5 cm al secondo è un film d’animazione giapponese di Makoto Shinkai, prodotto nel 2007 ma solo in questi giorni distribuito nei cinema italiani. Il titolo “5 cm al secondo” si riferisce alla velocità con cui i petali di ciliegio cadono al suolo, quindi il suo significato allegorico può essere compreso solo rispetto alla storia, che narra l’amore tra due giovani poi costretti a vivere separati da una grande distanza.
Intenso è il rapporto d’amicizia tra Takaki e Akari, e l’evoluzione del sentimento che li unisce è affrontata nei tre capitoli del film rimarcandone la profonda complessità, contribuendo a realizzare una trama tanto poetica ed emotiva da poter essere paragonata a quelle dei grandi film romantici.
Riconoscendo che la lontananza costringe le persone a separarsi e a soffrire per questa separazione, il film riflette in maniera semplice, lineare ma efficace su temi intersoggettivi importanti e significativamente problematici: tra i nostri desideri e la realtà è presente uno scarto imponderabile, che mette in scacco la nostra volontà di ottenere qualcosa che duri “per sempre”.
Proprio per il messaggio che 5 cm al secondo ci trasmette, pensare l’amore e le relazioni attraverso il contributo di Sigmund Freud sul processo del lutto può essere un modo per contattare la sofferenza nella quale Takaki e Akari ci trascinano e per fantasticare su un modo per far incontrare fantasia e realtà, spesso brutalmente contrapposte.
Il capitolo dei fiori di ciliegio: la separazione
Vedi, sembra quasi neve: non ti pare? Ciao Takaki. Spero che anche l’anno prossimo potremo guardare i fiori di ciliegio insieme.
Il film si apre con un momento universalmente riconosciuto come passaggio evolutivo fondamentale: la fine delle elementari, con tutte le insicurezze e separazioni che questo passaggio comporta; accettando la chiusura ma mantenendo stretta l’amicizia, i due si scrivono numerose lettere per coprire la distanza tra la prefettura di Tochigi, dove vive Araki, e la scuola di Tokyo, nella quale studia Takaki.
Questa relativa distanza sembra un ostacolo sormontabile, ma quando il ragazzo apprende di doversi trasferire a Kagoshima, ancora più lontano, egli capisce che incontrarla dal vivo è un’occasione da non lasciarsi sfuggire per salutarla adeguatamente con quello che ha la triste aria di un addio.
L’impegno di Takaki è quello di raggiungere Araki grazie ad un complicato viaggio in treno con diverse coincidenze, reso più difficile da una tremenda tempesta di neve che rende le sue speranze di volta in volta più fragili: il giovane giunge all’appuntamento a notte fonda ed è convinto che la ragazza sia già andata via, ma la dolce scoperta della sua pazienza gli regala un’ultima notte da trascorrere con lei.
Nel primo capitolo Shinkai celebra la forza di un legame affettivo importante e reciproco, che unisce due personalità in modo così intenso da rendere quasi intollerabile l’allontanamento. La potenza dell’amore nella sua forma più pura, implicita e ingenua è la celebrazione di questa prima parte; il dolore dell’uno è il dolore dell’altra quando la realtà della distanza diventa un dato ingombrante col quale sono costretti a fare i conti, rinunciando alla realizzazione dei loro desideri.
Piano ideale e reale si contrappongono come in ogni rappresentazione intrapsichica ed intersoggettiva: spesso potremmo chiederci quanto l’amore possa essere considerato una forma di agglutinazione, un arricchimento della persona o una dipendenza. Ciò che conta è che ciascuno di noi attribuisce un valore soggettivo al rapporto tra desideri e realtà.
Cosmonauta: l’allontanamento
Ormai cominciavo a capire, c’era un motivo preciso per cui Takaki mi sembrava tanto differente dagli altri, e però mi rendevo conto che lui non mi poteva vedere. Per questo quel giorno non ho potuto confessargli niente.
La seconda parte del film si apre qualche anno dopo, quando Takaki è al terzo anno di superiori e ha conosciuto Kanae, una compagna che prova sentimenti forti per lui; la sua timidezza le impedisce di confessare il suo amore al ragazzo, finché una sera uno scenario particolarmente suggestivo non le dona la spinta necessaria.
La scena della partenza del razzo dona simbolicamente il titolo all’episodio del film e allegoricamente rappresenta il sentimento che separa Takaki e Araki: così come la loro separazione ha fatto esplodere la sofferenza del giovane, il distacco del razzo dal suolo ha prodotto un’esplosione visibile a kilometri di distanza.
Quella sera Takaki è così tristemente assorto nei suoi pensieri che Kanae decide sul più bello di rinunciare al suo amore per lui, consapevole che l’altra ragazza, chiunque sia, rappresenta ancora un affetto importante per lui, al punto tale da bloccare i suoi sentimenti.
La dinamica emotiva che Shinkai sviluppa nella fase centrale di 5 cm al secondo è depressiva, intima e legata alla fisiologica dipendenza che l’amore per una persona produce: così come qualsiasi essere umano, anche Takaki sperimenta la differenza tra Sé e Araki nei termini di un desiderio che non può essere realizzato.
Recuperando Freud, si potrebbe riconoscere nel suo investimento oggettuale una frustrazione talmente potente da generare un movimento regressivo, che porta il mondo affettivo a concentrarsi narcisisticamente sulla sofferenza del suo Io e a ritirare l’interesse dal resto del mondo: la fusione ideale con Araki non è recuperabile, ed è la consapevolezza di tale realtà che getta Takaki nella solitudine.
In ballo c’è il processo d’identificazione, diverso tra i due perché il ragazzo ha probabilmente operato una scelta d’oggetto su base narcisistica che influenza lo sviluppo del suo Io nel momento in cui si consuma la separazione. Questa condizione getta le basi per quello che ci viene presentato nell’ultima, tristissima parte del film.
5 cm al secondo: la melanconia
Ieri ho sognato il passato, quando eravamo solo dei ragazzini tutti e due. Sicuramente è stato per la lettera che ho trovato.
Dopo un altro salto temporale, la vita di Takaki e Araki viene ripresa nel 2008 a Tokyo: lui, lavoratore impegnato nel mondo della tecnologia, avverte ancora nostalgia per la ragazza e vive in uno stato di tale apatia da non riuscire a stabilire relazioni durature.
Per quanto riguarda Araki, in un flashback Shinkai ricostruisce la piacevole sensazione di calore che la ragazza associa al vecchio amore, ricordo di un sentimento che ormai non esiste più. Lei ha elaborato il lutto in maniera sana, mentre lui vive in uno stato melanconico e depressivo forte e totalizzante.
Per comprendere meglio la differenza tra i due vissuti, la testimonianza offerta dalla scena saliente dell’episodio è necessaria: attraversando un passaggio a livello, Takaki percepisce in ritardo una sagoma familiare: girandosi alla fine della strada, intravede Araki proprio mentre due treni creano tra loro una barriera insormontabile; l’intensità dei battiti cardiaci di fronte a questa scena è una memoria ancora vivida e scottante.
Quando anche le code dei treni sono transitate, Takaki è ancora lì immobile, mentre la ragazza è già andata via: questo abbandono definitivo è il colpo finale alla sofferenza del giovane, che però proprio grazie ad esso comprende la necessità di andare avanti e integrare la sua relazione con Araki come parte del suo passato e della sua crescita.
La differenza che Freud pone tra il lutto e la melanconia nel 1915 è un contributo interessante per provare a leggere la contrapposizione tra Araki e Takaki: la prima risponde alla separazione con un sentimento di normale avvilimento, circoscritto nel tempo e infine superato.
Il ragazzo, invece, era bloccato in uno stato melanconico fino alla scena dei treni: il padre della psicoanalisi sosterrebbe che poiché il suo Io era fortemente identificato all’oggetto rappresentato da Araki, l’abbandono ha prodotto una dinamica di avvilimento e svalutazione di sé talmente profonda da superare il dato di realtà: apatia, stato depressivo e solitudine sono l’esito del processo per cui “l’ombra dell’oggetto cade sull’Io“, impedendogli di integrare la perdita in maniera sana.
L’oggetto della separazione è reale in entrambi i casi, a cambiare è il modo in cui il processo di perdita viene vissuto: in Araki domina il piano di realtà, il fisiologico processo di adattamento; Takaki è invece intrappolato in una perdita oggettuale interna alla sua coscienza.
Il finale non è lieto nel senso classico, ma trasmette serenità perché Shinkai porta i suoi protagonisti ad accettare che il legame ci sia stato e sia finito: questa, in senso freudiano, è una presa di consapevolezza molto importante che 5 cm al secondo produce tanto negli amanti quanto negli spettatori.