessere e giocano al vecchissimo e bellissimo Mortal Kombat.
Tutto è bellissimo, tutto suscita nostalgia e poesia. Con i tratti costantemente pronti a diventare drammatici e inevitabili che caratterizzano questa serie stupenda.
The Last of Us – Andare avanti
Nello stile Naughty Dog, è sufficiente un’inquadratura. Arriviamo al piano di sotto, in un negozio abbandonato. Uno stalker si risveglia dal suo letargo e inesorabilmente si stacca dalle escrezioni di Cordyceps che lo tengono incollato alla parete.
Dopo che le due hanno litigato perché Ellie non tollera di associare Riley alle Luci, la raggiunge in un negozio di addobbi per Halloween (la pandemia esplose a fine settembre del 2003). Leggendo insieme le barzellette del nuovo No Pun Intended, la tensione si scioglie e sotto due maschere mostruose le due ragazze tornano a giocare insieme.
Il resto precipita nel giro di un sospiro. Il sospiro che segue quel bacio, la richiesta di restare, non c’è il tempo per elaborare questa novità inattesa ma sempre presente nella loro amicizia.
Perché arriva lo stalker e la realtà irrompe prepotentemente nel divertimento delle due giovani.
E seguono altri sospiri, stavolta di panico, di lotta, tra spari confusi, aggressioni respinte e istinto di sopravvivenza.
Tutto è repentino, tutto è terribilmente e perfettamente drammatico, esattamente come nella versione videoludica.
E le due si ritrovano morse, entrambe.
Nelle lacrime della loro disperazione. non hanno molte alternative. O la fanno finita o vanno avanti e si trasformano insieme in una perversa interpretazione di romanticismo. Una terza via non c’è.
Con la consueta delicatezza, la telecamera si stacca. Non c’è bisogno di vedere quello che succede dopo. Possiamo solo immaginarlo, con tutto il dolore della giovane Ellie che assiste alla trasformazione inesorabile di Riley davanti ai suoi occhi. Mentre a lei non succede nulla, nessun colpo di tosse, nessun tentacolo fungino che la divora dall’interno.
E proprio perché lei, Ellie, resta indietro. Per tale motivo lei decide di provare a salvare Joel. Ripensando a Riley, a Tess, a Sam.