I significati oscuri di Dexter

Daniele Girardi

Gennaio 23, 2018

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I significati oscuri di Dexter

Il fascino del male

«Coloro che reprimono il desiderio, lo fanno perché il loro desiderio è abbastanza debole da poter essere represso» diceva William Blake tempo fa. Il desiderio è la chiave di volta dell’agire umano, la spinta che ci fa tendere verso uno scopo, il trampolino con cui la coscienza tenta di affermarsi e darsi un senso.

Si può dunque davvero reprimere un desiderio, come dice Blake, se esso stesso è lo strumento tramite il quale il nostro Io si fornisce una ragion d’essere? Come si può agire efficacemente su di esso se è il fine a cui tende l’agire stesso? Si può davvero ignorare e reprimere la parte più malvagia dell’animo umano, quella governata dai desideri più oscuri, se è quella che più ci identifica?

dexter
Michael C. Hall è Dexter

In questo articolo tenteremo di analizzare Dexter Morgan, personaggio della serie Dexter ideata da James Manor Jr.

Se si dovesse dare una definizione che lo descriva, sicuramente verrebbe subito in mente la parola serial killer. La capacità di un uomo (o di una donna) di poter troncare non una, ma più vite, riuscendo sempre a farla franca è un concetto molto affascinante. Subito dopo però scaturisce in noi disgusto, diniego per azioni così tremende, per depravati con storie così malate da avere una psiche tanto deviata, cinica e spietata.

Nessun rimorso per le torture tremende inflitte alle vittime, sbudellate, trucidate nei peggiori modi, a volte senza un senso, semplicemente brutali atti animali fini a se stessi. Condanna, distacco, assenza di qualunque tipo di empatia o giustificazione nei confronti di questi energumeni animaleschi e delle loro azioni si sollevano dalle viscere del nostro essere, miste a un terrore suscitato dall’eventualità che potremmo essere proprio noi le loro prossime vittime.

Cosa succede però quando non è l’irrazionalità a governare le azioni di un serial killer, ma anzi è un pensiero assolutamente razionale? Quando c’è un metodo, ovvero le azioni compiute sono studiate perfettamente, c’è una scelta ragionata e non un delirio folle alla base di numerose uccisioni? Cosa succede se alla condanna subentra la curiosità?

Si rimane affascinati. Ci si inizia a immedesimare, o ad ammirare menti come le nostre o addirittura più brillanti delle nostre.

Dexter – l’uomo perfetto

Dexter
Dexter

Dexter Morgan, figlio di Harry Morgan, famoso e valoroso poliziotto ormai deceduto, è il miglior perito ematologo della polizia scientifica di Miami, fratello strampalato della tenace tenente Debra Morgan, fidanzato di Rita, figura paterna acquisita di Astor e Cody e padre di Harrison. Un buon lavoro, una casa sua, una barca di sua proprietà, una famiglia. È un tipo poco loquace ma sembra l’uomo perfetto.

Troppo perfetto.

Dexter: «Mi chiamo Dexter, Dexter Morgan, non so cosa mi ha fatto diventare ciò che sono, ma qualunque cosa sia stata mi ha lasciato un vuoto dentro. Le persone fingono molto, io fingo quasi tutto e fingo molto bene».

Dietro questa maschera pirandelliana infatti si nasconde il macellaio di Bay Harbour, il serial killer dei serial killer. Ciò che spinge a uccidere questo scientifico e metodico perito ematologo è un bisogno insopprimibile sviluppatosi dal trauma infantile della perdita della madre. Il piccolo Dexter non solo assistette al brutale assassinio della madre, ma giacque nel suo sangue per diversi giorni fino a quando il poliziotto Harry Morgan lo trovò e decise di crescerlo.

Da un evento traumatico di questo tipo è nato uno spietato serial killer. La mente del giovane Dexter oramai era stata deviata irrevocabilmente. Come meccanismo di autodifesa si sviluppò in lui un’incapacità strutturale di provare sentimenti ed emozioni verso altri. La prima matrice di questa mente è dunque la totale apatia.

Apatia e ricerca di comprensione

Dexter

Dexter: «Lo fanno sembrare così facile, stabilire una relazione con altri esseri umani, come se non sapessero che è la cosa più difficile del mondo».

In un personaggio così apatico difficilmente ci si riesce a immedesimare. È vero, sembra quasi irreale, ma Dexter non è solo questo: è un rinnegato, un escluso dalla società, ma soprattutto un escluso dalla sfera affettiva ed emotiva. La realtà del suo essere è insovvertibile, ma non è accettata dal suo Io.

Nello sviluppo della serie, nelle varie stagioni, si alterna il paradosso della finzione, della simulazione (a tratti ridicola) nel vano tentativo di riprodurre emozioni che non riesce a provare e della disperata ricerca di un vero legame con qualcuno che possa accettarlo per quello che è, vero filo conduttore delle sue vicende.

Chi non si è mai sentito isolato dalle persone che lo circondano? Chi non ha mai simulato emozioni o sentimenti ormai sbiaditi e distanti? Chi non ha mai cercato un vero legame profondo tra la moltitudine di persone superficiali che intratteniamo tutti i giorni?

Siamo serial killer dunque? Ovviamente no, però questo personaggio fa vibrare corde del nostro essere di cui non è possibile ignorare il suono.

Dexter: «Ovunque andiamo noi portiamo noi stessi e le nostre inquietudini con noi, e casa è il posto verso cui andiamo o da cui fuggiamo? Fuggiamo dove possiamo nasconderci, dove possiamo essere accettati incondizionatamente, posti che per noi sanno di casa, dove possiamo essere chi siamo».

Dexter e l’oscuro passeggero

Dexter e l'Oscuro Passeggero
Dexter e l’oscuro passeggero

Ulteriore fattore che alimenta il distacco e l’alienazione di Dexter è la seconda conseguenza del trauma infantile ovvero l’oscuro passeggero. Sin da bambino manifestò un bisogno irrefrenabile di uccidere. Inizialmente Harry riuscì a dissuadere ogni proposito omicida del figlio, ma col passare del tempo capì che quest’indole era una parte indissolubile dal figlio, la quale non poteva essere domata.

Decise dunque di incanalarla e di darle una direzione col cosiddetto “codice di Harry”, una serie di norme imposte a Dexter che gli permetteva di uccidere in maniera infallibile e metodica, riuscendo a farla sempre franca, ma che colpiva solo persone che se lo meritassero in quanto chiaramente colpevoli di omicidi o reati rimasti impuniti per disguidi nell’applicazione della legge “canonica”. Dexter doveva essere un giustiziere, un serial killer di serial killer.

La relazione tra Dexter e l’oscuro passeggero dunque è in stretto legame con il padre. Come accade a tutti i figli crescendo, il giovane omicida iniziò a mettere in dubbio gli insegnamenti dei familiari. Per costruire nuovi legami per la propria felicità ci si deve distaccare dai propri genitori e trasferire l’attribuzione delle responsabilità delle proprie azioni da loro a noi stessi.

Maturare significa guardarsi finalmente allo specchio, senza nascondersi più dietro a una maschera e accettare sé stessi per quello che si è. Concetto terrificante perfino per un serial killer:

Dexter: «Mi chiamo Dexter e non so che cosa sono. Ma di certo so che c’è qualcosa di oscuro in me e lo nascondo. Sicuramente non ne parlo, ma… c’è. Sempre. Questo oscuro passeggero. E quando è lui a guidare mi sento vivo. Dominato da questo fremito di malvagità assoluta. Non lo combatto, non voglio farlo. È tutto ciò che ho. Nessuno mi ama così, neppure io, purtroppo. E se invece fosse solo un imbroglio dell’oscuro passeggero? Perché, ultimamente, nei momenti in cui mi sento legato a qualcosa, o a qualcuno. È come se mi scivolasse via la maschera e quelle cose, o persone, di cui non mi importava, in un istante diventano importanti… Terrorizzandomi.”

L’oscuro passeggero è la parte peggiore di noi stessi, che tutti neghiamo a noi stessi di possedere; è la parte rettile del cervello umano che grida il bisogno di sfogare i suoi istinti. Nelle persone comuni solitamente viene facilmente domata, ma Dexter non può farlo e al contempo non riesce a sentirsi in colpa per com’è. Lo ha accettato e ha impostato un’intera vita di menzogne, sperando che qualcuno veda oltre e nonostante ciò resti con lui.

L’eterno escluso

Dexter e l’eterno escluso

Varie volte crede di aver trovato una speranza di redenzione.

Dexter: «Ciò che importa non è quello che mi ha preso, ma quello che mi ha dato, occhi che finalmente mi hanno visto per quello che sono e la certezza che niente, niente è inciso sulla pietra, nemmeno l’oscurità».

Ma “non si può cambiare se stessi” e purtroppo la vita di Dexter gli porge sempre la resa dei conti. Tutte le persone con cui pensa di esser riuscito a instaurare un legame dovranno essere uccise o allontanate. Lui resterà sempre un metodico giustiziere – serial killer emarginato, costretto a essere eternamente distante dalle persone che ama, ma così incredibilmente vicino a noi spettatori attoniti.

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