Intervista a Cristina Donadio- Scianel e i demoni di Gomorra

Francesco Gamberini

Giugno 21, 2019

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Durante la seconda giornata del Riviera International film Festival, vengo invitato a un incontro stampa in cui c’è la possibilità di intervistare gli ospiti presenti.  Dò subito la conferma e mi preparo per andare. L’hotel in cui si tiene l’incontro è molto elegante e lussuoso. Si sviluppa su molti piani a ridosso di una montagna che si innalza sul mare. Dopo aver percorso vari corridoi, salito  scale e superato gallerie, come un moderno Dante, mi ritrovo sulla terrazza dell’hotel, uscito a riveder le stelle( anche se è giorno). Dall’attico si vede tutta la città, il cielo, il mare e l’orizzonte. È leggermente nuvoloso e le tende bianche sono mosse dal vento. È in questo posto magico che incontro Cristina Donadio, la fragile e feroce Scianel di Gomorra.

Ci sediamo su delle sedie di ferro battuto, con dei morbidi cuscini e ci mettiamo a nostro agio. Iniziamo a parlare. Non mi sembra neanche un’intervista; sembra più una chiacchierata fra due persone che non si vedono da moltissimo tempo e stanno per separarsi di nuovo.  Cristina inizia a parlare del suo passato, di quando, ancora giovanissima, incontrò Fellini.

Molti anni fa lasciai il set del film di Fellini “La città delle donne “. Raccontavo stamattina di quanto gli attori siano stupidi nei primi dieci anni della loro carriera, perché io venni scelta da Fellini per l’interpretazione di un sogno ricorrente di Mastroianni. Mi fece un disegno di come doveva venir fuori il mio personaggio, un disegno di questa donna truccata come poi sono stata truccata io. Mi prepararono in attesa di girare la scena che però a distanza di un mese non venne girata. A quel punto incontrai Aurelio Chiesa, giovane regista, che disse di volermi nel suo film “Bim Bum Bam” ed io , stanca di non far niente , decisi di lasciare il set di Fellini e di recitare per lui. “La città delle donne” non è il miglior film di Fellini, però…

Era sempre un film di Fellini

Esatto! Di quella esperienza non mi rimane il disegno che fece Fellini perché andai via presto , ma mi restano essenzialmente due cose:  la soddisfazione di esser stata lì ed i contributi sul libretto , perché anche se la scena non veniva girata ogni mattina io ero lì e venivo comunque retribuita.

Impallidisco quando sento questa storia. Fellini è un regista che fa parte della mia vita e della mia cultura e incontrare una donna che lo ha conosciuto dal vivo mi colpisce nel profondo. Cristina poi ritorna al presente e inizia a raccontarmi qualcosa di più sul suo lavoro.

Definisci Cinema e Teatro come due mondi separati ?

In realtà sono due mondi separati, ma solo per lo sguardo esterno sull’attore. Cambia lo strumento , ma l’attore non può fare separazioni, compartimenti stagni. L’attore mette testa anima e corpo a servizio di un progetto che sta vivendo. Detesto il verbo “fare “ che utilizzano alcuni attori, io posso solo dire ”sto vivendo questo personaggio”. Io sono Scianel, non faccio Scianel. Cambiano gli strumenti di lavoro o lo sguardo del pubblico, ma la devozione verso il lavoro deve essere la stessa in ambedue i casi. Una volta nel teatro era tutto esagerato, tutto eccessivo, la voce doveva arrivare in ultima fila , così come il gesto. Oggi questa cosa è superata.

 

Scianel

Per il tuo personaggio di Scianel in Gomorra , hai avuto un’ispirazione classica?

Se avessi voluto avere una preparazione canonica mi sarei dovuta mettere a vedere una serie di filmati e di documenti sulle donne della malavita organizzata, camorriste. Ma non ho pensato di fare questo, neanche per un attimo , perchè altrimenti Scianel sarebbe diventata un personaggio molto “piccolo”. Ho invece attinto ai miei demoni. Più vai a scavare nei tuoi demoni, più trovi archetipi. Scianel  è un archetipo del male[…] sapevo che così avrei potuto darle la profondità giusta. Inoltre aveva delle caratteristiche e con i dettagli più particolari ho provato a costruire questo personaggio. La camminata, lo sguardo, il modo di fumare con la sigaretta fra due dita, essendo lei una giocatrice di poker, l’abbassamento di voce di tre toni, sapevo di aver costruito un “animale”.

Ancora una volta le parole di Cristina mi affascinano e mi spaventano allo stesso tempo. Ma d’altronde non potevo aspettarmi altro. Per interpretare una parte come quella di Scianel, l’attrice non avrebbe mai potuto scendere a compromessi  con il suo lato oscuro. Doveva conoscere e abbracciare i suoi demoni più profondi.

Quando mi fermano per strada, io dico che Scianel racconta l’orrore, e non è facile entrare in una persona che racconta l’orrore. Il mio lavoro è stato solo quello di aggiungere una vena di follia, che ha portato molte persone a copiare addirittura i termini pronunciati da Scianel, che è considerabile come una stoffa ruvida ma delicata allo stesso tempo. Il termine “sconto Scianel” l’ho inventato io ed è diventato virale. Ho trattato il personaggio di Scianel con molta cura, e ho ritagliato questa stoffa su di me. Ho modellato, basandomi sulla sceneggiatura, il mio personaggio.

Volevo chiedere a Cristina qualcosa di più sulla scena del vibratore, ma fortunatamente è lei stessa che mi dice qualcosa di più su quella scena.

La scena cult del vibratore è una mia idea, non era nella sceneggiatura. E’ una scena che racconta desolazione e solitudine. Nella sua follia, Scianel si poteva permettere qualsiasi cosa. Al netto dell’orrore, è una donna che non deve chiedere nulla a nessuno, ci mette la faccia, scende in campo sapendo di poter rischiare tutto, è una donna che trasmette coraggio e sicurezza.

Scianel è un personaggio immaginario, ma è sicuramente un simbolo:  il simbolo della sofferenza e del dolore che le donne della Camorra sono costrette a sopportare. Quelle donne che si trovano loro malgrado trascinate in un mondo di violenza che non ammette alcuna debolezza. Vittime e carnefici allo stesso tempo di un sistema che conosce solo la legge del più forte.

In Gomorra le donne sono costrette a scendere in strada perché i propri mariti o i propri figli sono morti oppure vengono arrestati , perciò si verifica una scalata forzata delle gerarchie. L’evoluzione  è rappresentata però dalla figura di donne come Scianel, che decidono in proprio, che prendono parte attiva alla vita criminale non per necessità o forzature, ma semplicemente per via della loro forte personalità. Il figlio di Scianel è un cretino, e lei sa di dover badare anche a lui. […]

Cristina, parlando del suo personaggio, poi tocca un tasto molto dolente: l’omosessualità all’interno della Camorra.

Capita che le donne abbiano compagne vicine. Questa cosa viene rispettata , a differenza dell’omosessualità maschile, che dal loro punto di vista racconta una debolezza. E’ un mondo con le sue regole, per quanto assurde. Se un uomo risulta passivo in queste cose, allora per loro risulta passivo anche nel gioco di potere. Salvatore Conte, ad esempio, mostra la sua fragilità innamorandosi di un transessuale. Scianel sviluppa una certa pulsione sessuale nei confronti di Patrizia. Io ho immaginato nella mia sceneggiatura che Scianel fosse letteralmente innamorata di Patrizia.[… ]questo l’ha spinta a non vedere il tradimento di Patrizia, che l’aveva già venduta a Gennaro. Quindi anche Scianel mostra la sua fragilità.Scianel

Secondo te il tuo personaggio è diventato un’icona che adesso viene emulata? E che effetto ha mostrare questo personaggio al pubblico ?

Essere Scianel è diventata una sorta di stato d’animo. Incontro tante donne che ne hanno fatto proprio il personaggio , caratterialmente parlando . Molte mi raccontano di essere soprannominate in questo modo dai propri mariti per via di alcuni comportamenti da loro assunti . Io però sono Cristina , e mi fa piacere vedere che la gente dimostra affetto e ammirazione per il mio modo di interpretare il personaggio. […] Credo di aver dato il mio meglio a Scianel, e lei ha dato tanto a me.

Dopo questa domanda, ci separiamo, ma mi sento molto felice. Quando vediamo un attore che amiamo sullo schermo, lo idealizziamo e, se lo incontriamo nella vita reale, ci delude perché spesso non rispecchia l’immagine che ci siamo fatti di lui o di lei. Questo discorso non vale però per Cristina. Di questa grande attrice mi colpisce la frizzantezza, il fascino, la gentilezza e il grande charme. Il suo  personaggio poi mi è sempre piaciuto e incontrarla per me è stato un arricchimento, professionale e emotivo.  Dopo questa intervista posso dire che  Cristina non sia solo una grandissima attrice ma anche una donna d’altri tempi la cui cultura e la cui classe seducono non solo il cuore ma anche la mente.

 

 

Un sentito ringraziamento a Vittorio Bevacqua che ha trascritto l’intervista. Grazie!

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