Resident Evil 2 – 29 Settembre, 1998

Enrico Sciacovelli

Marzo 13, 2019

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29 Settembre 1998
Stazione R.P.D
Raccoon City

A chiunque stia leggendo questa lettera in questo momento,
vorrei dirti “Scappa. Corri fuori di qui il prima possibile.”, ma non posso. Le porte sono sbarrate, e per un buon motivo. Non ho idea di cosa sia successo, ma l’intera città si è trasformata in un inferno: incidenti, fuoco e fiamme ovunque e, soprattutto, ci sono loro fuori. Quei… vorrei non doverli definire mostri. Sono uomini e donne, normali cittadini, ma sembrano usciti fuori dal peggiore degli incubi.

Il primo che ho visto mi ha fatto gelare il sangue. Con un singolo morso perforò il collo di un agente e gli strappò la giugulare, facendo grondare profusamente sangue dagli angoli della sua bocca. Respirava affannosamente attraverso una fessura lì dove una volta c’era una narice, producendo un rantolo raccapricciante. Ma gli occhi… ingialliti e iniettati di sangue, dalle pupille sbiadite e grigie. Lo spettro di uno sguardo. Ho seguito l’addestramento, ho mirato in mezzo agli occhi, all’apice del setto nasale, ma Dio, quant’è stato difficile incrociare quello sguardo.

Quello era solo il primo, ma la città n’è infestata, e anche questa stazione di polizia lo è. Tutti gli agenti sono stati mutati, tranne pochi che si aggrappano alla loro vita con disperata ostinazione. Mi duole dirlo, ma dopo un po’ di pratica ho imparato come affrontare i mostri che infestano le stanze e i corridoi di questo posto:

  • Perlustra il perimetro. Tieni gli occhi aperti per munizioni o chiavi negli armadietti o sulle scrivanie.
  • Se incontri degli infetti, non esitare, neanche per un secondo. Non mirare alla testa, possono sopportare qualcosa come tre o quattro pallottole lì. Forse andranno al tappetto, ma potrebbero risvegliarsi dopo, cogliendoti di sorpresa. No, è un rischio che non si può correre; gambizzali. Falli strisciare per terra, rallentali, ma non sottovalutarli. Non importa se è al collo o alla gamba, se ti mordono sei nei guai.
  • Meglio essere parsimonioso. Non sprecare un intero caricatore a meno che non hai le spalle al muro. Se c’è una vita di uscita, prendila. Se puoi correre via, scappa. Se puoi aggirarli, fallo. Farsi cogliere impreparato può essere letale.

Mi sono rifugiato in questa stanza, la camera oscura dove sviluppavano prove fotografiche. Si trova dietro una scalinata e alla destra di un corridoio, quindi la maggior parte dei mostri ci passa davanti senza notare la porta. E’ una zona sicura, per quanto ridicolo possa sembrare. Se sei riuscito a trovarla, usala come base. Lascia ciò che non ti serve, usala come riparo e raccogli il coraggio che ti serve per uscire dalla porta alla tua sinistra. Puoi anche fare come me, magari, scrivere su questa vecchia macchina da scrivere per cercare di distendere i nervi, mettendo a parole ciò che i tuoi occhi non potranno spiegare. Lascerò qui accanto un nastro d’inchiostro. Magari ti sarà utile.

Se infetti, mostri e altri pericoli non fossero abbastanza, la stazione è un autentico labirinto. Capisco che ci possano essere porte sbarrate, barricate o chiuse con chiavi speciali, ma certe cose hanno del ridicolo. Quale stazione di polizia ha un passaggio sotterraneo che si apre con dei medaglioni che si possono ottenere da delle statue attraverso criptiche combinazioni?! Ho letto che una volta l’edificio era un museo, ma rimane comunque inspiegabile. E’ come se ci fosse qualcosa di nascosto in questa stazione, perso in meandri che qualcuno voleva rimanessero inaccessibili. Devo continuare a investigare, ma devo fare attenzione. La priorità è restare in vita e la curiosità uccise il gatto. Quello o Mr.X.

Da quando l’ho incrociato, quest’uomo gigantesco in cappello e trenchcoat mi da una caccia senza sosta. Non si ferma mai, ti segue a grandi falcate ed è capace di stenderti con un solo pugno ben piazzato. Puoi anche piazzargli una pallottola in pieno volto, gli fanno il solletico. Va aggirato ad ogni costo, o nel peggior dei casi, bisogna darsela a gambe levate. Anche se ora sono teoricamente protetto in questa stanza, non mi sento affatto al sicuro.

L’intera stazione è una tremenda sinfonia: vetri rotti delle finestre, carne strappata a morsi, fiamme che divorano interi corridoi, rantoli che muoiono nei polmoni di questi mostri e, infine, i passi di questo bestione. Rimbombano anche a distanza di interi piani, come se fosse proprio fuori dalla porta. Anche ora, le punta delle dita mi tremano, e non so se si tratti di stress, dolore dalle precedenti battaglie o se i suoi passi scuotono la terra su cui si poggia la stazione.

Non mi è rimasto molto tempo. Il nastro d’inchiostro è quasi finito. Basta temporeggiare. Devo fare un respiro profondo, ricaricare le mie armi e uscire di qui. Se questa stazione è un inferno e il diavolo ha scelto di fare di Raccoon City la sua nuova casa, non resterò qui come ospite. Dovessi nuotare attraverso un mare di merda, devo uscire di qui vivo.
Se stai ancora leggendo e sei ancora in questa stazione, sappi che credo in te. Forse Dio ha abbandonato questo posto e i morti stanno camminando sulla terra, ma non è la fine del mondo. Non sarà la mia fine, e mi auguro neanche la tua.

Buona Fortuna. Ne avrai bisogno.

Leon S. Kennedy

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