“Oh povero, pover’uomo. No, non voglio le tue sofferenze, io non voglio il tuo futuro!”
– Charles Xavier in Giorni di un Futuro Passato
Non esiste un futuro più terrificante di quello visto dal professor X nella vita di Logan. Un futuro così desolante, in cui una fenice non può risorgere dalle sue ceneri, in cui non vige semplicemente il dualismo, la lotta e l’eterna danza tra Eros e Thanatos, tra Amore e Morte; bensì avviene una mutazione: nel finale di una storia sospesa nel tempo, Eros diviene Thanatos, poiché non c’era altra scelta. Soccombere all’onnipotenza distruttiva di Jean Grey, Fenice, oppure sacrificarla per la salvezza dell’umanità intera.
Tuttavia, chi era l’unico che poteva avvicinarsi a quella donna mutante invincibile senza rimanere polverizzato? Per un crudele gioco del destino, era colui che l’amava più di chiunque altro: Wolverine, l’immortale.
I poteri dei due non sono un dono, sono una condanna. Perché spetta a loro sacrificare così tanto? Vita, amore, avvenire, tutto svanisce nel vento, nei brandelli di cenere della pelle di Logan, mentre si avvicina passo dopo passo verso la sua amata, per un ultimo abbraccio, emissario di morte. L’unico modo per salvarla, l’unico modo per amarla.
Un animale forgiato nella sofferenza che incontra una ragazza di fuoco spezzata in due metà: una dolce, comprensiva e sensibile, l’altra di puro istinto, lussuria e rabbia. Lei non ha mai amato lui, il suo cuore apparteneva ad un altro, ma la risoluzione del connubio tra Eros e Thanatos spetta all’amante non corrisposto.
La scena in cui Logan uccide Jean è l’apoteosi di una relazione fatta di erotismo, sesso, ambiguità, annientamento e morte. Gli artigli di Wolverine affondano nella carne della sua amata, penetrano rapidi e tolgono la vita, ma insieme ad essa molto di più. Un ultimo respiro di lei, un lacerante urlo di lui.
Nell’uccisione sacrificale si odono gli stessi suoni di un rapporto sessuale, gli stessi versi, gli stessi sospiri, le stesse movenze.
Il loro amore sarebbe dovuto essere, un perenne forse, che mai si realizzerà.
“La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un’incredibile esaltazione unita al sogno dell’immortalità.”
The Feng Shui Handbook, feng shui Master Lam Kam Chuen
La Fenice, una mutazione situata nella parte inconscia della mente di Jean, corrisponde al freudiano Eros (il dio greco del desiderio, non a caso), comprendente libido e pulsione di autoconservazione, come si legge nel saggio Al di là del principio di piacere; Wolverine, invece, è Thanatos (nell’antica Grecia, colui che governava la morte), che si manifesta in tendenze auto ed etero-distruttive. Questo binomio costituisce la forma più profonda di ambivalenza e di angoscia nell’essere umano.
Inoltre, nella sua Psicopatologia della vita quotidiana, Freud introduce il concetto di “atto mancato”, con il quale si indicano le tipiche manifestazioni dell’inconscio, come i lapsus, lo smarrimento, l’oblio di cose o persone. L’atto mancato rivela la presenza di un conflitto tra l’intenzione cosciente e la pulsione rimossa. Quest’ultima può alterare il comportamento cosciente in un momento di debolezza.
Così come Jean agisce secondo consapevolezza, controllando i suoi poteri, per il bene e cerca un bravo ragazzo come compagno, la Fenice, al contrario, la contrasta, silente, portandola alla distruzione interna, della sua stessa psiche, e soprattutto esterna, mentre rivela atteggiamenti di forte brama ed erotismo.
“Sembrerebbe proprio che il principio di piacere si ponga al servizio delle pulsioni di morte” affermava Freud, e a spiegarcelo meglio sarà proprio il nostro Logan.
Poiché Wolverine (traducibile in ghiottone, un animale noto per la sua ferocia) è l’incarnazione degli istinti primigeni e del loro trionfo nei recessi della mente. Amore come pulsione sessuale, nei conflitti uccidere o essere uccisi, forse per un perverso desiderio di morte, oppure per un insaziabile desiderio di vita.
Tuttavia, la vita per Logan è durata fin troppo; vorrebbe porgli una fine ma non può, per via della sua mutazione. “Desiderare l’immortalità è desiderare la perpetuazione di un grande errore”, diceva Schopeneuer, e nessuno sarebbe più d’accordo di Wolverine.
Si dirige, dunque, in un amore inconscio e, come al solito, incontrollabile verso Jean, poiché non può resistere al suo fascino sensuale o, forse, mortale. Cosa cerca il mutante? Il soddisfacimento delle sue pulsioni primordiali o un erotico e deviato desiderio di morte, che la mutante potrebbe realizzare?
A tutto ciò si aggiunga che stiamo parlando di creature sovrumane, di cui una è immortale e l’altra è l’anatema della resurrezione dalla propria autodistruzione. Ad interrompere, però, questo ciclo dalle ceneri alle fiamme sarà proprio colui che non può morire, condannato a vivere in eterno e a non poter nemmeno risorgere, nella speranza di ricominciare.
La morte significherebbe poter ricongiungersi a lei, ma questo fato non è destinato a compiersi.
Esiste una differenza enorme tra ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere. Del passato ve n’è fin troppo per Wolverine, ma ancor peggio è l’infinità di futuri che avrebbe potuto vivere. Un uomo ricolmo di storia, dolore e perdita, ma anche di un avvenire che non potrà mai più essere, giorni che sarebbero dovuti arrivare e mai furono. Un futuro che ormai è solo passato.
Tutto questo è morto per amore. La risoluzione finale per Logan e Jean è l’unione tra le due entità più antiche e potenti della terra, e spetterà a Wolverine sopportarne il fardello, senza la pretesa che il suo fosse un ardore ricambiato.
Lei che era Eros, pulsione, diventa Thanatos, distruzione del sé, ma anche della dimensione esterna. Lui che era Thanatos, dovrà essere entrambe, poiché immortale non è solo il corpo, ma anche il sentimento e la promessa.
L’ultima vittima di Logan è la speranza che le cose andassero diversamente. Poiché, infatti, la speranza è l’ultima a morire, ma prima o poi muore. L’amore, a quanto pare, no; lui è l’ultimo a vivere, l’ultimo a rimanere in piedi, così come Wolverine, ma è questo davvero un bene?
Amava Jean e doveva salvarla da sé stessa, a qualunque costo.
La Fenice: Tu moriresti per loro?
Wolverine: No, non per loro. Per te. Per te.
Jean: Aiutami… salvami…
Wolverine: Ti amo.