
Se in questo caso il rapporto madre-figlia finisce con l’abbandono della madre, in un altro episodio di Black Mirror, Arkangel viene presentato in un’ ottica completamente differente. Una madre molto preoccupata e premurosa in seguito a un episodio in cui non riusciva più a trovare la sua piccola figlia all’interno di un parco, decide di comprare Arkangel un nuovo dispositivo in grado di fornire in tempo reale la localizzazione della bambina, di far vedere cosa sta guardando e di censurarne i contenuti troppo violenti o inappropriati. Se la cosa funziona in età infantile, in età adolescenziale la figlia chiede di disattivare il blocco per i contenuti violenti e chiede alla madre di lasciarle la sua privacy senza guardare ciò che vede.
La madre acconsente e tutto va bene fino a quando una sera la figlia non torna a casa come previsto. La madre allora disperata ritrova il vecchio apparecchio sotto la polvere e lo utilizza scoprendo che la ragazza è con un tipo poco raccomandabile. Va dal ragazzo, gli intima di non frequentare più sua figlia e ottiene la fine della relazione. La figlia è depressa e triste, crede che il ragazzo sia un infame che l’ha lasciata senza darle un motivo valido. Torchiato sulle motivazioni alla fine lui cede e rivela che è stata la madre a costringerlo a farlo. La figlia infuriata torna a casa, fa la valigia, la madre cerca di impedirglielo e nella furia della discussione la figlia frantuma la testa della madre con “Arkangel”. Il controllo materno è andato oltre ogni confine, con conseguenze terribili.

Il controllo può anche essere ricercato come via per sopportare il dolore in seguito ad un lutto, Black Mirror lo sa molto bene e in Be Right Back una giovane donna che non riesce a sopportare il dolore della perdita improvvisa del partner, cerca di rimpiazzarlo con un surrogato, sotto forma di sola voce, che, basandosi sulle tracce informatiche lasciate sui social media dal marito, riproduce la sua coscienza in maniera veramente impressionante. Successivamente compra anche una serie di tessuti e ossa “staminali” che lasciate crescere prendono la forma del marito dando alla coscienza intangibile, una forma tangibile. Ben presto però la donna raggiunge la consapevolezza che quello che ha di fronte è, anche se ben programmato, un robot che, nei momenti chiave, non sa improvvisare, non sa essere all’altezza del marito, che non è realmente umano ed è solo un modo per fuggire al dolore, che in realtà ne provoca altro.
Due riflessioni emergono da questa puntata: nell’era dei social network diventa davvero difficile dimenticare le persone che abbiamo amato (siano esse ex oppure siano esse morte) e il lutto e il dolore vanno affrontati prima o poi e purtroppo non c’è nulla che possa alleviarli, nemmeno la tecnologia.




