Presentato in anteprima all’Umbria Film Festival, l’ultimo film di Lone Scherfig trionfa su tutti gli altri e si aggiudica il premio del pubblico; la regista invece, fra le principali rappresentanti del Dogma 95, ha l’onore di ricevere le chiavi della città e la cittadinanza onoraria. L’Umbria Film Festival si riconferma un polo cinematografico unico in Italia: infatti la qualità e il fascino delle opere in concorso non viene solo rispettato, ma anche riconosciuto. Il pubblico, composto da professionisti del settore, semplici appassionati di cinema e cittadini, ha premiato la bellezza del film che si fregia della meritata vittoria.
Lone Scherfig, affermatasi tra le migliori registe danesi del cinema contemporaneo, conferma le sue abilità anche in questa sua ultima opera. Dopo aver fatto il suo ingresso nel mondo del cinema grazie al Dogma 95, fondato dai registi danesi Lars von Trier e Thomas Vinterberg, Lone Scherfig ha virato su contenuti più vicini alla sua sensibilità personale. Temi ricorrenti nelle sue opere sono l’amore ostacolato dal tempo e dalla distanza, l’umanità dei protagonisti e una velata ironia malinconica. In questo ultimo film, la regista descrive una New York renda e malinconica, riscaldata dall’amore di quel sentimento universale che si chiama pietà. Uno sguardo straniero indaga una città, già fotografata dai migliori registi del mondo, ma che sotto la telecamera di Lone Scherfig, brilla di una luce propria.
Il film aveva aperto lo scorso festival di Berlino e ora, dopo essere stato proiettato all’Umbria Film Festival, può godere anche della presenza della regista che ci ha concesso un’intervista.
Mentre guardavo il suo film, tre parole mi venivano in mente: Paul Thomas Anderson.
Lone Scherfig
Davvero? Grazie!
Mi ha ricordato molto Magnolia il suo film: tutti questi personaggi che si incrociano e convergono fra loro. Si è ispirata a questo film?
Lone Scherfig
Beh, no, assolutamente ma adoro i suoi lavori, sono una sua fan. Magnolia è un film meraviglioso ma le tematiche sono differenti così come lo stile, molto più pulito. Non lo vedo da molto tempo; però ho pensato molto al Petroliere, perché il ragazzo nel film è Paul Dano, marito di Zoe Kazan e la bambina che lei porta nel film è figlia loro.
Quindi ha incontrato P.T.Anderson?
Lone Scherfig
Sì.
Crede nel destino? Pensa che tutte le possano essere guidate da una sorte comune o pensa che effettivamente siamo noi a essere artefici del nostro destino?
Lone Scherfig
Io credo che se tu hai dei privilegi, hai più influenza sulla tua vita e sulla vita degli altri. Molte altre persone che hanno visto il film sanno di avere questa influenza, loro si influenzano l’un l’altro. Il film è un esempio di un alto significato. Senza dubbio inizia con un significato religioso, ma poi si evolve verso qualcosa di diverso.
Il potere dell’amore, potremmo dire?
Lone Scherfig
E dell’amicizia e della fiducia.
Non so se lo sa, ma Bertolucci diceva sempre che mentre si gira bisogna lasciare la porta della realtà aperta. In questo film, quanto hai lasciato quella porta aperta?
Lone Scherfig
In realtà quella porta l’ho chiusa a chiave. Ho dovuto, perché la realtà continuava a irrompere e anche perché mi aiuta con le idee, con le critiche e gli stimoli di vita senza essere super controllata. Sono sorpresa che Bertolucci abbia detto una cosa del genere perché i suoi film sono molto più sotto controllo dei miei.
Non del tutto, ho conosciuto un uomo che fu montatore di Bertolucci e mi ha detto che non era così rigido…Era instancabile però.
Lone Scherfig
Vero, sono una sua grande ammiratrice.
Lascia gli attori liberi di improvvisare?
Lone Scherfig
No, qui forse un pochino, specialmente con Zoe, perché lei deve parlare con i bambini in una maniera che sembri naturale. Lo ha fatto e mi piace farlo fare, ma raramente.
Mi colpisce la gentilezza e l’affabilità di Lone Scherfig, che è stata molto cordiale a concedermi questa intervista e che ringrazio di cuore per il meraviglioso film che ha realizzato.