Rei Ayanami.
Dio, dopo aver dato origine alla vita stessa, dopo aver plasmato la luce nell’oscurità dell’universo, decise di creare l’uomo; Dio lo creò a sua immagine e somiglianza, dotato d’intelletto, capace di esprimere sentimenti, quali l’amore e l’odio. Ma non è solo questo l’uomo. L’uomo, essendo stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, si sente egli stesso Dio. Ma una divinità, di qualunque religione si parli, ha bisogno di legare la sua immagine ad un concetto fondamentale: la creazione. Solamente un essere divino è in grado di creare e, senza questo atto, la sua identità non sarà mai ben definita.
Così l’uomo creò le bambole, e le creò a sua immagine e somiglianza. Ci sono moltissime bambole in Neon Genesis Evangelion; bambole che, essendo create ad immagine e somiglianza dell’uomo, cercano di imitare i propri creatori, esattamente come l’uomo ha cercato di imitare di Dio. Tra le innumerevoli bambole, quella che spicca di più è senza dubbio Rei Ayanami. Si tratta di un esperimento, un composto di cellule, DNA, circuiti, codici, creato dalla fragilità nascosta di Gendō Ikari.
Lei è una bambola bionica, un prodigio della tecnica, una delle tante pedine che rientra, suo malgrado, in un disegno molto più grande ed ambizioso. Ma quello che interessa subito di questo personaggio misterioso, i cui pensieri sono molto più prolifici delle sue parole, non è tanto il suo percorso di creazione, bensì il ruolo concettuale che ricopre all’interno della storia. Le vicende legate al personaggio di Rei, il suo flusso di coscienza continuo, sono quasi elementi a parte rispetto alla storyline della serie, nonostante lei ricopra un ruolo importantissimo in essa.
Come se fosse uno dei personaggi nati dalla penna di Philip Dick, anche Rei si interroga su quel che c’è oltre la corazza umanoide che la riveste, sperando che, al termine di questo suo viaggio interiore, possa trovare le risposte che cerca. Una bambola è un oggetto inanimato i cui movimenti sono dettati da chi la maneggia; una bambola non ha sentimenti, non ha coscienza, non ha anima. Rei cos’è? Un involucro vuoto senza alcuna sensibilità? Una marionetta mossa da un burattinaio invisibile? Lei non lo sa, e teme che le risposte che cerca possano essere effettivamente queste.
Ma la paura è un sentimento; il senso di inadeguatezza e di perenne ricerca, con tutta la frustrazione che ne derivano, che cosa sono, se non caratteristiche dell’io umano?
In fondo Dio ha infuso se stesso nella sua creazione umana, così come, evidentemente, l’uomo ha riposto le sue fragilità nelle bambole. In Neon Genesis Evangelion non ci sono bambole vuote, perché in ognuna di esse, è presente quella componente umanistica che, forse, ha principio proprio con Dio.
Rei, quindi, ha paura. Non paura di morire, in quanto la sua natura è rigenerabile, ma paura di non avere uno scopo, di non contare nulla; il suo stesso kanji (ovvero il carattere giapponese con cui scrivere le parole) ha, tra i suoi significati, il vocabolo “nullità”.
Rei Ayanami è una bambola?
“Bambola” è un termine dispregiativo con il quale Asuka, pilota dell’Eva-02, tenta di schernire Rei in più occasioni, ma alla fine, la domanda che dobbiamo porci è: Rei si comporta davvero come tale? La definizione di bambola come oggetto passivo è già stata esplicitata, quindi non resta altro da fare che andare a verificare se effettivamente lei si presti davvero a tale definizione.
Lei obbedisce a qualsiasi ordine le venga impartito dalla Nerv, e ancora più nello specifico da Gendō Ikari, e questa sua attinenza agli ordini è praticamente totale, persino quando gli ordini sono discutibili; siamo quindi ben al di là della semplice fedeltà, ma d’altronde Rei è stata “programmata” per questo, e non è il suo scopo mettere in discussione gli ordini o anche semplicemente esprimere delle opinioni.
Eppure non tutto è così semplice nella sua psicologia, perché la sua origine, seppur completamente artificiale, deriva da DNA umano, il DNA di Yui Ikari, moglie di Gendō.
Il suo carattere, quindi, è una variante della stessa Yui, di cui conserva ancora diverse sfumature, come il senso di amore materno verso Shinji Ikari e lo spirito di sacrificio per gli altri; non è un caso che la sua morte, o meglio la morte del secondo clone di Rei, sia in realtà un sacrificio, senza il quale, probabilmente, tutti sarebbero deceduti.
Inoltre in The End of Evangelion troviamo la prova inconfutabile secondo la quale Rei ha effettivamente abbandonato la sua natura di bambola fedele, qualora l’avesse mai avuta; la sua disobbedienza, quella che causerà di fatto la fine del genere umano, non risponde ad un ordine di un altro padrone, ma solamente alla sua volontà.
Rei Ayanami è un essere umano?
Questi comportamenti, quindi, rendono Rei più vicina alla definizione di essere umano piuttosto che a quella di bambola. Rei continua ad interrogarsi su se stessa, su come possa convivere pacificamente con le due metà che la compongono; Rei, infatti, è composta da DNA umano, da cui ha ereditato forma fisica, carattere ed abitudini, e l’anima di Lilith, ovvero il secondo Angelo. I suoi pensieri sono continuamente riferiti a questo dualismo, che non le permette di vivere pacificamente.
Aristotele affermava che l’anima coincide con la forma fisica, e non sono scindibili, così come la relazione tra potenza ed atto.
Rei, però, avendo il corpo umano come contenitore di un anima sovrumana, vive con parecchia sofferenza questa sua condizione, alimentando i suoi pensieri sull’eternità dell’inadeguatezza. Ma, paradossalmente, è proprio questo che la rende umana. Il senso di inadeguatezza è il principale protagonista anche dei flussi di coscienza di Shinji Ikari, di Asuka e di Misato.
«Io sono me stessa. Questo corpo costituisce il mio essere, la forma che definisce il mio essere. Il mio io visibile, che però non percepisco come il mio io. Strana impressione. Sento come il mio corpo disciogliersi. Non riesco a distinguere me stessa. La mia forma va dissolvendosi. Avverto presenze esterne al mio io. C’è qualcuno là fuori, al di là della soglia?»
Una parte di lei, quindi, desidera essere umana, per essere accettata da tutti e per non essere vista solamente come un miracolo della tecnologia, ma ha paura di non esserlo, malgrado il suo corpo; ed è proprio questa paura a renderla, in parte, tale.
Rei Ayanami è Dio?
La sua anima celeste fa sì che Rei non sia propriamente un essere umano. La sua volontà, come ho scritto in precedenza, la porta a disubbidire a Gendō e a riunirsi con il corpo di Lilith, l’Angelo a cui era stata estrapolata l’anima.
Trova così fondamento la definizione di Platone, secondo cui è necessario scindere l’anima dal corpo, in quanto immortale, ingenerata e prossima al mondo delle idee.
Il grande dilemma di Rei, dunque, trova finalmente compimento in The End of Evangelion, dove tutte le sue forme pregresse vengono rinnegate in nome della sua vera natura, compiendo, difatti, un percorso al contrario rispetto alla sua creazione. Lei, grazie alla sua volontà umana, rinnega Gendō e il suo essere-bambola, e si unisce a Lilith, abbandonando il suo corpo materiale, raggiungendo la purezza più assoluta.
Ma Rei, quindi, è Dio?
Il Dio, come abbiamo spiegato, ha bisogno di creare per essere tale, ma l’unione di Rei con Lilith genera la distruzione più totale. Eppure distruzione e creazione sono concetti molto vicini nel loro essere così diametralmente opposti; Rei-Lilith non è, in fondo, la diretta responsabile della fine del mondo, ma agisce solamente da intermediario relegando la scelta sul da farsi ad un essere umano, ovvero Shinji. Il libero arbitrio, dunque, ha portato alla fine del mondo, il libero arbitrio concesso ad un uomo da un essere superiore, ovvero Rei-Lilith. Il libero arbitrio è la creazione finale che ha definito la natura di Rei.
Ma la fine è sempre un nuovo inizio. L’uomo potrebbe tornare a vivere qual ora la sua volontà lo decidesse. La volontà di un uomo ha chiuso l’esistenza umana, una volontà derivante, forse, da un Creatore. Inizia così una nuova era, anche se non ci è dato sapere se sarà simile o diversa da quella appena conclusa.
Leggi anche: Neon Genesis Evangelion – Una storia di molti