Intervista a Michel Ocelot – Il principe dell’animazione francese

Francesco Gamberini

Agosto 24, 2019

Resta Aggiornato

Con una certa emozione all’Umbria Film Festival mi capita di incontrare Michel Ocelot, regista di capolavori dell‘animazione come Kirikù e la Strega Karabà, Azur e Asmar e il più recente Dililì a Parigi. Aiutato dagli uffici stampa del festival riesco a intervistarlo, e quello che ci siamo detti è a dir poco entusiasmante. Dopo esserci seduti in un bar della città, in un caldo pomeriggio di luglio,  subito ci mettiamo a parlare.

Comincio col dire che ho completamente distrutto la cassetta di Kirikù e la Strega Karabà quando ero piccolo.

Michel Ocelot ride

Sono del ’97, quindi il film ha fatto parte della mia infanzia, l’ho visto un milione di volte e mai mi sarei immaginato un giorno di poter intervistare il regista di un film che è stato parte della mia vita. È un onore parlare con lei. Come è iniziato il suo lavoro nell’animazione? È stata la prima cosa che ha scelto? Ha mai pensato ai film di Fiction? 

Michel Ocelot

È venuto molto naturale l’approccio all’animazione, è da quando ero piccolissimo che  ho iniziato a colorare; mi è venuta subito l’ispirazione e poi non mi sono più fermato. Ero un bambino felice e molto attivo. Giocavo, aiutavo i miei fratelli e le mie sorelle, decoravo la casa per le feste e lo faccio ancora e facevo dei piccoli lavoretti e regali. Penso ancora di fare dei regali con i miei film…

Mi resi conto di poter diventare un regista di cartoni animati soltanto all’età di diciassette anni, perché prima non ero a contatto con questo mondo ed ero lontano da questa dimensione, mi resi conto solo dopo delle mie potenzialità. In più non avevamo la tv, la tv ero io.

Questo sarà il titolo dell’intervista. Crede nel fatto che, quando una persona guarda un film, in base al suo stato d’animo percepisca il film in modo diverso. Crede cioè nell’hinc et nunc?

Michel Ocelot

È un termine latino?

Sì, è un’espressione che significa qui e ora, la usano a teatro. 

Michel Ocelot

Come si traduce in francese?

La traduttrice dice «ici et maintenant» e subito Michel Ocelot si illumina.

Michel Ocelot

Michel Ocelot

Certo, certo che ci credo, Azur e Asmar rappresenta proprio questo concetto. Dililì a Parigi è adesso, ma anche prima perché la situazione delle donne, come era a rischio un tempo, lo è anche ora. Qui e altrove. La violenza è presente qui in Occidente, ma anche altrove. Il peggio è che la violenza verso le donne in alcuni paesi è anche accettata, è quasi normale, per la legge e per qualsiasi istituzione.

Molti dei suoi film sono romanzi di formazione, secondo lei, uno spettatore cambia dopo la visione di un film? È possibile?

Michel Ocelot

Sì, i giornalisti e i registi  hanno il poter di far cambiare le persone. E questo potere può variare, può avere effetti più o meno grandi, ma esiste ed è vero. Dopo la realizzazione di  Kirikù, nessuno provava più una sensazione di rifiuto per un bambino nero. Io mi sono limitato a mostrare la realtà per come era. Con Dilillì, mostro sia uomini violenti con le donne, sia uomini che non lo sono ed è lo spettatore a scegliere se essere d’accordo con l’uno o con l’altro. Alle bambine invece mostro ciò che possono diventare: potete essere una bella dama elegante con un cappello a sbuffo e un vestito comodo oppure una cantante stimata da tutti o una star come Sarah Bernard, che ha iniziato a danzare fin da bambina, o una scienziata geniale come Marie Curie o un’anarchica come Luise Michel etc etc etc…

Da dove nasce l’incanto per le terre esotiche?

Michel Ocelot
Michel Ocelot

Michel Ocelot

Tutto il mondo ce l’ha. Tutti sognano di fuggire in quelle terre lontane. Questa ricerca di esotismo è alla base delle fiabe, come Le mille e una notte. È soprattutto in Occidente che Le mille e una notte ha avuto successo proprio perché raccontava qualcosa di esotico. È un bellissimo spettacolo vedere usi e costumi diversi. Anche questa descrizione di un’altra realtà è interessante. Il Pianeta è diverso e bello da vedere. È come essere dei bambini in un negozio di caramelle, in cui tutte le caramelle hanno un loro sapore.

Per questo ultimo film a quale pittore impressionista si è ispirato di più?

Michel Ocelot

Per l’ultimo film mi sono ispirato molto a Toulouse Lautrec, ci sono personaggi presi proprio dai suoi dipinti

Si è mai ispirato a Le Avventure del Principe Achmed?

Michel Ocelot

No, lo conosco, così come la regista, ma non mi ha mai interessato veramente perché è molto ancorato al cinema delle origini, penso che l’animazione sia proseguita molto oltre. L’ho preso in considerazione solo una volta quando dovetti fare un laboratorio per i bambini. I bambini fanno cose straordinarie se ben stimolati, in più il film era bello, facile, rapido e pure economico. 

Dopo questa risposta io e Michel Ocelot ci salutiamo, ma questa nostra chiacchierata è davvero un’emozione unica che porterà sempre nel mio cuore.

Leggi anche: Intervista a Cristina Donadio – Scianel e i demoni di Gomorra

Correlati
Share This