I fratelli D’Innocenzo e Albert Camus – America Latina: un’opera assurda

Salvatore Gucciardo

Dicembre 21, 2024

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Pubblicato il: 09/03/2022

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Massimo, protagonista di “America Latina”

«Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio».

(Albert Camus)

Così esordisce Albert Camus nel suo primo e unico trattato filosofico. Con un folgorante incipit che, più che suscitare il timore e il tremore dello spettro che si aggira nel Manifesto del Partito Comunista, è destabilizzante. Fin da subito è assurdo. Camus con tono sentenzioso infrange una certezza, ci pone dirimpetto all’assurdo. A ciò che galleggia nel sottosuolo, pronto a strabordare non appena ce ne saremo resi conto. 

«Soltanto, un giorno, sorge il perché e tutto comincia con una stanchezza colorata di stupore».

(A. Camus)

Massimo Sisti ha ottenuto ciò che voleva dalla vita. Una bella moglie, due raggianti figlie, un lavoro stabile, un’appartata villa con piscina e anche dei cani. Si respira calma piatta nella paludosa Latina. Qualcosa dovrà pur andare storto? 

La stortura nella vita di Massimo comincia, come sottolineerebbe Camus, con la visione dell’assurdo. Proprio come il protagonista de Lo straniero. Ma se Mersault era armato prima di incontrare l’assurdo, Massimo è disarmato; dunque non può colpevolizzarsi. Almeno inizialmente, non si chiede come Mersault «perché l’ho fatto?», ma «perché è accaduto?».
Quel perché di cui parlava Camus s’insinua tanto nella mente di Massimo quanto nella mente di noi spettatori. Una volta entrati in contatto con l’assurdo, noi e Massimo veniamo assaliti dall’inquietudine. Da un’incomprensibile inquietudine che cresce, si dilata e tocca tutto, dal povero amico di Massimo fino al complotto familiare.

Il fragile guscio d’uovo che rivestiva il cranio di Massimo si è rotto, e da quella piccola feritoia fuoriesce un oceano di contraddizioni. Da quel momento in poi Massimo non potrà essere lo stesso. Da quel momento in poi comincia l’opera assurda. 

America Latina

In sé la storia si presta a sconfinate interpretazioni, proprio perché i fratelli D’Innocenzo hanno montato un’opera che pretende di essere dibattuta. Si può riflettere sul concetto di sospetto, sulla repressione della femminilità nel maschio, sulle inquietudini sprigionate dall’amore e dall’ossessione, e infine, se abbiamo subito terrorismo psicologico da Camus, possiamo riflettere sull’assurdo. 

Dunque, America Latina viaggia su due binari interpretativi paralleli che si congiungeranno nell’unico punto possibile: l’assurdo. Il primo binario interpretativo interessa la dimensione diegetica del racconto, ovvero tutto ciò che accade all’interno dei novanta minuti e dei luoghi di America Latina. Insomma il racconto in quanto tale. 

L’opera si apre immediatamente con uno shock. Dopo i primi minuti di striminzita presentazione di personaggi e contesto, i fratelli D’Innocenzo fanno subito urtare, tanto Massimo Sisti quanto gli spettatori, contro un evento assurdo. Una volta manifestatosi l’assurdo, la storia si concentra sulle tenebrose conseguenze psicologiche che l’evento ha sull’uomo al quale si è manifestato, Massimo.

Comincia così il viaggio all’interno di un ego che più cerca di tenere assieme i pezzi di un puzzle che non aveva intenzione di cominciare, più si sgretola. I Martellanti dubbi cantati da Marracash nel suo nuovo album picchiano incessantemente Massimo, che si trova a dover gestire una realtà che non si fa afferrare. È l’assurdo camusiano

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Albert Camus

Ma Camus non avrebbe dato dell’uomo assurdo a Massimo Sisti. L’uomo assurdo camusiano ha già superato il momento di comprensione e accettazione dell’assurdità del mondo e dell’esistenza. Dunque la storia raccontata dai fratelli D’Innocenzo riflette sul cominciamento, sull’impatto che l’assurdo ha nell’uomo.

Tuttavia, a differenza delle tribolazioni esistenziali a cui è sottoposto Mersault per aver sparato, senza un apparente motivo, a un arabo, Massimo non sa come si è potuto manifestare l’assurdo. Camus riflette sull’instabile relazione tra la volontà del singolo individuo e la contingenza del mondo esterno (di cui fanno parte le volontà di tanti individui diversi da noi). I fratelli D’Innocenzo, invece, ci calano all’interno di una psiche che non sa cosa sia successo. È l’elemento della dimenticanza, dell’oblio, che determina la costante inquietudine e il sospetto del protagonista che si angoscia e angoscia anche noi spettatori.

In America Latina manca la componente volontaristica dell’atto assurdo, che in Camus arrestava la possibile deriva inquietante e thriller, che invece si dipana nel corso del film.

Mersault era consapevolmente faccia a faccia con il paradosso di una vita assurda in quanto indeterminata e mortale. Massimo è faccia a faccia con l’assurdo, ma inconsapevolmente. 

Potremmo chiamare questo primo binario interpretativo “fare i conti con l’assurdo”. 

“Il sonno della ragione genera mostri”, Francisco Goya

«L’opera assurda illustra la rinunzia del pensiero alla grandezza e la rassegnazione a ridursi alla sola intelligenza, che mette in opera le apparenze e nasconde sotto immagini ciò che è privo di ragione».

(A. Camus)

Goya comunicava, attraverso la pittura, che il sonno della ragione genera mostri. America Latina è un tortuoso percorso che prende pian piano le distanze dalla razionalità. Ciò che è più interessante è che non è Massimo Sisti a perdere il lume della ragione. È l’opera in sé che comincia, almeno per lo spettatore, ad allontanarsi da una possibile spiegazione razionale degli eventi.

Il disorientamento esistenziale di Massimo è accompagnato dall’incapacità da parte di noi spettatori di unire tutti i pezzi di un disordinato puzzle. La storia si rifiuta di essere razionalmente compresa, mentre l’opera in sé spalanca le porte ai perché.

Ma i mostri generati dal sonno della ragione non hanno fattezze fisiche. L’aspettativa di un finale, tanto terrificante quanto risolutivo, è disattesa. I demoni del quadro di Goya diventano le tre donne angelicate della vita di Massimo. Il protagonista dormiente del quadro, con il volto nascosto dalle braccia, è rimpiazzato da un Massimo apparentemente sveglio, che alza lo sguardo verso i tre angelici demoni. Chi tra di loro è il demonio? Chi sta sognando e chi è sveglio? 

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Il riflesso di Massimo. La luce bianca emanata dalla figlia.

Il secondo binario interpretativo non tiene conto solamente della storia in quanto tale, chiusa nella sua riproduzione: è l’assurdo racchiuso dalla storia mischiato all’impossibilità dello spettatore di rinchiudere l’opera, trovando risposte e diminuendo i perché. Dunque, non solo Massimo non riesce ad afferrare e tener fermo ciò che gli accade, dandogli senso, ma neanche lo spettatore riesce a governare l’opera, a tenerla ferma attraverso un’interpretazione univoca e coerente. Semplicemente non può. 

Chiamerei questo secondo binario interpretativo “America Latina: un’opera assurda”. 

Probabilmente Camus avrebbe iscritto America Latina nel suo personale album di opere assurde, o forse no. Ciò che rimane è comunque un vuoto. Più i fratelli D’Innocenzo creano, dando sfogo alla loro immaginazione, più si ingrandisce la voragine aperta dalla loro filmografia.

In questo modo America Latina è «una creazione senza domani», scriverebbe Camus. I fratelli D’Innocenzo, con quest’opera, muoiono. Una volta ultimata la creazione, che rimane aperta, si ritirano. Danno spazio all’esperienza cinematografica lasciando il pubblico meravigliosamente insoddisfatto. Arriverà il momento di rinascere. 

«Se qualcosa pone fine alla creazione, non è il grido vittorioso e illusorio dell’artista accecato, che esclama: “Io ho detto tutto”, ma la morte del creatore, che chiude la sua esperienza e il libro del suo genio».

(A. Camus)

Leggi anche: La terra dell’abbastanza – I fratelli D’Innocenzo sull’emarginazione sociale

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